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19 Luglio 2022

Il duello di Dio: una storia di giustizia medievale

il duello di dio

La vera storia di uno stupro vendicato tramite duello di Dio: il combattimento giudiziario medievale tra Jean de Carrouges e Jacques le Gris

Nell’anno 1387 ebbe luogo, nella Francia medievale, un duello di Dio disputato tra Sir Jean de Carrouges e Jacques le Gris. I due celebri cavalieri si sfidarono all’ultimo sangue per decretare la colpevolezza, o l’innocenza, di Jacques le Gris, il quale, secondo le accuse, aveva stuprato Marguerite de Thibouville, moglie di Jean de Carrouges.

I fatti ci vengono narrati da Froissart1, in un’appassionante cronaca che descrive nel dettaglio i momenti salienti di questo episodio storico medievale che, al pari delle canzoni epico-cavalleresche, ci immerge in atmosfere a metà fra la tragedia e l’eroismo, con un finale carico di pathos drammaturgico. Ma cominciamo dal principio…

“In quel tempo si parlava molto in Francia, e fino alle parti più lontane del regno, di un duello all’ultimo sangue che avrebbe avuto luogo a Parigi a seguito di una decisione dell’Alta Corte di Parigi. La disputa si trascinava da oltre un anno tra le due parti, che erano un cavaliere chiamato Sir Jean de Carrouges e uno scudiero chiamato Jacques Le Gris, entrambi appartenenti al dominio e alla casa del conte Pierre d’Alençon, che aveva tenuto i due di loro in grande considerazione. Jacques Le Gris in particolare era molto rispettato dal conte. Gli era particolarmente affezionato e riponeva in lui grande fiducia. Non era un uomo di ottima famiglia, ma uno scudiero di umile nascita che era risorto nel mondo, favorito dalla fortuna come molte persone lo sono. Ma quando sono in cima e si credono al sicuro, la fortuna li ributta nel pantano e finiscono più in basso di quanto avevano iniziato. Ora, quanto al combattimento mortale che ne seguì e che suscitò tanto scalpore che la gente venne a Parigi per vederla da molti luoghi diversi, descriverò le cause, come mi fu spiegato all’epoca.”

Sir Jean de Carrouges era un cavaliere, Jacques le Gris era invece uno scudiero: entrambi valorosi e stimati signori della casa del conte d’Alençon. Jacques, in particolare, era molto ben voluto dal conte, il quale si era affezionato a lui e gli aveva permesso, nonostante le umili origini, di scalare la gerarchia medievale fino a raggiungere la casta nobile e guerriera, ai vertici della società. Tuttavia, come ci ammonisce il cronista, quando si è giunti in cima e ci si sente al sicuro, il destino può ribaltarsi per rigettare coloro che non se lo meritano nel pantano da cui sono venuti.

Quest’affermazione nasce dal motivo letterario della nobiltà d’animo medievale, distinto dal semplice status sociale per la sua caratteristica innata: coloro che erano nobili, lo erano nel profondo, nel sangue, a prescindere dai soldi. Infatti, lo scudiero Jacques, nato umile e privo di un lignaggio cavalleresco, dimostrò presto di non essere all’altezza del ruolo cui era giunto grazie alla “fortuna”, e che lo condusse a disputare un duello di Dio.

“Accadde che Sir Jean de Carrouges organizzò una spedizione Oltremare – cosa che gli era sempre piaciuto fare – per aiutarlo nel suo avanzamento. Prima di partire chiese il permesso al conte di Alençon e gli fu prontamente concesso. Il cavaliere aveva sposato una moglie giovane, bella, buona, assennata e modesta nel comportamento. Le diede un affettuoso addio, come fanno i cavalieri quando partono per terre lontane. Partì, lasciandola con i suoi servi in ​​un castello al confine tra Le Perche e Alençon, con il nome, credo, oi Argenteuil (Argentan). Mentre il cavaliere proseguiva il viaggio, lei vi rimase, vivendo in modo semplice e discreto.”

Sir Jean de Carrouges organizzò una spedizione Oltremare, ovvero in Terra Santa, lasciando al castello la sua novella sposa, Marguerite de Thibouville, sola con i servi, a vivere in “modo semplice e discreto”.

