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23 Febbraio 2017

Porco rosso

porco rosso

Il porco che vola a bordo di un idroplano, protagonista del capolavoro di Miyazaki

Ai giapponesi piace l’Italia. Adorano le nostre città, il patrimonio artistico e storico… insomma, le solite cose che ci sentiamo dire fin da bambini. Ma quando Hayao Miyazaki ha voluto parlare dell’Italia non ha scelto niente di tutto questo. Non ha scelto i romani col Colosseo o i Medici nel Rinascimento. Miyazaki ha girato un film d’animazione che ha come protagonista un pilota della Regia Aeronautica italiana intorno agli anni ’20: Marco Pagot. Che è, appunto, un porco.

Non si sa bene quale sortilegio abbia colpito Marco Pagot. Vive in una piccola insenatura rocciosa sulla costa della Dalmazia, affacciata sul mare Adriatico, e si guadagna da vivere cacciando i pirati. Pirati dei cieli, s’intende. Perché il porco è un abile pilota di idroplano, un SIAI S.21 “Folgore” (anche se è più probabile che Miyazaki si sia ispirato a un Macchi M33). Il modello di monoplano è riprodotto con dovizia di particolari dai disegnatori dello studio Ghibli. E’ verniciato tutto di rosso, dando il soprannome al porco e all’intero film.

Porco Rosso è un gran film. Al suo interno sono riversati decenni di storia dell’aviazione italiana. Ogni modello di idroplano è stato riprodotto fedelmente e, anche nel caso di qualche modifica, il risultato resta un miscuglio filologico che trasuda amore per la documentazione da ogni frame. Oltre al Savoia S.21 nella pellicola appaiono il Curtiss 3RC, il Macchi M.5, il Fiat C.R.20, il Savoia Marchetti S55 e molte altre leggende dell’aeronautica nostrana; tutti estremamente affascinanti e belli da vedere. In Porco Rosso le animazioni degli aeroplani sono magnifiche. Non so perché, ma le macchine volanti di Miyazaki sono proprio belle a vedersi.

Ma Porco rosso non è tutto acrobazie e battaglie aeree. Nel film di Miyazaki c’è ampio spazio per altre tematiche come quella della condanna al fascismo e della maledizione intesa come rappresentazione della sofferenza umana. Molti dei personaggi Ghibli sono affetti da un sortilegio che ne muta l’aspetto (a volte in modo ripugnante); accade nel film “La Principessa Mononoke”, nella “Città Incantata”, nel “Castello errante di Howl” e in molti altri.

Hayao Miyazaki è un appassionato di volo, e in particolare dell’Italia. Questo lo si desume perfino dal nome del suo stesso studio d’animazione, lo studio Ghibli. “Ghibli” è infatti il soprannome del bimotore Caproni Ca.309, aeroplano della seconda metà degli anni trenta.

porco rosso

Caproni Ca.309 Ghibli, bombardiere leggero del 1936 costruito dalla storica società Caproni. Favolosa la scritta “Attenti alle eliche” sulla fusoliera.

Come gran parte delle storie di Miyazaki, Porco Rosso è un’opera profonda, che ti lascia qualcosa dentro. Alla fine della visione non si può che provare un po’ di nostalgia. La canzone giapponese che accompagna i titoli di coda è un ultimo saluto prima dell’abbandono; la magia finisce e si resta seduti sul divano a fissare lo schermo nero. Peccato che sia già finito, ci ritroviamo a pensare. E non è cosa da poco, perché solo le grandi storie sono in grado di farti provare una simile emozione.

Lorenzo Manara
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