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15 Marzo 2023

Gli eroi della tomba – Owain dalla mano rossa

owain dalla mano rossa

Disposti a morire sulla tomba del loro condottiero: l’estrema difesa dei cavalieri di Owain dalla mano rossa (Yvain del Galles)

La storia è piena di eroi, a cominciare dal Medioevo: epoca che vide la nascita della canzone di gesta come genere basato sulle imprese leggendarie di re e cavalieri. Tutti conoscono le avventure di Lancillotto, Carlo Magno, Orlando, ma il folklore ha generato molte altre storie d’eroismo e spadate in faccia, come nel caso del condottiero realmente esistito (Owen ap Thomas ap Rhodri, oppure Yvain del Galles) e della sua compagnia di fedeli guerrieri, così fedeli da combattere persino dopo il suo trapasso, ai piedi della sua stessa tomba.

Owain Lawgoch nacque negli anni trenta del 1300, cavaliere dal nome impronunciabile poiché appartenente all’antica nobiltà gallese, quindi di lingua celtica, nonché ultimo pretendente al trono del Galles: un paese che aveva appena perduto la sua indipendenza per essere annesso all’Inghilterra. Owain il detronizzato, si potrebbe dire, anche se quell’impronunciabile “Lawgoch”, starebbe a significare “mano rossa”. Owain dalla mano rossa, dunque, il cui appellativo non richiama soltanto il sangue con cui si lorda un grande guerriero, con la mano destra sempre bagnata di rosso, ma anche una simbologia propria delle isole britanniche1. Oltre al fatto che Owain era destinato a rimanere nella storia come uno degli eroi dormienti.

Nel folkore occidentale, e talvolta anche orientale, esistono diverse figure che trascorrono l’eternità in una veglia dormiente, solitamente in boschi, grotte o mondi sotterranei scavati nelle montagne più remote. Il più celebre di tutti è Artù, seguito da Carlo Magno e numerosi altri personaggi storici e letterari ancora oggi sfruttati nelle opere narrative. Il cavaliere che compare nel film Indiana Jones e l’ultima crociata rientra, ad esempio, nei canoni di questo mito. E Owain dalla mano rossa, non è da meno.

“Tra le altre tradizioni riferite dai gallesi, sulla valorosa opposizione dei loro antenati ai Sassoni e ad altri nemici, ce n’è una che rispetta il coraggioso e nobile capo Owen Lawgoch, che si dice sia stato uno degli ultimi a combattere contro i Sassoni, e che con la sua truppe valorose costrette a ritirarsi, si ritirarono in una grotta sul lato settentrionale di Mynnydd Mawr vicino a Llandilo, nel Carmarthenshire, dove ottennero cibo foraggiando; ogni mattina si dice che il capo abbeverasse il suo cavallo a una bella sorgente, (sulla cima della montagna) ricoperta da una grossa pietra, che richiedeva una forza gigantesca per sollevarla; dopo aver abbeverato il suo cavallo come al solito una mattina, si dimenticò di rimettere a posto la pietra, e venendo lì il giorno dopo fu terrorizzato alla vista di un lago d’acqua, che copriva un ampio tratto di terreno dove sorgeva il pozzo. Ciò è stato causato dalla sua trascuratezza di coprire il pozzo. Dopo aver riferito la circostanza ai suoi uomini, si sdraiarono tutti nelle loro armature, ed erano così sopraffatti dal sonno che non si svegliarono mai, e giacciono ancora dormienti nelle viscere della montagna, dove, secondo la leggenda, devono rimanere finché non saranno svegliati dal suono di una tromba e dal clangore delle armi su Rhywgoch, quando riprenderanno il loro vigore originario, e uscendo dalla caverna vinceranno i loro nemici sassoni e li scacceranno dalla loro terra. Llynliechwen, o il lago di Owen dalla mano rossa, si trova in cima a Mynnydd Mawr, il vero nome di E.H. Adams, Esq. di Middleton Hall.”