L’allontanamento del marito, però, permise a un criminale di farsi avanti, indisturbato, per prendere ciò che aveva da sempre, e segretamente, desiderato: l’amore (o per meglio dire, il corpo) di Marguerite, rimasta sola nel castello. Da qui in avanti, cominciano le orrende vicissitudini che portarono al duello di Dio vero e proprio, la sfida cavalleresca più celebre dell’epoca.

“Avvenne allora – e questo era il punto in questione – che, per una strana e perversa tentazione, il diavolo entrò nel corpo di Jacques Le Gris, che era ancora con il conte di Alençon, di cui era il principale consigliere. Concepì l’idea di commettere un grande crimine, che avrebbe dovuto pagare in seguito; ma che non poteva essere provato e di cui lui non rilasciò mai una confessione. I suoi pensieri si fissarono sulla moglie di Sir Jean de Carrouges, che sapeva vivere quasi da sola con i suoi servi nel castello di Argenteuil. Così un giorno lasciò Alençon su un buon cavallo e spronò rapidamente in avanti fino a raggiungere il castello. I servi lo accolsero, perché lui e il loro padrone servivano entrambi lo stesso signore ed erano compagni d’armi. Allo stesso modo la signora, non sospettando nulla di male, gli diede un’accoglienza amichevole, lo condusse nella sua stanza e gli mostrò alcune sue cose. Deciso sul suo malvagio disegno, Jacques chiese alla dama di portarlo a vedere il mastio, dicendo che quello era in parte l’oggetto della sua visita. La signora acconsentì senza fare domande e loro due ci andarono da soli. Né l’uomo né la serva andarono con loro, perché siccome la signora lo intratteneva così piacevolmente, dimostrando di avere piena fiducia nel suo onore, pensavano che tutto andasse bene.

Non appena entrarono nella fortezza, Jacques Le Gris si chiuse la porta alle spalle. La signora vi prestava poca attenzione, pensando che l’avesse soffiato il vento, e Jacques la incoraggiò a pensarla così. Quando furono soli lì insieme, Jacques Le Gris, intrappolato dalle astuzie del Nemico, la cinse con le braccia e disse: ‘Signora, vi giuro che vi amo più della mia vita, ma devo avere la mia volontà di voi.’ La signora rimase sbalordita e cercò di gridare, ma lo scudiero le infilò in bocca un piccolo guanto per farla tacere, la strinse forte, perché era un uomo forte, e la spinse a terra. La violentò, avendo il suo desiderio di lei contro la sua volontà. Fatto ciò, disse: *Signora, se tu rivelerai ciò che è accaduto, sarai disonorata. Non dire nulla e anche io starò zitto per amor tuo. ‘La signora, piangendo amaramente, rispose: ‘Ah, uomo malvagio e traditore, starò zitta, ma non tanto a lungo quanto tu ne avrai bisogno.’

Quindi aprì la porta della stanza nel mastio e scese, seguita dallo scudiero.

La sua gente vide che era angosciata e piangeva, ma non avendo alcun sospetto, pensavano che avesse portato delle brutte notizie sul marito o sui parenti, e che questo spiegasse il suo dolore.”

Jacques le Gris, scudiero del conte d’Alençon, partì dal castello del suo signore per raggiungere Marguerite. Entrò nel castello indisturbato, in virtù della sua fama, poiché i servi e le guardie, nel riconoscerlo, non ebbero il minimo dubbio riguardo le sue intenzioni: era un uomo del conte, così come lo era il loro signore, Jean, salpato Oltremare, e quindi non c’era niente di cui preoccuparsi. Ma, come dice il cronista, il diavolo entrò nel corpo di Jacques per fargli compiere la sua perversa tentazione.

E’ importante notare quanto il cronista aborri l’idea dello stupro, così come tutti i personaggi coinvolti in questa vicenda, eppure, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, siamo in pieno Medioevo: epoca, ritenuta dai più, buia e retrograda, fatta di assassinii, torture, streghe e ogni genere di nefandezza. Le nefandezze esistevano, i crimini venivano commessi, questo è vero, ma alla stessa maniera in cui vengono commessi oggi: i valori sociali, infatti, così come la morale comune, sono più o meno gli stessi, e nessuno avrebbe approvato simili violenze, considerata anche la matrice religiosa cristiana che permeava la vita quotidiana e non concedeva alcuna tregua per reati così gravi. Infatti, come vedremo fra poco, tutta la nobiltà francese sarebbe accorsa per assistere alla risoluzione di fatti così riprovevoli, culminati con un combattimento giudiziario all’ultimo sangue, ovvero il duello di Dio.

