Stereotipi fantasy: la consegna delle armi

Ovvero quando il protagonista ci mostra tutte le pistole e i fucili che nascondeva nelle mutande.
Accade sempre, e nella maggior parte delle storie fantasy. E’ una situazione che si ripete, film dopo film, fumetto dopo fumetto, e non ci puoi fare niente. Perché te ne accorgi, è impossibile non sgamarla. La vedi subito ed esclami: oh no, eccola di nuovo.
Sto parlando di una situazione diventata uno standard persino del generico film d’azione, uno dei cliché più frequenti e abusati nella storia del cinema: il momento della consegna delle armi.
A un certo punto della storia il nostro eroe è costretto a lasciare il proprio armamentario. Lo fa dopo che è stato catturato, per oltrepassare un posto di blocco, per incontrare un personaggio importante o semplicemente per pura smargiasseria. Ecco che estrae la prima rivoltella, poi la seconda, si toglie il cinturone, tre coltelli da caccia, il fucile, il mitra… e lo sketch è servito.
L’eroe ci mostra una quantità imbarazzante di armi. Se si tratta di un film, non mancherà di fare smorfie mentre sfila dalle mutande il fucile a canne mozze, le bombe a mano e un’altra coppia di katane. Tutto questo sembra volgere al termine quando arriva la scontatissima lama nel calzino, tuttavia lo scagnozzo specializzato in “requisizione delle armi dei protagonisti” (esiste un vero e proprio corso di laurea per questo) si accorge che manca qualcosa.
Sguardi complici, la musica si ferma. Ed ecco che lo sketch ricomincia.

Teneva le bombe nel buco del ****, che ridere! Ha-Ha!
Sul tavolo vengono sbattuti Kalashnikov, .44 magnum, bazooka con incredibili accompagnamenti sonori; caricatori che sferragliano, leve che scrocchiano, ticchettii, cose che cosano: un vero sfoggio di maestria da parte dell’eroe che aspettava con trepidazione il momento in cui avrebbe potuto dimostrare al pubblico in sala quanto fosse ganzo.
La consegna delle armi è un cliché abbastanza raffinato. Le varianti sono costruite in base al sesso del personaggio. Se maschio, lo stereotipo può essere presentato con un tono cazzuto oppure ironico. Se l’eroe è femmina, le varianti sono tre: cazzuto, ironico e sexy. Cosa c’è di più sexy di un’eroina vestita di lattice che tiene le pistole tra le poppe?! E allora via al carosello di spade nelle giarrettiere, lanciafiamme sotto le gonne, palloni di maradona nei corpetti e una quantità improbabile di armi automatiche.
Questo è lo stereotipo della consegna delle armi. Ha, ha, che ridere, dovremmo pensare noi lettori/spettatori nel momento in cui ci si presenta una scena del genere. E invece, no. Ci viene voglia di raggomitolarci sotto le coperte in posizione fetale e piangere tutta la notte.
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