Cambrian Superstitions, by W. Howells, 1831

Secondo una variante del mito, probabilmente nata in età moderna, al termine di una battaglia Owain si ritirò in una grotta di una sperduta regione gallese con la sua compagnia d’armi, e lì rimase per qualche tempo, per recuperare le forze. Ogni mattina cavalcava fino alla sorgente per fare abbeverare il destriero. La sorgente, che scaturiva dal terreno attraverso un pozzo, era sigillata con una grossa pietra che richiedeva una forza sovrumana per essere sollevata. Owain la sollevava tutte le mattine, poi la rimetteva a posto. Finché, un giorno, dopo aver fatto abbeverare il cavallo, si dimenticò di farlo. Quando tornò al mattino seguente, sul luogo della sorgente aveva preso posto un lago. Raccontato l’avvenimento ai suoi uomini, nella grotta, tutti caddero immediatamente in un sonno profondo, sdraiandosi con le armature indosso, dove giacciono ancora oggi, nell’attesa di essere risvegliati dal suono di una tromba e dal clangore delle armi.

Una leggenda, questa, che mischia caratteri tipici del folclore gallese, compreso il tema del pozzo che dà vita a un lago; l’errore, la dimenticanza, e la conseguente quest eterna.

Owain dalla mano rossa, quindi, divenne eroe sotto la montagna, talvolta chiamato anche Mab Darogan, ovvero una sorta di predestinato che giace in attesa di essere risvegliato quando il suo popolo ne avrà più necessità. Tutto questo fa parte dell’immaginario folcloristico, ma qual era la sua vera storia? Per fortuna, di lui ha scritto uno dei cronisti più importanti del medioevo, Jean Froissart, che al tempo della guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra riportò le gesta di Yvain del Galles, così era chiamato Owain dai francesi: quel principe detronizzato, ultimo discendente della sua stirpe, che aveva deciso di attraversare il mare e prendere parte alla guerra. Naturalmente contro gli inglesi.

Owain, divenuto Yvain, per portare avanti la sua causa e riconquistare il trono del Galles si schierò con i francesi. Mise in piedi una compagnia di ventura composta anche da gallesi, suoi fedelissimi, pronti a seguirlo ovunque per liberare la loro terra, e partecipò a numerose battaglie della guerra dei Cent’anni, a cominciare, secondo Froissart, dalla disastrosa Poitiers, che vide l’esercito francese sbaragliato dagli inglesi e dai loro longbow.

I longbow, ovvero i poderosi archi lunghi la cui sola tensione della corda necessitava un lungo addestramento e una notevole forza, poiché equivalenti al sollevamento di svariate decine di chili (50 e più). Archi tradizionalmente impiegati anche dai gallesi che combattevano sotto i vessilli del regno d’Inghilterra, e che probabilmente si trovarono a scagliare frecce contro quel leggendario pretendente, loro conterraneo, in una spietata guerra fratricida. Ma Owain era pronto a tutto, persino a guidare un’invasione del Galles, impresa che pianificava da tempo con l’aiuto di alcuni regnanti europei, i quali lo appoggiavano non tanto per bontà di cuore, ma semplicemente per dar fastidio all’Inghilterra. Un’invasione tanto desiderata, ma mai messa in pratica. Poiché Owain dalla mano rossa fu fermato in Francia con uno stratagemma meschino, da veri codardi. 

Owain stava assediando da svariati mesi la località di Mortagne-sur-Gironde, all’epoca in mano inglese2. Gli abitanti erano così dilaniati dalla guerra che non avevano più viveri, e nemmeno calzoni e scarpe, come specifica il cronista. Ed è a questo punto che entrò in gioco uno scudiero gallese (o scozzese, secondo altre fonti) di nome John (o Jacques) Lambe. Il quale si guadagnò la fiducia di Owain cantandogli della sua terra, e del popolo desideroso di riavere il legittimo sovrano; e poi dell’indipendenza, della libertà e tutti i temi cari all’eroe, che irretito dalle belle parole accettò il servizio dello scudiero, avvicinandolo a sé, e al tempo stesso abbassando la guardia.