Jacques le Gris, fingendosi amico disinteressato, stuprò Marguerite, moglie di Sir Jean de Carrouges, e le ordinò di restare in silenzio sull’accaduto poiché, se avesse parlato, si sarebbe disonorata pubblicamente, qualunque fosse l’esito di eventuali processi.

Ma Marguerite disse, con forza e coraggio, che non avrebbe taciuto.

“La giovane moglie si chiuse nella sua stanza e lì cedette ad amari lamenti. Jacques lasciò il castello a cavallo e tornò dal suo padrone, il conte di Alençon. Era presente al suo castello allo scoccare delle dieci, ed era stato visto nel castello del conte alle quattro del mattino. Racconto questi fatti in vista del grande processo che seguì più tardi a Parigi, durante il quale il punto fu indagato dai commissari dell’Alta Corte di giustizia. Il giorno in cui le accadde questa miserabile cosa, la dama di Carrouges rimase nel suo castello semi stordita, sopportando il dolore come meglio poteva. Non rivelò nulla a nessuno dei suoi servitori, essendo sicura che se lo avesse fatto sarebbe stato più probabile che incorresse in colpa che in credito. Ma ha fermamente impresso nella sua memoria il giorno e l’ora in cui Jacques Le Gris era venuto al castello.

Presto suo marito, il signore di Carrouges, tornò a casa dal suo viaggio. Sua moglie lo accolse calorosamente al suo arrivo, così come tutti i domestici. Passò quel giorno, venne la notte e Sir Jean andò a letto. La signora non voleva andare a letto, cosa di cui suo marito fu molto sorpreso e continuava a chiederle di farlo. Lo rimandò e camminò su e giù per la stanza, pensierosa. Alla fine, quando tutta la loro gente fu a letto, si avvicinò al marito e, inginocchiata accanto a lui, gli raccontò con toni pietosi la cosa terribile che le era capitata. Dapprima il cavaliere non riuscì a crederci, ma ella insistette così tanto che si avvicinò e disse: «Va bene, allora, mia signora, se è successo come dite, vi perdono; ma lo scudiero morirà perché così sarà deciso dai miei amici e dai vostri. E se scopro che quello che mi hai detto non è vero, non vivrai mai più con me». La signora sostenne e insistette ancora più fortemente che era assolutamente vero.”

Marguerite tenne tutto per sé, restando in silenzio nel suo castello, in attesa dell’arrivo del marito. E quando finalmente Sir Jean tornò dall’Oltremare, lei rivelò ogni cosa, tra le lacrime. Il marito, credendole, la perdonò (poiché si trattava comunque di adulterio), e le disse che lo scudiero Jacques, per quel che aveva fatto, doveva morire. Poiché non vi era altro modo, se non la via della spada, per ottenere giustizia: un duello di Dio che sarebbe finito sulla bocca dell’intera Francia medievale.

“Quella notte passò. Il giorno successivo Sir Jean fece scrivere e inviare numerose lettere agli amici più cari di sua moglie e ai suoi, con il risultato che subito dopo che furono tutti giunti al castello di Argenteuil, li accolse con discrezione e li riunì in una stanza, dove spiegò il motivo che lo aveva indotto a chiamarli e fece in modo che sua moglie raccontasse l’intera vicenda in dettaglio, con loro puro stupore. Chiese la loro opinione e gli fu consigliato di andare dal suo signore, il conte di Alençon, e di raccontargli tutta la storia, cosa che fece. Il conte, che amava molto Jacques Le Gris, si rifiutò di credergli e decise un giorno in cui i due partiti si presentassero davanti a lui. Ha richiesto la presenza della signora che accusava Jacques Le Gris, per descrivere con parole sue quanto era accaduto.

