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19 Agosto 2015

Arkham Asylum: la sceneggiatura di un fumetto

arkham asylum

Il capolavoro scritto da Grant Morrison e stravolto dal geniale Dave McKean: Arkham Asylum.

Sul finire degli anni ’80, Grant Morrison se ne esce con la sceneggiatura di un fumetto di 48 pagine su Batman: Arkham Asylum. Ci mette dentro di tutto, sintetizzando la psicologia pop e l’introspezione supereroistica che andava tanto di moda in quel periodo. Forte del successo de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e Watchmen, la DC Comics approva la sceneggiatura di Grant, affiancandogli un ragazzo appena uscito dalla scuola di Belle Arti: Dave McKean.

Dave è un disegnatore unico, le cui influenze artistiche derivano da un misto di illustrazione, design contemporaneo e fotografia. Proprio in quel periodo l’artista realizza un altro capolavoro immortale del fumetto, Sandman, che gli varrà una lunga collaborazione con Neil Gaiman.

Grant lavora alla sceneggiatura di Arkham Asylum. Approfondisce, riscrive, aggiunge. Arriva a 64 pagine, ma non basta. Aggiunge ancora, prepara dei bozzetti (Grant è anche un discreto disegnatore) e dopo un anno di ricerche febbrili lo consegna a Dave. Siamo arrivati a 128 pagine di scrittura fitta e cinematografica. Grant non risparmia niente, descrive il più piccolo dettaglio infarcendo di spiegazioni gli elementi simbolici che si combinano e ricombinano durante la narrazione. Religione, mitologia, misticismo, occulto, psicanalisi e una tonnellata di citazioni. Un calderone di idee pronte a riversarsi sul mercato del fumetto internazionale tutte insieme, in una volta sola.

La sceneggiatura è pronta, deve solo assumere forma fisica. Grant va da Dave e gliela sottopone, ma accade qualcosa che stravolge tutto. Dave non ci sta 1 .

La prima pagina della sceneggiatura di Morrison.
La prima pagina della sceneggiatura di Morrison.

Ma qual è il problema? Perché Dave non ci sta al punto da voler cambiare la sceneggiatura?

Innanzitutto, non sopporta il fatto che ci sia Robin. Proprio non ne vuole sapere di disegnare il Ragazzo Meraviglia, consapevole di aver già compromesso a sufficienza la sua integrità artistica impegnandosi a disegnare il pipistrello 2 . E nemmeno Bambi gli andava a genio 3. Ma l’elemento fondamentale, la cosa che più lo portò a rivedere l’intero progetto, fu la scrittura di Grant.

Analizziamo una tavola della sceneggiatura originale:

Pagina 3

Arkham apre la porta, guarda dentro con circospezione, sgranando gli occhi. Sua madre è seduta su un letto a baldacchino. Un barattolo aperto è posato sul copriletto, ma non ne vediamo il contenuto.

Arkham: Mamma?
Arkham: Sono io.
Arkham: Ti ho portato qualcosa da mangiare.

Arkham attraversa la stanza. La tensione cresce. Sua madre resta seduta sul letto con un sorriso mite e agghiacciante. Non è una donna molto vecchia, forse non è ancora arrivata alla quarantina, ma i suoi capelli cadono a ciocche prematuramente grigie e ha gli occhi infossati. Tiene le mani nascoste dietro la schiena. Le sue guance sono leggermente rigonfie. Due cani lupi irlandesi sono accucciati ai due lati del letto e questo dettaglio permette di identificare la donna come Ecate, dea della stregoneria e della luna. (Le donne della famiglia immediata di Arkham formano una Triade Classica: sua madre rappresenta la vecchia megera, sua moglie è la madre fertile e sua figlia è la vergine.)

Arkham: Ti prego. Cerca di mangiare almeno un po’.
Madre: Mmf. Mangiato.

La madre di Arkham porta una mano alle labbra, spingendo di nuovo dentro alcuni dei corpi che cercano di scappare dalla sua bocca aperta. Ha l’espressione di un bambino colpevole.

Madre: Ho mangiato.
Madre: Ho mangiato.

