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2 Marzo 2023

Erichto: la necromante che terrorizzava gli Dèi

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Articolo del podcast Storia della Magia, episodio 2: Erichto la strega di Tessaglia e necromante

“Abitava tombe abbandonate e occupava i sepolcri“: comincia così la descrizione di Erictho, la necromante di Tessaglia. Eppure Erichto era viva, una donna mortale, caratteristica che viene sottolineata fin da subito per rimarcare la sua natura malvagia. Perché non esiste giustificazione divina per una tale crudeltà: solo il male fine a sé stesso.

E’ giunto il momento di indagare a fondo delle religioni misteriche, spulciando tra gli antichi manoscritti che trattano di quella che più tardi sarà chiamata magia nera. Uno di questi è il De bello Civili, un poema latino di Marco Anneo Lucano, del I secolo dopo Cristo: fonte d’ispirazione per il genere horror del XX secolo e non solo. Il suo scopo originario, ovviamente, era tutt’altro: la rappresentazione della guerra civile tra Cesare e Pompeo.

La guerra civile fra Cesare e Pompeo Magno dilaniava le province romane da Oriente a Occidente ormai da anni. I due uomini più potenti di Roma, vincitori di numerose campagne militari, schieravano le proprie legioni uno contro l’altro per ottenere il dominio dell’intero mondo conosciuto. Tutto ebbe inizio con la celebre traversata del Rubicone di Cesare, che pronunciando la frase “àlea iacta est” (il dado è tratto) diede inizio alla guerra e, come sappiamo, la vinse, guadagnandosi il titolo di dictator e imperator. Presto la Repubblica sarebbe caduta per lasciar spazio all’epoca dei grandi imperatori…

A margine della guerra, si muoveva il figlio di Pompeo: Sesto. Nel racconto letterario, la sua fazione aveva appena riportato una vittoria e il giovane comandante vagava per il campo di battaglia, accompagnato dal lamento dei feriti e dal silenzio dei morti. Il suo intento era quello di trovare Erichto, la strega più potente della Tessaglia. Ed era certo di trovarla, poiché laddove i cadaveri toccavano il suolo lei era sempre presente.

Non appena scende l’oscurità, Erichto emerge dalla tomba per impadronirsi delle folgori notturne, probabilmente un accenno all’antica credenza che i fulmini caduti sulla Terra lasciassero le loro “punte” di pietra, le ceraunie, che dal Medioevo e dal Rinascimento in poi vengono associate da alcuni autori alle punte di selce neolitiche. Erictho distrugge le colture come faranno poi le streghe che compaiono nei manuali inquisitoriali cinquecenteschi (ad esempio il Malleus Maleficarum) e, soprattutto, con la lingua della necromanzia spaventa perfino gli déi.

Cito dal testo dell’opera: “Alle prime parole della sua preghiera, gli dèi permettono qualsiasi nefandezza ed hanno paura di ascoltare una seconda invocazione.”

Erichto è guidata da un’inarrestabile fame di carne in decomposizione. Lucano non ci risparmia la descrizione dettagliata della strega che si lancia sui cadaveri per strapparne gli occhi e rosicchiare la pelle dalle mani rinsecchite. I funerei pasti provengono prevalentemente dai condannati a morte, appesi per il collo o inchiodati alla croce, dove lei si arrampica per tirarli giù e fare a gara con i lupi e gli avvoltoi; creature abiette con le quali condivide gli orridi banchetti. Ma non si limita solo a presentarsi quando la cena è servita.

Erichto uccide senza esitazione quando ha bisogno di sangue appena sgorgato per la sua necromanzia o di viscere che ancora si muovono per i macabri rituali. E lo fa pure alla luce del sole, durante i funerali.

Cito dal testo: “la spietata strega tessalica si getta sulla cara salma e, imprimendovi baci, ne mutila la testa ed allarga con i denti la bocca irrigidita del cadavere, sì che, mordendo la parte anteriore della lingua che aderisce all’arido palato, infonde tra le labbra gelate un mormorio ed invia un empio messaggio alle ombre dello Stige…”

Queste descrizioni non hanno bisogno di commenti. Ribadisco che si tratta di brani tratti da un poema del I secolo, esempio lampante di quanto le storie fantastiche in uso ancora oggi, soprattutto nei romanzi, videogiochi, giochi di ruolo e, in questo caso specifico, nei film horror, peschino a piene mani da una tradizione di cultura esoterica millenaria.