Owain aveva l’abitudine, al mattino, di sedere su un ceppo dinnanzi alla vista della località assediata. Lo faceva da solo, nella sicurezza di uno dei castelli conquistati dalla sua compagnia, senza guardie né armatura. Quando gli uomini avevano bisogno di lui lo andavano a trovare lì, per chiedergli consiglio o per richiamarlo alla guerra. Un giorno di luglio del 1378, dopo una notte così afosa che non si riusciva a dormire, Owain se ne andò a sedere sul suo ceppo, con la sola camicia indosso. Per ristorarsi e contrastare il caldo chiese una bevanda al suo nuovo scudiero, quel tale Lambe venuto da lontano per servirlo. Ed è a quel punto che lo scudiero rivelò i suoi diabolici intenti: poiché tornò con una lama nascosta e trafisse l’inerme eroe quando meno se l’aspettava. Lo assassinò lì, nel suo luogo preferito, lasciandogli la lama in corpo e fuggendo per tornarsene dagli inglesi, suoi committenti, per accaparrarsi le 20 sterline di premio3.

Owain dalla mano rossa fu sepolto nella chiesa di Saint-Léger, una delle roccaforti che lui stesso aveva conquistato proprio nell’ultimo anno di campagna militare, a poche leghe di distanza da dove si stava ancora consumando l’assedio. Fra gli uomini di Owain, infatti, non vi erano solo gallesi, ma anche bretoni e francesi che volevano portare a termine quella guerra ormai considerata vinta, viste le condizioni disperate dei difensori.

L’assedio, dunque, andò avanti. Prima ancora che il territorio cadesse per fame, però, si diffuse una notizia disarmante. Dal Bordeaux era salpata una flotta che, attraverso il fiume, era giunta fino a quella terra martoriata dai seguaci del defunto Owain per liberarla una volta per tutte: circa 4000 soldati, tra uomini d’arme e arcieri al soldo d’Inghilterra4. A quel punto, la maggior parte dell’esercito assediante si disgregò. I francesi che avevano seguito Owain ritennero impossibile battere una forza tanto superiore alla loro, quindi se ne andarono. L’esercito abbandonò la campagna militare, e l’assedio, tutti tranne alcuni bretoni e, soprattutto, i gallesi.

Poiché i fedeli cavalieri del defunto condottiero dalla mano rossa non intendevano abbandonare il loro signore, neppure dopo la sua morte. Avrebbero combattuto ancora, legati dalla lealtà e dal giuramento d’onore, oltre che dall’amore per gli ideali di libertà e indipendenza che li teneva uniti da un vincolo più forte di ogni altra cosa. La chiesa stessa di Saint-Léger in cui erano conservate le spoglie del condottiero assassinato, e che faceva parte di un complesso religioso e civile più ampio, con mura, torri e un insediamento, diventò un bastione a tutti gli effetti. Gli eroi a difesa della tomba erano pronti all’estrema resistenza, per l’onore e la vendetta.

L’armata inglese giunta in quella località assalì la chiesa fortificata che proteggeva le mitiche spoglie del condottiero gallese, unico baluardo rimasto dopo la fuga dell’esercito francese, ma nonostante la superiorità numerica non riuscì a prenderla5. I cavalieri dell’eroe dormiente difesero quelle sacre mura fino alla morte, resistendo a ogni attacco, e mandando al Creatore molti nemici. Allora gli inglesi si ritirarono e tentarono una seconda offensiva il giorno dopo. Le trombe di guerra suonarono, i soldati e i mercenari al soldo d’Inghilterra marciarono verso la chiesa-fortezza di Saint-Léger. Fu un assalto imponente, attraverso il terreno impervio e i fossi che circondavano il bastione degli irriducibili gallesi, fino allo sperone di roccia sulla cui sommità sorgeva la fortificazione vera e propria. Ma neanche stavolta riuscirono a prendere la chiesa-fortezza. Il campo si riempì di morti e feriti, tanti da costringere la fazione inglese alla ritirata. Espugnare la tomba di Owain dalla mano rossa in quelle condizioni, era pressoché impossibile.