Venne, e con lei molti membri della sua famiglia, alla corte del conte di Alençon. Il procedimento fu lungo e acceso, con Jacques Le Gris accusato del crimine sia dal cavaliere che dal resoconto completo che sua moglie ne diede. Jacques Le Gris ha sostenuto fermamente la sua innocenza, dicendo che non c’era verità nell’accusa e che la signora lo accusava ingiustamente. Era perplesso, ha detto nel suo discorso, senza sapere perché la signora lo odiava. Dimostrò chiaramente, con le testimonianze dei membri della casa del conte, che il giorno in cui avvenne che era stato visto lì alle quattro, e il conte disse che alle dieci lo assisteva nella sua camera. Aggiunse che era del tutto impossibile nel tempo per lui aver fatto ciò di cui era stato accusato di fare e aver percorso la distanza andata e ritorno, ventiquattro leghe in quattro ore e mezza. Il conte disse alla signora, per sostenere il suo scudiero, che doveva averlo sognato, e ordinò formalmente che l’accusa fosse annullata e che non venissero mai sollevate altre domande a riguardo. Il cavaliere, che possedeva un grande coraggio e credeva a sua moglie, rifiutò di obbedire a questa sentenza. Andò a Parigi e presentò la sua causa contro Jacques Le Gris davanti all’Alta Corte. Jacques ha risposto alla sua citazione e ha fornito garanzie impegnandosi a rispettare la decisione del tribunale.”

Sir Jean inviò numerose lettere ad amici e parenti e li radunò al castello, per raccontar loro cosa era appena accaduto e chiedere consiglio. Quello di riunire la famiglia per decidere le questioni importanti era un momento fondamentale della vita sociale medievale, che ho deciso di rappresentare anche nel mio ultimo romanzo, La Stirpe delle Ossa, dove i famigliari si lanciano in discussioni molto accese sul destino del feudo e della stirpe stessa.

I famigliari di Jean furono d’accordo nel rivolgersi al conte d’Alençon, il quale, dopo aver udito la storia, non credette a una sola parola. Egli, infatti, teneva in gran considerazione Jacques, il suo scudiero, il quale si diceva innocente e, nonostante vi fossero numerosi testimoni che lo avevano visto al castello di Sir Jean, quel maledetto giorno, alle quattro del pomeriggio, lo scudiero si giustificò dicendo che non avrebbe potuto compiere il crimine, visto che alle 10 si trovava nel castello del conte2.

Per questo, il conte “ordinò formalmente che l’accusa fosse annullata e che non venissero mai sollevate altre domande a riguardo”, giustificando l’accaduto come un sogno di Marguerite. Ma Sir Jean, che credeva alla moglie e voleva andare fino in fondo, poiché ormai ne valeva dell’onore dell’intera famiglia, decise di rifiutare il verdetto del conte (che, ricordiamo, era suo signore), per rivolgersi all’Alta Corte di Parigi e, quindi, inimicarsi il signore che aveva sempre servito. Ormai le vicende avevano preso una piega che non poteva più essere risolta con le sole parole: il duello di Dio stava per avere inizio.

“Il procedimento andò avanti per più di un anno e mezzo. Le due parti non potevano essere conciliate perché il cavaliere credeva assolutamente nel racconto della moglie e perché il caso era diventato così noto che si sentiva obbligato a portarlo avanti fino in fondo. Il conte d’Alençon era così infuriato per la sua ostinazione che molte volte l’avrebbe fatto uccidere, se non fosse stato per il fatto che erano già andati a corte.

Dopo molte deliberazioni e discussioni, la corte dichiarò che, poiché la signora di Carrouges non poteva provare nulla contro Jacques Le Gris, la questione doveva essere risolta con un duello all’ultimo sangue. Tutti i partiti, il cavaliere, lo scudiero e la dama di cavaliere, ricevettero l’ordine di essere presenti a Parigi nel giorno stabilito, che doveva essere il primo lunedì dell’anno 1387.

In quel tempo il re di Francia ei suoi baroni si erano recati a Sluys con l’intenzione di invadere l’Inghilterra. Quando la notizia della decisione della corte giunse al re, che già vedeva che l’invasione non avrebbe avuto luogo, disse che avrebbe voluto vedere il duello tra il cavaliere e lo scudiero. I duchi di Berry, Borgogna e Borbone, che anche loro volevano vederlo, dissero al re che era giusto che andasse. Di conseguenza mandò a dire a Parigi di rinviare il combattimento fino a quando non avesse potuto assisterlo, e questo ordine fu debitamente obbedito.”

