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30 Aprile 2018

La pericolosissima polvere Berthollet

polvere berthollet essone

La scoperta del clorato di potassio e l’esplosione del polverificio di Essone

La polvere nera viene chiamata così a causa del suo colore, dovuto al carbone presente nella composizione. La leggenda vuole che furono gli antichi alchimisti cinesi a scoprirla, per caso, mentre tentavano di creare l’elisir dell’immortalità. Da quel momento in poi polveristi, artificieri, chimici e scienziati si affannarono nei secoli per produrre polveri da sparo sempre più efficienti e adatte ai più svariati impieghi bellici. Uno di questi scienziati fu Claude Louis de Berthollet, il quale si ritrovò coinvolto nell’esplosione della propria fabbrica… per ben due volte.

Ma facciamo un passo indietro. Berthollet era un chimico talentuoso del XVIII secolo, divenuto celebre per aver lavorato assieme a Lavoisier e soprattutto per aver scoperto i clorati. Era rimasto colpito dalle proprietà ossidanti del clorato di potassio ed era certo che con quel sale sarebbe stato possibile comporre miscele esplosive mai viste prima d’allora. Gli esperimenti che intraprese furono una conferma: la forza esplosiva della polvere al clorato di potassio era tanto superiore alla polvere da sparo ordinaria che riusciva a scagliare i proiettili a una distanza tripla.

Le prospettive erano così incoraggianti che il governo francese mise a disposizione di Berthollet il polverificio di Essone nel 1785 con tutti gli ingredienti necessari per lavorare a grandi quantità di questa nuova polvere nera. Potete già immaginare come andò a finire.

Il signor Letort, direttore del polverificio, ammirava il lavoro di Berthollet. Credeva nel successo della polvere al clorato di potassio e in cuor suo sapeva che avrebbe contribuito all’avanzamento chimico e tecnologico nazionale. Era così fiducioso che invitò Berthollet nelle officine per mostrargli in tempo reale le fasi della preparazione. La miscela veniva normalmente preparata utilizzando mortai e pestelli di legno, incorporando dell’acqua per evitare che lo sviluppo di calore causato dall’attrito provocasse una deflagrazione. Quel giorno il signor Letort volle dimostrare a Berthollet che la polvere era così innovativa da non aver bisogno d’aggiunta d’acqua. Si avvicinò a uno dei mortai e, con la punta del suo bastone, sbriciolò un frammento secco. Il frammento esplose, innescando una catena di esplosioni che causò la distruzione dell’intera fabbrica 1.

Letort morì sul colpo. Così come sua figlia e quattro operai. Berthollet venne tirato fuori dalle macerie qualche ora più tardi, miracolosamente vivo.

L’evento fu terribile, ma non per questo venne impedito alla scienza di fare il suo corso. Nel 1789 il governo autorizzò ulteriori esperimenti sulla polvere Berthollet. Erano anni difficili per la Francia, la quale investì molte risorse in campo militare. Dopo il disastro che coinvolse il polverificio di Essone vennero prese delle precauzioni, ma fu inutile: una nuova esplosione distrusse l’edificio e uccise tre operai.

Da quel momento non vennero più intrapresi gli esperimenti sulla pericolosissima polvere Berthollet. E’ ormai noto che il clorato di potassio è così sensibile che il solo urto può determinare la sua esplosione, rendendone impossibile l’utilizzo come polvere da sparo.

Berthollet smise di occuparsi della sua polvere e nel 1798 venne assoldato da Napoleone per partecipare alla campagna d’Egitto come membro della Commission des Sciences et des Arts, la spedizione scientifica che si occupò di archeologia, ingegneria, chimica, fisica e anche un po’ di sana propaganda imperialista. Forse dopo tutte quelle esplosioni aveva sentito il bisogno di dedicarsi a una rilassante gita nel deserto, fra sarcofagi da scoperchiare e cavalcate a dorso di dromedario.

Un lieto fine, insomma. Però resta il fatto che il signor Letort avrebbe potuto fare un po’ più di attenzione, per la miseria.

  1. Les Merveilles de la science, Les poudres de guerre – Louis Figuier, 1867
Lorenzo Manara
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