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22 Febbraio 2024

Il berserker

berserker

Le origini storiche del berserker: il personaggio barbarico, dalla straordinaria forza e sete di sangue, spesso presente nel fantasy

Il berserker (berserkir, o berserkr) è un personaggio molto presente nel genere fantasy: selvaggio, dalla forza straordinaria; tutto muscoloso e, il più delle volte, mezzo nudo. Ma quali sono le sue origini storiche? Sono esistiti per davvero guerrieri del genere? Per saperlo bisogna tornare indietro alle saghe medievali nordiche, in particolare a un testo del XIII secolo:

“Vennero avanti senza armatura, pazzi come cani o lupi, e si mordevano gli scudi, forti come orsi o tori selvaggi; uccidevano gli uomini con un sol colpo, ed erano immuni sia al fuoco che al ferro. Il loro nome era Berserker.”

Yngling Saga, VI, Snorri Sturluson XIII sec.

In questo frammento di testo medievale c’è l’elemento della nudità, la forza sovrumana associata agli animali totemici più comuni della mitologia norrena (lupi e orsi) e, ovviamente, la propensione a uccidere. Quindi, parrebbe una fonte più che sufficiente per attestare l’esistenza di questi guerrieri, se non fosse che al momento in cui fu scritto questo testo, la cosiddetta “epoca vichinga” era già finita da quasi due secoli. L’Occidente, nel 1200, era già ampiamente cristianizzato, fino alle più sperdute isole del nord, e questo autore, influenzato dall’avvento della nuova religione e delle numerose novità sociali e culturali, probabilmente, di berserkir non ne aveva mai visto neppure uno. Scrivendo questa saghe, quindi, si limitava a riportare vecchie tradizioni orali, magari rimaneggiandole un po’, e mettendoci del suo.

Non ci resta, allora, che andare ancora più indietro nel tempo, per cercare delle fonti, che ci parlino dei berserkir, contemporanee all’epoca di maggiore espansione delle popolazioni norrene, ovvero quella che alcuni storici chiamano, appunto, epoca vichinga. C’è un episodio, per giunta abbastanza epico, che narra di un guerriero perfettamente aderente alla descrizione di berserkir. Si tratta di un norvegese che riuscì a fronteggiare, da solo, l’intero esercito anglosassone.

Siamo nell’anno 1066, il re di Norvegia Harald Hardrade salpò con i suoi incursori vichinghi per invadere l’Inghilterra. Appena sbarcato vinse qualche battaglia e si accampò nei pressi di un fiume per far riposare i propri uomini. Il re d’Inghilterra Harold Godwinson però si dirigeva a spron battuto verso di lui e, al termine di una rapidissima marcia forzata, sorprese gli invasori mentre bivaccavano, sparsi fra una sponda e l’altra del fiume. I vichinghi non riuscirono neppure a indossare l’armatura che furono attaccati e costretti e ripiegare, attraversando in fretta e furia l’unico ponte che collegava le due sponde: Stamford bridge.

La leggenda vuole che uno dei vichinghi si piazzò in mezzo al ponte per guadagnare tempo e dar modo ai propri compagni di passare. Da solo tenne a bada l’intero esercito anglosassone, che nello stretto passaggio non riusciva ad avere la meglio sul vichingo indiavolato. Gli inglesi venivano fatti a pezzi uno dopo l’altro e scagliati di sotto dal ponte: cadevano come mosche sotto colpi d’ascia che grondava sangue. Il berserkir resistette per un’ora, finché i nemici non lo trafissero con una lunga lancia da sotto il ponte, passando di nascosto, su una barca.

“Ma c’era uno dei Norreni che resistette al popolo inglese, così che non potevano oltrepassare il ponte, né portare a termine la vittoria. Un inglese gli tirò addosso un giavellotto, ma non servì a nulla. Poi venne un altro sotto il ponte, che lo trafisse terribilmente fin dentro la cotta di maglia.“

Cronaca anglosassone, annale 1066

I vichinghi vennero sconfitti e il re norreno Harald morì trafitto da una freccia alla gola. Le sue avventure si conclusero in terra straniera, nel tentativo di conquistare l’Inghilterra, ma riecheggiarono fino a oggi grazie ai viaggi straordinari e alle imprese che portò a termine in gioventù: dagli scontri con i pirati arabi alle battaglie combattute al soldo dell’imperatore di Bisanzio, tra le file della mitica guardia variaga.

La storia del misterioso e presunto berserkir, che da solo fermò un esercito con la sua ascia, si colloca nell’anno conclusivo dell’epoca vichinga, il 1066. Poiché convenzionalmente la battaglia di Stamford Bridge viene considerata l’ultimo atto dell’epopea dei razziatori e pirati norreni, prima della loro evoluzione. Già, perché in quello stesso anno un altro popolo che condivideva la stessa stirpe, decise di invadere l’Inghilterra per conquistarla, e ci riuscì: mi riferisco ai normanni, guidati da Guglielmo il Conquistatore, che poi dopo la vittoria si sparsero in tutto l’Occidente, incidendo non poco sulla storia medievale europea.

