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2 Marzo 2023

Le origini della magia: la strega antica

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Articolo del podcast Storia della Magia, episodio 1: L’archetipo letterario della strega antica, dalla mitologia greca a quella romana.

Quando parliamo di streghe, non possiamo fare a meno di immaginare personaggi di sesso femminile, dotati di capacità magiche, che preparano intrugli, pozioni e filtri. Donne che, secondo il folclore, sono guidate da una natura prevalentemente malvagia: da sempre, la strega è considerata infida, pericolosa, crudele. Dove nasce questa idea? Quando nasce questa idea?

L’archetipo letterario della strega ha origini antiche, millenarie, ancora oggi presente nella cultura occidentale, sopravvissuto allo scorrere del tempo più o meno intatto. E si lega allo stesso concetto di magia, a cominciare da una delle opere più celebri del mondo antico: l’Odissea.

Nell’Odissea di Omero compare colei che potrebbe rappresentare l’origine del mito, specialista dell’arte soprannaturale, esperta di filtri, rituali e metamorfosi: ovvero Circe, la cosiddetta “maga” Circe.

Conosciamo tutti la storia. Regina di un’isola sperduta, che vive circondata da bestie che un tempo erano uomini, e che lei stessa ha tramutato per mezzo dell’incanto. Circe s’imbatte nell’errante Ulisse, capitato sull’isola con la sua nave e il suo equipaggio, composto da quegli uomini che uno dopo l’altro vengono tramutati in bestie dopo essere stati attirati con l’inganno dalla stessa padrona dell’isola.

Circe offre loro un lauto banchetto dove, però, ha inserito un pharmakon, ovvero il termine greco che significa  “rimedio” e, al tempo stesso, “veleno”: termine da cui deriva il nostro farmaco, in italiano. Con pharmakon gli antichi designavano le piante medicinali, le droghe, le tinture e quei procedimenti analoghi alla preparazione di pozioni magiche, filtri incantati e rituali, gli stessi utilizzati da Circe.

Una donna crudele, che maledice i viaggiatori capitati nella sua isola. I marinai di Ulisse cadono nella trappola: accettano la finta ospitalità e si dissetano con il ciceone, bevanda a base di formaggio, farina d’orzo, miele, vino di Pramno… e veleno. Dopo aver somministrato questo intruglio, Circe fa uso del suo rhabdos per completare la bestiale trasformazione. Solo dopo aver toccato i malcapitati con la sua verga magica (un vero e proprio bastone del potere, come nella tradizione fantasy contemporanea) lei è in grado di compiere il prodigio, cosa che non avviene però con Ulisse, poiché l’eroe è protetto dai consigli del dio Ermes e dall’utilizzo di un farmaco buono, che neutralizza l’incanto di Circe.

Circe, quindi, sembrerebbe incarnare l’archetipo della strega ancestrale, l’origine da cui tutto ha avuto inizio. Prepara pozioni, utilizza una bacchetta, compie divinazioni e profezie, e riveste un ruolo a metà, fra l’antagonista e il personaggio di supporto all’eroe, come avverrà nelle ultime fasi dell’incontro tra lei e Ulisse. Tutto combacia, se non fosse per un aspetto importante, fondamentale nel definire la natura magica di Circe.

Costei, infatti, non è una maga, contrariamente a come spesso viene chiamata, maga Circe, ma una dea. Una creatura divina, che rientra nella sfera della religione greca, dove la magia non è contemplata. Il termine stesso “magia” è anacronistico. Al tempo di Omero, nell’VIII secolo a.C., non esisteva.

Il concetto di magia nasce più tardi, nel V secolo a.C. a partire da Erodoto, il quale si trova a descrivere per la prima volta i sacerdoti persiani che si occupavano di sacrifici, riti funebri, divinazioni e interpretazione dei sogni, ovvero i magi. L’episodio che potremmo considerare all’origine della storia della magia (almeno in senso etimologico) avvenne sotto il dominio di Serse, nel corso delle guerre persiane, e più precisamente nel 480 a.C. quando i magi persiani sacrificarono i cavalli bianchi del loro imperatore per favorire l’attraversamento dell’intero esercito sul fiume Strimone.

Erodoto, dovendo descrivere questo prodigio compiuto dai sacerdoti di Serse, un prodigio estraneo alla religione greca, e quindi di natura diversa, traslitterò il termine mágos dal persiano antico, dando origine così, alla netta distinzione tra le capacità soprannaturali di dominio divino, e quelle appartenenti al dominio dei mortali, gli esseri umani.

Per la prima volta, forse, l’uomo greco si rese conto dell’esistenza di altri poteri, oltre a quelli derivanti dagli dèi dell’Olimpo. L’Occidente conobbe la magia.

