Pomi d’ottone e manici di scopa
Il film della Disney dove i nazisti vengono sbaragliati da un esercito di armature fantasma.
“Ed ora signore e signori per il mio prossimo trucco voglio attirare la vostra attenzione su questo pezzo di comune vetro da finestre fissato in una comune cornice non preparata. Voglio anche attirare l’attenzione su questo comunissimo chiodo d’acciaio. Adesso io metto il vetro incorniciato in questa busta non preparata, non preparata notate signore e signori, non preparata busta di carta. E ora… e ora tenterò di far passare il chiodo d’acciaio attraverso il vetro senza rompere il vetro! Impossibile vi sento già dire! Ora vedremo!” Emelius Browne
Niente da fare, amo questo film. E non si tratta solo di nostalgia. L’ho visto proprio ieri, e vi posso assicurare che Pomi d’ottone e manici di scopa ha retto la prova del tempo. Sì, perché capita spesso di ritrovarsi in imbarazzo davanti a qualcosa che si apprezzava durante la fanciullezza, ma che risulta ridicolo quando si è grandicelli. Un esempio che mi viene in mente sono i Power Rangers. Con tutte quelle mossettine del cazzo, i costumi di gomma…
Ma torniamo a noi. Per una volta voglio scrivere un articolo decente, senza digressioni casuali. Vediamo di cominciare dall’inizio, ovvero da dove nasce la pellicola disneyana.
Pomi d’ottone e manici di scopa è un film basato sui romanzi di Mary Norton: The Magic Bed Knob; or, How to Become a Witch in Ten Easy Lessons, e Bonfires and Broomsticks, scritti negli anni quaranta. Mary Norton è anche l’autrice dei romanzi sugli Sgraffignoli (Borrowers in inglese), da cui lo studio Ghibli ha preso spunto per il suo Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento. Insomma, un’autrice dalla fervida immaginazione, questa Norton, e i produttori cinematografici sembrano averlo notato.
Pomi d’ottone e manici di scopa è un film fantasy. Narra le avventure di tre bambini che vengono spediti nelle campagne inglesi per sfuggire ai bombardamenti di Londra, durante la seconda guerra mondiale. Vengono affidati a Miss Price (Angela Lansbury), ma quello che non sanno è che la signora è un’apprendista strega. Miss Price frequenta delle lezioni di magia per corrispondenza e sta aspettando l’ultima grande lezione, la parte finale dell’intero corso. Cosa che, ahimè, non avviene. L’ultima lezione non gli viene recapitata poiché la scuola di magia del sig. Emelius Browne chiude i battenti. Questo non va giù a Miss Price, che decide di recarsi a Londra su un letto volante magico per chiedere spiegazioni direttamente al preside della scuola.
Non vi sembra un incipit pazzesco?
Dopo essere volati a Londra scoprono che il signor Browne (interpretato da David Tomlinson, l’uomo con la faccia più simpatica del mondo) non è altro che un ciarlatano. Quei pochi incantesimi che funzionavano erano stati copiati da un antico libro. A quel punto, i nostri eroi volano su un’isola magica abitata da animali antropomorfi parlanti per recuperare un amuleto, finiscono sotto l’oceano, assistono a partite di calcio tra elefanti e leoni finché arriva la parte che, personalmente, amo alla follia: la battaglia fra le armature fantasma e i nazisti.
Dopo che Miss Price, il signor Browne e i tre marmocchi tornano a casa avviene un piccolo sbarco di nazisti sulle coste della Gran Bretagna, proprio vicino al villaggio di Miss Price. Storicamente una cosa simile non è mai avvenuta, ma si tratta di un evento che all’epoca era molto discusso e temuto. Erano momenti difficili per il popolo inglese, e la paura di uno sbarco notturno non era poi così lontana dalla realtà.
I protagonisti tentano di scongiurare la minaccia. Ma le loro uniche armi a disposizione sono la magia e un intero museo di storia militare. Perché non usarle entrambe? L’ultimo incantesimo che Miss Price ha appreso tramite l’amuleto le permette di rianimare tutte le armature presenti nel museo per farle marciare contro i nazisti. Ed ecco che comincia una delle battaglie più epiche del cinema mondiale.
Inizialmente l’incantesimo sembra non funzionare. I protagonisti sono scoraggiati, quasi decidono di abbandonare la lotta. Poi i vessilli si muovono debolmente. Gli stendardi sulle cime delle picche sventolano, un tamburino comincia a martellare un ritmo di guerra. Si sollevano anche le trombe e in una trionfante parata militare iniziano a muoversi tutte le armature. Fanti e cavalieri, armature occidentali e orientali: tutta la ferraglia stregata si riversa fuori dal museo/castello per andare incontro ai nazisti.
Si possono notare armature all’italiana e tedesche, del medioevo e del rinascimento. Ma ci sono anche moschettieri seicenteschi, granatieri inglesi del settecento, e i ganzissimi highlanders scozzesi che suonano le cornamuse. Certo, c’è qualche imprecisione, qualche arma un po’ troppo fantasy, ma è tutto così ganzo che non ci si fa neppure caso. E mentre queste scene prendevano vita nel televisore ricordo che me ne stavo in piedi, col mio elmo del pandoro rivestito di carta stagnola, a mimare le scene e ripetere le battute a memoria.
Potevo sembrare un po’ matto, magari se passava qualcuno e mi vedeva mi vergognavo anche un po’. Ma mi divertivo un casino.
Pomi d’ottone e manici di scopa occupa un posto nel mio cuore. Se non lo avete visto da piccoli, dovete assolutamente rimediare. Ma fatelo con la scatola del pandoro in testa, sennò non è la stessa cosa.
Fermo lì. A B C, per di qui, per di lì!
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