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25 Gennaio 2023

I pirati italiani di Jean Lafitte: Vincent Gambi e Louis Chighizola

i pirati italiani di Jean Lafitte

I famigerati pirati italiani di Jean Lafitte: Louis Chighizola, detto “Naso mozzato” e Vincent Gambi

Il giornalista e scrittore americano Herbert Asbury, autore di libri di storia del crimine, tra cui The Gangs of New York, d’ispirazione per il film di Martin Scorsese, racconta in una pubblicazione del 1936, The French Quarter: An Informal History of the New Orleans Underworld, la vita di famigerati pirati attivi nel golfo del Messico e nel mar dei Caraibi, nei primi anni dell’Ottocento. Filibustieri spietati, gli ultimi eredi di quell’epoca d’oro della pirateria; nativi europei, e più in particolare d’Italia: i pirati italiani Vincent Gambi e Louis Chighizola.

L’età d’oro della pirateria i cui protagonisti sono conosciuti ancora oggi, come Edward Teach, Barbanera, Henry Morgan, Calico Jack, Bartholomew Roberts, ebbe origine nel XVII secolo e si concluse entro la metà del Settecento. I mari dell’America centrale e meridionale furono ripuliti dalle marinerie inglesi, francesi e spagnole, che a furia di impiccagioni e accordi posero fine all’indipendenza dei bucanieri. La guerra e il saccheggio, però, non si conclusero mai. Anzi, perdurarono sotto una veste apparentemente legalizzata: quella della guerra di corsa.

I capitani corsari, al comando di navi armate per la battaglia, portavano con sé lettere di marca rilasciate dalle varie potenze europee, legittimati ad attaccare e catturare navi nemiche. Un corsaro autorizzato da sua maestà inglese, ad esempio, poteva assaltare tutte le navi che battevano bandiera spagnola o francese, a seconda dei trattati in corso, e tenersi il carico e la stessa nave in caso di vittoria: guadagnando così enormi bottini.

Col tempo, la guerra di corsa diede origine a una seconda età d’oro della pirateria, poiché cominciarono a sorgere nuove realtà politiche indipendenti. La Repubblica di Cartagena, ad esempio, nell’odierna Colombia, liberatasi dal dominio spagnolo, volle esercitare pure lei il diritto internazionale, assoldando i propri corsari che, tramite lettera di marca, venivano autorizzati ad assaltare le navi nemiche, ovvero quelle inglesi, francesi e spagnole: in pratica, attaccavano tutti quelli che incontravano.

Nei primi anni dell’Ottocento, dunque, la pirateria nel Golfo del Messico e nel mar dei Caraibi, era più spietata che mai. I corsari di Cartagena erano liberi d’imperversare ovunque, proprio come cento anni prima, all’epoca di Barbanera e Anne Bonny. In quello scenario, però, una quarta potenza nascente si era appena affacciata sullo scacchiere mondiale: gli Stati Uniti d’America.

La dichiarazione d’indipendenza statunitense e la cacciata degli inglesi dalle colonie diede inizio a una lunga serie di conflitti prima di giungere alla completa unificazione dei cinquanta stati. Tassello importantissimo per l’affermazione di questa nuova potenza, fu proprio lo sbocco sul golfo del Messico presso New Orleans, città che fungeva da via d’accesso all’oceano grazie al fiume Mississippi. Dal momento che questa città nevralgica fu acquisita dagli Stati Uniti, l’asse commerciale marittimo, finora spostato a sud, e verso Cartagena, si proiettò a nord, attirando di conseguenza corsari e pirati.

New Orleans divenne il principale porto di quei filibustieri che intendevano contrabbandare i carichi verso l’entroterra settentrionale: merci che avrebbero risalito il libero fiume Mississipi per raggiungere le città più importanti del Nord America. A breve distanza da New Orleans, per far fronte alle nuove esigenze organizzative, sorse una base di contrabbando, dove i pirati dei sette mari si radunavano per raccogliere il bottino da vendere negli Stati Uniti: la baia di Barataria.

Barataria Bay, una delle innumerevoli insenature della costa della Louisiana, impossibile da raggiungere per chiunque non conoscesse il luogo a menadito. Le profondità delle acque cambiavano radicalmente, permettendo solo in certi tratti il passaggio delle grandi navi. Alle spalle della baia, inoltre, sorgevano i bayou, corsi d’acqua tortuosi, immersi in fitte foreste paludose. Insomma, il classico covo piratesco dove rifugiarsi per scampare al cappio. Un labirinto marino che era già conosciuto durante l’epoca d’oro della pirateria, utilizzato dallo stesso Barbanera nel 1718, pochi mesi prima della sua morte.