Nel frattempo, dall’altra parte del mare, prende vita un celebre personaggio, nato dal libro di Samuele, scritto all’incirca nel V secolo a. C., più o meno l’epoca di Erodoto, e facente parte del racconto biblico dell’Antico Testamento. Un personaggio passato alla storia come una terribile strega, una delle più celebri del mondo antico: la strega di Endor.

Si narra che Saul, il sovrano che regnò su Israele mille anni prima della nascita di Cristo (primo re d’Israele), avesse perso il favore di Dio. Si rifiutava di seguire i dettami di Samuele, ovvero il profeta indicato come l’autore del libro da cui è tratto questo episodio biblico, e dunque, questo sovrano, doveva essere tolto di mezzo. Dio aveva bisogno di un nuovo sovrano, qualcuno che potesse rappresentarlo al meglio fra gli uomini. E chi meglio di Davide avrebbe potuto ricoprire un incarico così delicato?

Esatto, il Davide biblico che tutti conosciamo grazie al ritratto statuario di Michelangelo: forte e coraggioso, così coraggioso da affrontare il gigante dei filistei con la sua frombola e prenderlo in piena fronte con una bella sassata. Per poi mozzargli la testa, ovviamente. Davide era il nuovo prescelto benedetto da Dio, guerriero famoso e bravo anche a suonare la cetra con la quale scacciava gli spiriti maligni. Saul però era ancora re. E di lasciare il posto a quel giovane musicista non ne aveva alcuna intenzione.

Re Saul tentò di uccidere Davide in più modi, ma non ci riuscì mai. Perché Davide era benedetto da Dio e Saul non lo era più. Nel frattempo i nemici giurati degli israeliti, i filistei, avanzavano con il loro poderoso esercito per ottenere il controllo di quella striscia di Terra Santa ancora oggi contesa tra i popoli. Alcuni storici ritengono che i filistei fossero tecnologicamente più evoluti rispetto agli israeliti, che all’epoca di Samuele erano ancora fermi all’Età del bronzo, mentre i filistei vantavano legioni armate col ferro, e micidiali carri da guerra alla maniera degli Egizi. In ogni caso Saul non aveva alcuna speranza di vincere perché sia gli uomini che Dio gli avevano voltato le spalle. Ed è per questo che scelse di rivolgersi ai morti.

Si recò a Endor per consultare l’ultima strega rimasta nel regno, la cui specialità era la necromanzia, e le chiese di evocare lo spirito del defunto profeta Samuele. Le parole che proferì lo spirito al termine dell’evocazione però non furono consolanti. Re Saul aveva perso il favore di Dio e consultando una necromante aveva peggiorato ancora di più le cose. Gli fu profetizzata la sconfitta in battaglia e la morte.

Questo episodio biblico ci mostra una forma di magia operata da una mortale, la strega di Endor, che a tutti gli effetti funziona. Perché la strega di Endor tramite la sua necromanzia riesce a riportare in vita uno spirito, e questo è stato oggetto di dibattito teologico per secoli. Possiamo immaginare come sia difficile giustificare certi principi del Cristianesimo se all’interno degli stessi testi sacri compaiono prove dell’esistenza della magia, magia che secondo la dottrina non dovrebbe esistere.

Alcuni teologi, nel corso della storia, hanno risolto la questione giustificando l’episodio come un inganno del Diavolo: secondo loro, lo spirito evocato non era davvero Samuele, ma un demone che faceva finta di esserlo. Altri ancora invece ritengono che lo spirito fosse stato mandato da Dio stesso, e che la strega di Endor credesse di possedere poteri magici, ma in realtà era solo un’illusa.

In ogni caso, proprio come Circe, anche la strega di Endor non era propriamente tale, in virtù del termine anacronistico “strega” comparso svariati secoli più tardi. Così come le cosiddette streghe di Tessaglia, appartenenti alla letteratura greco-romana. Medea, una delle streghe di Tessaglia, tra i protagonisti delle Argonautiche, è un’altra figura femminile capace di mescere pozioni, preparare riti, compiere divinazioni e metamorfosi. Caratteristiche millenarie di un personaggio ancora oggi utilizzato nelle opere narrative, come ho fatto anche io con col mio romanzo La Stirpe delle Ossa, dove compare una strega, sebbene le vicende siano ambientate in un’Italia medievale del ‘300.

Circe, la strega di Endor, Medea, tutte figure che condividono una certa crudeltà che tuttavia non è mai neppure paragonabile a quella di una donna mortale, forse la più malvagia della storia antica, portatrice dell’arte più oscura e spaventosa: ovvero, la necromante Erictho. Colei che abitava i sepolcri dopo averne cacciato le ombre.

Di Erichto, ne parlerò nel prossimo episodio. Ascolta il podcast Storia della Magia, se vuoi scoprire le vere origini della magia a partire dalle fonti storiche.

Lorenzo Manara
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