Il processo andò avanti per un anno e mezzo, ma non vi erano prove a sostegno dell’accusa. Siccome Sir Jean non aveva intenzione di patteggiare un accordo, poiché ormai si era spinto troppo oltre nella faccenda, l’Alta Corte deliberò che l’unico modo di risolvere la questione era un bel combattimento alla vecchia maniera, ovvero all’ultimo sangue: il duello di Dio. Il cavaliere che avesse vinto la sfida sarebbe stato giudicato vincitore della causa, lo sconfitto, invece, sarebbe finito impiccato.

Nell’anno 1387 venne organizzato a Parigi il combattimento a cui volle partecipare l’intera nobiltà francese, compreso il re di Francia, Carlo VI, detto il Folle, che di lì a qualche anno sarebbe impazzito gettando l’intero regno nell’anarchia.

“Il giorno del combattimento giunse verso l’inizio dell’anno contato come 1387 secondo l’usanza di Roma. La lizza fu preparata in piazza Santa Caterina, dietro il Tempio. Il re di Francia era lì con i suoi zii e una grande folla di persone veniva a guardare. A un lato della lizza erano state erette grandi tribune, dalle quali i signori potevano vedere la lotta tra i due campioni. Questi vennero in campo e furono armati da capo a piedi, come era loro richiesto, e sedettero ciascuno sulla propria sedia separata. Sir Jean de Carrouges fu accompagnato dal conte Waleran de Saint-Pol e Jacques Le Gris dagli uomini del conte di Alençon. Prima che il cavaliere entrasse in lizza, si avvicinò alla moglie, che sedeva vestita di nero in una carrozza tutta drappeggiata anch’essa di nero, e le disse: ‘Signora, sulla tua testimonianza sto per rischiare la mia vita in combattimento con Jacques Le Gris. Sai se la mia causa è giusta e vera». «Mio signore», disse la signora, «E’ così. Puoi combattere con sicurezza. La causa è giusta.’ «Allora sia nelle mani di Dio», disse il cavaliere. Baciò la moglie, le strinse la mano, poi si fece il segno della croce ed entrò in lizza.”

La lizza, ovvero il recinto per la giostra del torneo, fu preparata per il gran giorno, il momento che tutti aspettavano da tempo: la disputa del duello di Dio per decidere la colpevolezza o l’innocenza dello scudiero Jacques. Sir Jean, ormai allontanato dal suo signore e conte di Alençon, venne accompagnato sul campo da un altro signore, il conte di Waleran de Saint-Pol: qualunque fosse stato l’esito, i loro vecchi rapporti si erano ormai irrimediabilmente incrinati.

Marguerite sedeva dentro una carrozza drappeggiata di nero, e venne raggiunta dal marito poco prima dell’inizio del duello di Dio. Sir Jean le ricordò che sulla sua testimonianza avrebbe rischiato la vita in combattimento. La moglie replicò di combattere con sicurezza, poiché la causa era giusta. Dunque, il cavaliere baciò la moglie, si fece il segno della croce, ed entrò in lizza.

“La dama rimase nella carrozza drappeggiata di nero, pregando con fervore Dio e la Vergine Maria, supplicandoli umilmente di concederle la vittoria in quel giorno secondo il suo diritto. Comprensibilmente era molto ansiosa e tutt’altro che sicura che la sua stessa vita fosse salva, perché se suo marito aveva avuto la peggio, la sentenza era che doveva essere impiccato e lei bruciata senza appello. Non so – perché non le ho mai parlato – se non si fosse spesso pentita di essere andata così lontano con la questione che lei e suo marito erano in un pericolo così grave – e poi alla fine non c’era altro da fare che attendere l’esito.

Quando i due campioni ebbero prestato giuramento, come è consuetudine prima di tali combattimenti, furono posti l’uno di fronte all’altro e gli fu detto di dire il motivo dell’incontro. Allora montarono sui loro cavalli e lo fecero molto graziosamente, perché entrambi erano abili nelle armi. La prima parte del combattimento è stata una giostra, in cui nessuno dei due è rimasto ferito. Quindi smontarono e proseguirono a piedi, combattendo entrambi molto coraggiosamente.”