I pirati si stabilirono su un’isola della baia, coperti dalla vegetazione, dove rifornivano i mercanti di New Orleans con merci di contrabbando, qualsiasi genere di merce, a un prezzo così vantaggioso da annientare la concorrenza “leale”. Chi si riforniva dai pirati finiva presto per arricchirsi, se aveva il fegato. Perché intorno alla colonia sorse anche un covo di criminali e avventurieri di basso rango. 

“Risse, rapine e duelli mortali per la spartizione del bottino divennero comuni, e i mercanti di New Orleans cominciarono a temere di visitare l’isola per contrattare merci o per avere altri rapporti con i corsari. Gli affari a Grand Terre si svolgevano alla rinfusa, ognuno per sé.”

Herbert Asbury – The French Quarter: An Informal History of the New Orleans Underworld

I pirati si autogestivano con difficoltà, finché non si fece avanti colui che era in grado di riorganizzarli, qualcuno che portò ordine nel caos dei filibustieri: Jean Lafitte. Un vero e proprio re dei pirati, attorno al quale si sono accumulate talmente tante leggende da farlo diventare la figura più romanticizzata della storia della pirateria ottocentesca.

“Un uomo di carnagione chiara, con capelli e occhi neri, e la barba ben rasata” lo descrivono alcuni, “un bell’uomo, ben formato, alto più di un metro e ottanta, di corporatura robusta, con grandi occhi color nocciola, e che generalmente portava i baffi.” Qualcun altro invece lo descrive come piuttosto esile, con mani e piedi piccoli, femminili. E dicono anche, che quando conversava su un argomento serio, stava per ore con un occhio chiuso, assumendo un aspetto duro, severo.

Lafitte doveva fronteggiare una difficile situazione, per questo quando ottenne il comando di Barataria Bay decise di circondarsi di uomini fedeli, formando un’alleanza tra i pirati più celebri del momento, tra i quali figuravano René Béluche e Dominique You, meglio noto come Capitano Dominique, che erano stati artiglieri negli eserciti di Napoleone e che in seguito divennero i principali luogotenenti di Lafitte. Oltre ai francesi, però, si fa menzione di due famigerati pirati italiani: Louis Chighizola, detto Nez Coupé – Naso Tagliato – per via di un colpo di sciabola che gli aveva sfigurato il volto; e Vincent Gambi, “un italiano burbero e irascibile che si vantava di essere un vero e proprio soldato sanguinario, che aveva ucciso una ventina di uomini a colpi d’ascia.”

Béluche, Dominique, Chighizola e Gambi: questi erano i capitani più importanti di Barataria Bay, al comando di un insieme di seguaci e contrabbandieri tra i quattrocento e i cinquecento individui, tutti spietati fuorilegge. Inoltre c’erano forse duecento donne, le quali non erano certo da meno dei colleghi maschi. Lafitte riuscì ad unirli assieme, formando un’alleanza che rese Barataria Bay la nuova Tortuga.

Lafitte costruì dei magazzini dove stivare i proventi delle razzie, che oltre all’oro e all’argento contribuivano a incrementare a dismisura le sue ricchezze: sete, spezie, medicine, arredamenti e opere d’arte. Insomma, Jean non era di certo quel tipo di pirata che nascondeva il tesoro sotto la sabbia. Nell’isola venne anche costruito un rumoroso bar, un bordello e un Baracoon, luogo dove venivano rinchiusi gli schiavi e avevano luogo le aste. Jean Lafitte era dunque un pirata, ma anche uno schiavista.

Lafitte governò i pirati della baia per quasi un decennio, e solo una volta la sua supremazia fu messa in discussione, proprio dai pirati italiani. Durante un incontro per stabilire quali fossero gli obiettivi delle scorrerie, Lafitte comandò di assaltare solo le navi spagnole, lasciando stare gli americani, tuttavia Vincent Gambi non fu d’accordo. Il filibustiere italiano voleva essere libero di assaltare tutte le navi che voleva, e dopo aver abbandonato la riunione istigò i suoi uomini a ribellarsi contro Lafitte. Poco dopo uno dei luogotenenti di Gambi si avvicinò a Lafitte e lo chiamò ad alta voce, pistola alla mano, per sfidarlo: “Gli uomini di Gambi prendono ordini solo da Gambi!” Dal canto suo, Lafitte non disse una parola. Estrasse la pistola e gli sparò. Tale tonante risposta venne compresa da ogni bucaniere della baia, e nessuno parlò più di ribellione, pirati italiani compresi.

