Atlantis – L’impero perduto
Il film sci-fi della Disney senza neppure una canzone
Nessuno canta in Atlantis – L’impero perduto. I personaggi sono così impegnati nella loro esplorazione della mitica città che proprio non gli passa nemmeno per la testa di cantare. Mostri marini giganteschi, battaglie aeree a bordo di palloni aerostatici e un’ambientazione avventurosa da far impallidire Indiana Jones: il 41° film della Disney possiede tutto questo, ma a quanto pare non è bastato.
A fronte di una spesa di $100 milioni, Atlantis ne ha guadagnati solo 186 al botteghino. Shrek uscì nelle sale lo stesso periodo e guadagnò almeno il triplo. Cosa non ha funzionato? Alcuni critici hanno lamentato l’assenza della computer grafica, che nei primi anni 2000 si stava affacciando come novità assoluta e che raccoglieva sempre maggiori consensi. Altri ancora hanno criticato l’assenza delle canzoni, tradizione Disney che si ripete dal 1937. Sinceramente non saprei dirvi cosa non ha funzionato in Atlantis. Però posso dirvi cosa ha funzionato.
Innanzitutto, l’ambientazione. La storia ha inizio nel 1914, in un’epoca di industrializzazione pre-bellica e di scoperte storiche e tecnologiche. Questa scelta ben precisa strizza l’occhio alla produzione fantascientifica di fine ottocento, che vede Jules Verne e Herbert George Wells fra i principali esponenti dell’avventura fantastica. Il senso di meraviglia che trasuda dalla pellicola è uno dei più forti dell’intera produzione Disney. I dettagli e le citazioni si concretizzano nell’Ulysses: il sottomarino con cui si dà inizio alla spedizione. Si tratta di un mezzo modulare, che più volte nel film vediamo scomporsi in ulteriori macchinari complessi. Bellissimo.
Dopo l’ambientazione viene la storia. L’impostazione è quella classica che non tradisce mai: un protagonista impacciato si ritrova a confrontarsi con il pericolo e trionfa solo dopo aver superato le proprie debolezze. Attorno a questa struttura troviamo gli archetipi dell’amore, del tradimento e della rivalsa rappresentati dai diversi personaggi che affollano le vicende. Non mancano i momenti comici e quelli di pura azione, perfettamente realizzati grazie a un’animazione da capogiro.
Secondo me Atlantis – L’impero perduto è un filmone. Presenta pochissimi difetti e una sceneggiatura che fila liscia senza tentennamenti. Si tratta di uno degli ultimi film Disney ad essere stato prodotto in animazione tradizionale, cosa che lo rende ancora più prezioso. Forse ciò che è realmente mancato è lo sviluppo del tema centrale. Il messaggio anti-imperialista sarebbe dovuto emergere in maniera ancora più forte, come accade ad esempio con Laputa – Castello nel cielo dello Studio Ghibli.
Una cosa però è certa. Nessuno doveva cantare in Atlantis, e va bene così.
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