La sua necromanzia era così potente che “se avesse tentato di resuscitare dai campi di battaglia tutte le schiere e restituirle alla guerra, le leggi dell’Oltretomba sarebbero state infrante ed un popolo – tolto, per un potente prodigio, dallo stigio Averno – avrebbe combattuto“. Erichto dunque è probabilmente la prima necromante mortale della storia letteraria ad essere in grado non solo di riportare in vita i morti, ma di svuotare lo stigio Averno per tirar su un’intera armata.

Il figlio di Pompeo, Sesto, sapeva bene queste cose. Ed era di certo intimorito da una simile fama (o fame). Per aiutare suo padre a vincere la guerra contro Cesare però era disposto a tutto, perfino a consultare la necromante di Tessaglia, chiedendole di guardare a fondo delle anime perdute dell’Oltretomba e predire il futuro.

Ed ecco che ci viene regalata la descrizione di un rituale di magia nera fra i più dettagliati e truculenti della storia antica.

Erichto afferra un cadavere dal campo di battaglia e lo trascina ai piedi di una rupe circondata da un bosco di tassi, gli alberi della morte, famosi per la fabbricazione di dardi e per la loro tossicità. Il luogo è uno degli ingressi per l’Oltretomba, da cui entrano ed escono le anime dei defunti.

La necromante poi rimescola nel suo calderone disgustosi ingredienti per cerimoniare la necromanzia:

Cito dal testo: “bava di cani affetti da idrofobia, viscere di lince, vertebre di iena feroce, midolla di cervi, che si sono nutriti di serpenti, la remora, che è in grado di tener ferma una nave in alto mare, anche quando l’euro tende le corde, occhi di serpente, le pietre, che emettono suoni quando sono riscaldate da un’aquila che cova, il serpente volante degli Arabi, la vipera nata presso le acque del Mar Rosso e che custodisce le conchiglie preziose, la pelle di un rettile libico ancora vivo, le ceneri della fenice deposta sull’altare orientale…”

Una descrizione piena di simboli antichi, alcuni molto interessanti, come la remora, il pesce che i romani credevano capace di attaccarsi alla chiglia delle navi per rallentarle. Oppure le pietre riscaldate dalla cova delle aquile, che  sono menzionate da Plinio il vecchio: pietre magiche in grado di proteggere la nidiata. La vipera nata presso le acque del Mar Rosso, invece, è una credenza che riguarda le ostriche e la presenza di vipere sottomarine a guardia delle perle in esse contenute.

Dopo aver mescolato gli orridi ingredienti, Erichto si rivolge alle entità dell’Oltretomba. Comincia con le Eumenidi, ovvero le Erinni (a volte definite Furie) divinità femminili della vendetta. Poi si rivolge al Caos primordiale, la potenza informe che tende a inghiottire il mondo, e al Reggitore della terra, ovvero il signore del sottosuolo, Dite, tormentato dal fatto che gli dèi non lo raggiungeranno mai poiché non possono morire.

Erictho invoca anche la personificazione dello Stige, e poi Persefone, Ecate, Cerbero, le Parche, Caronte e, infine, di nuovo Dite, invocato con un altro dei suoi molti nomi: Orcus. Tutti loro sono costretti ad ascoltare gli scongiuri nella lingua della necromanzia per riportare in vita lo spirito del soldato morto in battaglia, il quale dovrà rivelare il destino di Pompeo al figlio Sesto.

Terminato il rituale di necromanzia, il cadavere si rianima. Alza il capo con la bocca piena di bava e osserva l’anima che aleggia sopra di lui: lo spirito richiamato dall’Oltretomba fluttua nell’aria, che è terrorizzato alla vista del suo stesso cadavere: infatti, si rifiuta di tornare in quelle membra morte! A quel punto Erichto esplode di rabbia. Si scaglia sul corpo brandendo un serpente vivo, e comincia a frustarlo insultando le entità richiamate pochi istanti prima. Minaccia le Furie con il loro vero nome (Tisifone, Megera), promettendo di scacciarle da ogni tumulo o sepolcro e d’invocare contro di loro lo stesso Ade se non esaudiscono la sua volontà. 

Gli scongiuri funzionano perché gli dèi hanno paura di Erictho.

Tra le lacrime, il cadavere rivelerà il destino di Pompeo: la sconfitta e la morte. Questa storia è un tripudio di immagini fantastiche all’origine della magia più oscura: la necromanzia.

Ma di necromanzia, ne parlerò nel prossimo episodio. Ascolta il podcast Storia della Magia, se vuoi scoprire le vere origini della magia a partire dalle fonti storiche.

Lorenzo Manara
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