Nell’ottobre del 1813 il governatore della Louisiana decise di porre fine alla comunità fuorilegge che infestava le coste, tuttavia parte della popolazione di New Orleans vedeva di buon occhio le operazioni di contrabbando di Jean Lafitte, poiché a causa dell’embargo l’unico modo per reperire alcune merci era quello di contrattare con i pirati dell’isola di Barataria.

Per questo, quando il governatore proclamò una taglia di 500 dollari sulla testa di Jean Lafitte, il giorno dopo per le strade di New Orleans vennero appesi centinaia di manifesti che ritraevano la faccia del governatore stesso e una ricompensa di 5.000 dollari per la sua cattura. Jean Lafitte era diventato così ricco e potente da rispondere per le rime al governatore della Louisiana e di avvalersi del consenso di parte della popolazione. Questo suo scherzo però gli costò caro.

Gli Stati Uniti cominciarono a pensare di liberarsi di quei pirati di Barataria Bay, che contrabbandavano ogni genere di merce in tutto il paese. Gli inglesi, allora, contattarono in segreto Jean Lafitte per offrirgli un salvacondotto, a patto di schierarsi con tutti i suoi uomini dalla parte britannica, contro gli americani. La guerra tra le superpotenze, infatti, non aveva mai fine, e persino una colonia di bucanieri poteva fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. 

Trentamila dollari in oro furono offerti a Lafitte, assieme al ruolo di capitano: tutto questo per spingerlo a combattere a fianco degli inglesi in un assalto a New Orleans, chiave di volta per il controllo sul Golfo del Messico. Lafitte rifletté a lungo sul da farsi. Finché non decise di andare a spifferare tutto agli americani. Li avvertì, offrendo persino il proprio aiuto, e quello dei suoi bucanieri, per respingere l’invasione inglese. In cambio, chiedeva il perdono ufficiale per tutti i reati. Oltre all’evidente mantenimento dello status quo: a Lafitte faceva comodo che New Orleans restasse in mano americana, per poter continuare con i commerci di contrabbando. Tuttavia, nonostante gli americani dessero peso alle sue informazioni, decisero di non scendere a patti con quei criminali. Dunque, gli Stati Uniti ordinarono un massiccio attacco alla colonia di Lafitte. 

Il 13 settembre 1814, il Commodoro Daniel Patterson salpò a bordo della USS Carolina, accompagnato da sei cannoniere e una nave d’appoggio. La flotta si dispose al largo dell’isola principale su cui si trovava la colonia pirata, con l’intenzione di cominciare un bombardamento. Ma i pirati si schierarono contro di loro: 10 navi armate dei peggiori filibustieri, capitanate da Jean Lafitte e dai suoi alleati, tra cui figuravano anche i pirati italiani Vincent Gambi e Louis Chighizola, alias naso mozzato. La battaglia fu feroce, senza esclusione di colpi. La marineria statunitense, però, era nettamente superiore. Le cannoniere facevano fuoco ininterrotto, superiori in pezzi ed armamenti. Dopo una giornata di battaglia, i pirati furono costretti ad abbandonare le navi, incendiando quelle che non erano ancora affondate per non farle cadere in mano al nemico. Gli statunitensi proseguirono l’assalto dell’isola, e quando scesero a terra non incontrarono resistenza, anche perché la maggior parte dei fuorilegge era fuggita. Al termine dell’operazione furono catturate solo 80 persone, oltre a sei golette, una feluca e un brigantino. Il valore delle merci requisite era stimato in 500.000 dollari. Jean Lafitte era fuggito, così come gran parte dei suoi alleati.

A seguito dell’operazione militare, fu istituito un processo. L’avvocato che rappresentava Lafitte e gli altri chiamati in causa, compresi i pirati italiani Gambi e Chighizola, sostenne che le loro navi battevano la bandiera della libera Repubblica di Cartagena, un’area in pace con gli Stati Uniti, quindi autorizzate tramite lettera di corsa a svolgere le consuete operazioni di guerra. Senza contare che le dieci navi che avevano combattuto a difesa di Barataria Bay erano in realtà state armate per fuggire, non per combattere. E che si erano trovate sotto il fuoco statunitense per puro caso.

Il processo, dai tratti tragicomici, si concluse con un compromesso. Non perché i pirati avessero ragione, ma perché le loro bocche da fuoco facevano comodo. Gli inglesi, infatti, stavano per lanciare l’attacco. E l’offerta di Lafitte di aiutare gli Stati Uniti era ancora valida. Quei contrabbandieri ci tenevano più di ogni altro alla difesa di New Orleans, poiché nonostante avessero perduto una battaglia, il loro impero poteva essere ricostruito alla svelta, fintanto che era possibile smerciare il bottino attraverso il Mississippi americano.