Le lacrime si riversano dai suoi occhi. Un’espressione di orrore disperato si profila sul suo volto mentre una valanga di scarafaggi, alcuni schiacciati, altri storpiati, altri ancora vivi, cade dalle sue labbra per finire sul copriletto. La sua lingua sporge in fuori e lecca l’aria. L’immagine è grottesca.

Madre: Ho mangiato.

Arkham è fermo, sotto shock. Fissa gli scarafaggi mentre le dita di sua madre rovistano sul copriletto per prendere i fuggiaschi. La sua altra mano infila nuovamente i corpi spappolati nella bocca.

Madre: Mrrf
Madre: Aff
Arkham: E’ stata la prima volta che mi sono sentito davvero solo.

E adesso guardiamo la tavola finale:

arkham-asylum-dave-mckean

La tavola parla da sola: Dave McKean ha svolto un vero e proprio editing. Qualcosa di estremamente simile al processo che viene effettuato (o dovrebbe essere effettuato) sui testi di narrativa prima di essere pubblicati. Le scena viene ridotta all’essenziale, rimuovendo tutto il superfluo secondo il famoso precetto Less is more.

Vengono ridotte le battute, probabilmente ritenute troppo ridondanti, ed eliminate delle sequenze. Gli scarafaggi sarebbero dovuti comparire una, due, addirittura tre volte prima della vignetta culminante all’apice del climax. Il lettore avrebbe dovuto familiarizzare con il disgusto prima ancora che si verificasse, l’atmosfera follemente surreale si sarebbe tramutata nella semplice sensazione di schifo nel vedere gli insetti.

E invece Dave fa uscire quegli scarafaggi all’improvviso, quando meno te li aspetti. Escono dalla bocca della madre come in un incubo senza senso e senza troppe spiegazioni. Lei dice di non avere fame perché ha già mangiato e… bam! Escono fuori gli scarafaggi.

Batman Arkham Asylum è un fumetto onirico, surreale, strapieno di significati e splendidamente illustrato. Una coppia di autori così diversi ha dato vita a un capolavoro di equilibrio e originalità. Da un lato abbiamo Grant Morrison: logorroico, un po’ supponente nell’elargire il frutto delle sue ricerche, ma scrittore dall’indubbia profondità intellettuale; dall’altro c’è Dave McKean: artista criptico e incredibilmente angosciante. Il frutto del loro lavoro è un’opera a strati, che dopo molte riletture, anche a distanza di anni, è in grado di svelare qualcosa di nuovo.

Arkham-asylum-comic-cover

Capisco le critiche rivolte a quest’opera. Capisco che per molti risulti pesante, anche perché le cose non si capiscono alla prima lettura e forse nemmeno alla seconda. Sono critiche legittime, dopotutto un’opera deve essere chiara e cristallina: un fondamento della narrativa importante, che cerco di soddisfare in ogni mio romanzo.

Grant Morrison ha sicuramente peccato di esagerazione con i suoi simbolismi criptici, lo ammetto. Ma il risultato finale con i disegni di McKean è strabiliante. Un fumetto diverso dal solito, quasi un flusso di coscienza: un’esperienza che tutti dovrebbero provare, senza dubbio.

  1. Grant Morrison ha accennato alla riluttanza di Dave nell’edizione annotata del 15° anniversario
  2. Nota a pagina 4 della Sceneggiatura di Arkham Asylum, scritta dallo stesso Grant Morrison: “La prima stesura della sceneggiatura comprendeva il personaggio di Robin, nelle veci di spalla di Batman. Robin compariva in alcune scene all’inizio e poi per la maggior parte della storia restava nel commissariato di polizia (…) Però Dave McKean sentiva che disegnando Batman aveva già compromesso a sufficienza la sua integrità artistica e si è categoricamente rifiutato di piegarsi oltre per il Ragazzo Meraviglia. E così, dopo un tentativo coraggioso ma ridicolo di mettergli addosso un trench, l’ho saggiamente eliminato dalla sceneggiatura.
  3. Nota a pagina 16 della Sceneggiatura di Arkham Asylum, scritta dallo stesso Grant Morrison. Nella stesura originale, durante la scena di apertura delle sale del Manicomio, Batman veniva colpito da un assassino di nome Bambi. Il cerbiatto della Disney doveva piacere molto a Grant, che è riuscito a inserirlo a pagina 30 del fumetto, come manifesto all’esterno del cinema
Lorenzo Manara
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