A quel punto, non restava che tentare la via diplomatica. Gli inglesi si incontrarono con i cavalieri a difesa della tomba, dicendo loro che per quanto forti e valorosi, prima o poi sarebbero capitolati, anche a costo di riempire tutti i fossi e disboscare il terreno accidentato che circondava la chiesa-fortezza, dando inizio a un assedio che li avrebbe presi per fame: una soluzione a cui non aspirava nessuno, inglesi, francesi o gallesi che fossero.

I cavalieri di Owain dalla mano rossa, dunque, presero in considerazione l’idea della resa, ma dettando loro le condizioni: si sarebbero arresi solo in cambio di un salvacondotto, tutti quanti, mantenendo le loro proprietà e le loro armi per andarsene dove volevano e quando volevano. Senza contare che la chiesa, con la tomba del loro sacro condottiero, sarebbe dovuta restare inviolata. Gli inglesi accettarono tutte le condizioni. Saint-Léger fu restituita e gli eroi della tomba, dopo un ultimo saluto al signore dalla mano rossa, se ne andarono.

La degna conclusione di un episodio ricolmo dei valori cavallereschi più elevati, di simbologia ed elementi che di lì a qualche secolo avrebbero forgiato le leggende che ruotano attorno ai signori dormienti, ma non solo. Poiché l’eco di tali imprese è giunto fino a noi nelle storie che tutti conosciamo, come ad esempio la già citata Ultima Crociata, di Indiana Jones o addirittura opere più marcatamente fantasy come Il Signore degli Anelli, e lo scenario della tomba di Balin, il sovrano nanico seppellito nelle profondità di Khazad Dum, attorno al cui sepolcro si riunì l’estrema difesa degli ultimi eroi rimasti, prima della rovina. Ma sono solo alcuni dei tanti esempi di come la storia ha plasmato la fantasia contemporanea. 

Nel mio piccolo, anche io vado a pescare nello stesso calderone mitico, e lo si vede bene ne La Stirpe delle Ossa, il mio ultimo romanzo. Dove la tomba, e nella fattispecie una cripta, gioca un ruolo fondamentale all’interno di una storia piena di spadate e ammazzamenti medievali.

Se questo episodio ti ha appassionato, puoi immergerti nelle atmosfere di decadenza, tra battaglie e assedi, leggendo La Stirpe delle Ossa, disponibile in libreria e gli store online. E mi raccomando: seguimi e condividi questo racconto con altri sognatori di masnada. Perché di leggende da raccontare ce ne sono un’infinità. Alla prossima.

  1. simbologia ripresa anche da Cathal Crobderg “dalla mano rossa”, re del Connacht, e dalla “Mano rossa” di Ulster
  2. Jean Froissart, Libro II, Capitolo XXX. Come Yvain de Galles, tenendo l’assedio davanti a Mortaigne, fu ucciso dal suo servo e ucciso per tradimento
  3. Il rotolo dell’edizione del Ministero delle Finanze datata il 4 dicembre 1378 riporta “a John Lamb, uno scudiero dalla Scozia, perché ultimamente ha ucciso Owynn de Galles, un ribelle e nemico del re in Francia… £20”
  4. Jean Froissart, Libro II, Capitolo XXXIII. Come i francesi che tennero l’assedio prima di Mortagne se ne andarono senza fare nulla; e come i bretoni che si erano ritirati nel forte di Saint-Léger si arresero agli inglesi e ai guasconi.
  5. Jean Froissart, Libro II, Capitolo XXXIV. Come gli inglesi recuperarono diversi forti castelli sui francesi nel paese di Bordelois
Lorenzo Manara
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