I generali americani discussero a lungo sulla questione. Secondo alcuni, l’attacco di Patterson aveva distrutto una potenziale prima linea di difesa per la Louisiana, composta proprio dai pirati. Secondo altri, era impensabile riporre fiducia nell’onore di assassini e ladri1. Finché, finalmente, gli americani decisero di assecondare la proposta di Lafitte. I pirati si schierarono a fianco dell’esercito americano nella battaglia di New Orleans, l’8 gennaio 1815.

E’ lo stesso generale Andrew Jackson, futuro presidente degli Stati Uniti, a descrivere le azioni dei corsari di Barataria: “Il generale non può evitare di esprimere la sua calda approvazione per il modo in cui questi signori si sono comportati uniformemente sotto il suo comando e per la galanteria con cui hanno riscattato l’impegno che hanno dato all’inizio della campagna per difendere il paese. Lafitte ha mostrato lo stesso coraggio e la stessa fedeltà, e il generale promette che il governo sarà debitamente informato della loro condotta.”2

Jean Lafitte con i suoi alleati René Béluche e Dominique You e i pirati italiani Louis Chighizola, alias naso mozzo, e Vincent Gambi, si occuparono del fuoco d’artiglieria, di cui erano esperti, impiegando i cannoni tolti dalle navi per battere le fila di fanteria inglese. Gambi stesso svolse un ruolo importante durante la battaglia, comandando una delle due principali batterie che contribuirono a respingere il forze britanniche3. Grazie al loro contributo, gli americani si assicurarono una vittoria schiacciante, e la guerra si concluse: New Orleans era salva.

Il 6 febbraio 1815, il presidente Madison, notificato dai generali riguardo la meritoria condotta dei pirati durante la battaglia, concesse il perdono gratuito e completo ad ogni abitante delle colonie di Barataria. Lafitte, Dominique You, René Béluche, Naso mozzato Chighizola e persino il feroce Gambi ottennero la cittadinanza degli Stati Uniti. Tuttavia, si trattava di formalità.

Poiché si racconta che al grande ballo per i festeggiamenti della vittoria americana, datato 23 gennaio 1815, Lafitte si avvicinò al gruppo degli ufficiali statunitensi, ottenendo in cambio una fredda accoglienza. Uno di loro gli voltò pure la schiena, manifestando tutto il suo sdegno nei confronti dell’alleato filibustiere, lontanissimo dagli standard da salotto aristocratico. Dopo che fu presentato come Signor Lafitte, davanti agli sguardi torvi dell’alta nobiltà militare americana, costui aggiunse a gran voce, per specificare, “Pirata! Lafitte il pirata!”, manifestando con orgoglio quel che gli ufficiali osavano solo mormorare. Nonostante le imprese di guerra e gli encomi presidenziali, Lafitte sarebbe rimasto tale per sempre: il pirata della baia. E lui lo sapeva bene.

Poche settimane dopo essere stato graziato dal presidente Madison, Lafitte rinunciò alla vita da onesto cittadino e salpò. Il mare era la sua vita, le assi del ponte la sua casa. Con lui andarono un centinaio di uomini, i migliori dei suoi fratelli di spada: Dominique You e René Béluche, Chighizola Naso Mozzato e persino il terribile Gambi. Ma stavolta l’alleanza con i pirati italiani non durò a lungo. Dominique e l’italiano Chighizola, Naso Mozzato tornarono a New Orleans; Béluche, su raccomandazione del generale Jackson, ottenne un incarico come Commodoro nella Marina del Venezuela; e Gambi tornò il pirata solitario e sanguinario di sempre. Saccheggiò e affondò una ventina di navi nei successivi quattro anni, per poi essere trovato morto: ucciso dalla sua stessa ciurma, con la sua stessa ascia, mentre giaceva addormentato su un mucchio di oro rubato. 

Così si concluse la storia dei pirati italiani, le cui imprese restano sepolte in fondo agli abissi, a malapena sfiorate dalle pochissime fonti storiche che li citano. Se questa storia ti ha appassionato, seguimi, così non rischierai di perdere neppure una Leggenda Affilata.

  1. Ramsay, Jack C. (1996), Jean Laffite: Prince of Pirates
  2. dispaccio di Andrew Jackson del 21 gennaio 1815
  3. Louisiana History: The Journal of the Louisiana Historical Association, Russel Magnaghi
Lorenzo Manara
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