Ma possiamo fare di più, nel ricercare le origini del berserker. Possiamo andare più indietro nel tempo, sfogliando il cosiddetto Dialogo del Corvo o Canto di Harald (Hrafnsmál o Haraldskvæði) scritto nel tardo IX secolo; e qui siamo nel periodo d’oro delle incursioni operate dalle popolazioni nordiche e germaniche, che percorrevano le coste europee per saccheggiare, conquistare e sterminare. Perché, è importante ricordarlo, i vichinghi non sono una popolazione, ma un’etichetta che indica generici guerrieri norreni che facevano il mestiere di pirata.

Nel Dialogo del Corvo compare un brano che descrive dei guerrieri furiosi, forse la prima descrizione di berserker di cui abbiamo traccia.

“Essi vengono chiamati guerrieri lupo. In battaglia portano scudi sporchi di sangue, così come rosse sono le loro lance. Formano un manipolo serrato, e il re nella sua saggezza ripone la propria fiducia in uomini simili, che sanno spezzare le difese nemiche.”

Dialogo del Corvo, IX secolo, Þorbjörn Hornklofi

Vengono chiamati “guerrieri lupo“. L’assonanza con il lupo non è casuale, e l’abbiamo già trovata nel primo frammento, del XIII secolo, dove si parlava di lupi, orsi e tori. Il lupo, in particolare, viene spesso associato con il furioso berserker, e sembra simile a quegli antichi cinocefali del mondo greco-romano di cui vi è traccia perfino in Italia. Una delle prime testimonianze sui guerrieri lupo compare proprio in Italia, nella Storia dei Longobardi, di Paolo Diacono, nel 787.

La cronaca narra che i Longobardi, in principio, fossero originari della Scandinavia e che furono obbligati ad abbandonare la propria terra a causa di una grande carestia. Per migrare in luoghi più fertili s’incamminarono attraverso le lande della Germania affrontando un viaggio colmo di pericoli. Durante la marcia si scontrarono con una popolazione di guerrieri chiamati Assipitti. L’esercito degli Assipitti era imponente e i Longobardi non osarono battersi con loro poiché troppo pochi, stanchi e affamati. Trascorsero molto tempo a riflettere e infine decisero di escogitare uno stratagemma.

Simularono di avere con loro dei cinocefali, cioè uomini con testa di cane, e fecero correre voce fra i nemici che questi esseri fossero combattenti ostinati, che bevevano sangue umano. Racconto questo episodio e il fantastico viaggio dei longobardi verso l’Italia in un episodio dedicato di Leggende Affilate, che consiglio assolutamente di recuperare.

Girano molte storie sui berserker. Molte riguardano la loro ira barbarica, il berserkergang, ovvero una sorta di trance guerriera. C’è chi dice che fosse uno stato di trance autoindotta poco prima della battaglia, e che facesse cadere il guerriero in preda a una frenesia incontrollabile lasciandolo stremato al termine dei combattimenti. C’è chi dice che questa ira fosse dovuta all’assunzione di sangue (di lupo oppure orso) o di sostanze psicoattive come quelle contenute in alcuni funghi velenosi. E infine c’è chi parla di porfiria, una malattia spesso legata alla licantropia e quindi riconducibile ancora una volta all’analogia con i guerrieri lupo (e addirittura al vampirismo). Berserker mannari, insomma, portatori di una malattia genetica che li spingeva al massacro. Ma queste ipotesi formano solo un gran minestrone privo di fondamento perché sappiamo davvero pochissimo sull’argomento e, come già detto, tutte queste informazioni compaiono in maniera molto labile e superficiale nelle fonti scritte, a partire dal XIII secolo, ovvero due secoli dopo la fine dell’epoca vichinga. Il che le rende decisamente poco attendibili. Per fare un paragone, sarebbe come studiare le guerre napoleoniche attraverso documenti scritti durante la Seconda Guerra Mondiale, da autori vissuti svariate generazioni dopo i fatti, che riportano quello che si è tramandato oralmente fino a quel momento. Non è così che si studia la storia o, almeno, non è così che amo fare io.

Una cosa, però, è certa: i berserker, così come i cosiddetti vichinghi, non portavano elmi con le corna (e nemmeno con le ali, tipo Asterix): si tratta di un’invenzione teatrale ottocentesca per rendere i costumi di scena più accattivanti (avete presente la Cavalcata delle Valchirie di Wagner?). Per il resto, invece, la furia guerriera, la sete di sangue, la forza straordinaria e il caratteristico “petto nudo” sembrerebbero far parte del mito già dal medioevo e perfino prima, nell’età antica, rendendo questo personaggio ancora oggi affascinante, soprattutto all’interno del genere fantasy e storico.

Se questa storia ti ha appassionato e non vuoi perdere l’occasione di vivere altre emozionanti avventure storiche, seguimi e condividi l’episodio con le tue conoscenze più affezionate e assetate di sangue; così mi aiuterai a diffondere il verbo affilato, alla prossima.

Lorenzo Manara
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