I due cavalieri prestarono giuramento, uno di fronte all’altro, negli istanti prima di disputare il duello di Dio. Montarono sui cavalli e si prepararono alla giostra. Spronarono i destrieri, lance sotto il braccio, dritte e letali, finché non si scontrarono. Nessuno di loro, però, rimase ferito. Quindi smontarono per proseguire il combattimento a piedi, spada e scudo, dinnanzi all’Alta Corte, alla nobiltà parigina e allo stesso re di Francia.

Come da perfetto romanzo d’avventura, il primo a essere ferito fu Sir Jean, con grande scoramento di coloro che patteggiavano per lui e la signora Marguerite.

“Il primo a soffrire fu Sir Jean de Carrouges, che fu ferito a una coscia, con grande allarme dei suoi sostenitori, ma continuò a combattere così strenuamente da abbattere il suo avversario e, conficcandogli la spada nel corpo, lo uccise sul colpo . Si voltò e chiese se avesse fatto il suo dovere e gli fu detto che l’aveva fatto. Il corpo di Jacques Le Gris fu consegnato al boia di Parigi, che lo trascinò a Mountfaucon e lì lo impiccò.

Quindi Sir Jean de Carrouges si avvicinò al re e si inginocchiò davanti a lui. Il re lo fece alzare e gli diede mille franchi, facendolo anche membro della sua camera con una pensione di duecento franchi l’anno a vita. Dopo aver ringraziato il Re e i grandi nobili, il cavaliere andò dalla moglie e la baciò, poi si recarono insieme alla cattedrale di Notre-Dame per fare i loro ringraziamenti prima di tornare a casa loro.”

Sir Jean, ferito alla coscia, continuò a combattere così strenuamente da vincere il duello di Dio, conficcando la spada nel corpo di Jacques l’avversario. Lo scudiero fu ucciso sul colpo e la sentenza eseguita: secondo il combattimento di giustizia, Sir Jean aveva ragione d’essere vincitore e Marguerite poté riguadagnare il suo onore perduto. Jacques le Gris, che non aveva mai confessato il crimine, venne considerato colpevole, poiché l’esito del duello di Dio non ammetteva ricorsi. Venne trascinato alla forca e impiccato, da morto, come prevedeva la consuetudine.

Il re Folle donò mille franchi a Sir Jean, lo nominò membro del suo consiglio con una pensione di 200 franchi all’anno, a vita. Sir Jean, con la moglie, si recò a Notre Dame per ringraziare il Signore e tornarono a casa, ponendo fine a una tragica storia durata anni. Poco dopo Sir Jean compì un pellegrinaggio assieme ad altri cavalieri, fra i quali vi era il grande Boucicaut, Jean le Mengre II, protagonista di uno dei tornei più celebri del Tardo Medioevo (per approfondire, leggi l’articolo sul Pas d’Armes).

“Sir Jean de Carrouges non rimase a lungo in Francia, ma partì con il giovane Lord Boucicaut, figlio del grande Boucicaut, e Sir Jean Desbordes e Sir Louis de Giac. I quattro erano ansiosi di visitare il Santo Sepolcro e il Sultano Amurat, di cui si parlava molto in Francia all’epoca. Con loro c’era anche Robin di Boulogne, scudiero d’onore del re di Francia, che ai suoi tempi fece diversi viaggi notevoli.”

Questa è stata l’ultima occasione nota in cui il Parlamento di Parigi ordinò un duello di Dio. C’è da aggiungere che, secondo altre cronache, Jacques Le Gris fu poi dichiarato innocente quando un uomo condannato a morte per un altro delitto confessò lo stupro della Dama di Carrouges. Molti storici, però, ritengono che tale confessione sia fasulla, senza contare che la versione di Marguerite appare molto plausibile, considerate le testimonianze univoche dei servitori che avevano riconosciuto Jacques Le Gris, quel maledetto giorno in cui si consumò la violenza.

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  1. Cronaca di Jean Froissart, combattimento di giustizia, Libro terzo (1386-8), pag 309
  2. Secondo le note della cronaca inglese, oggigiorno Alençon dista ventotto miglia da Argenta, il castello di Sir Jean. Distanza che poteva essere percorsa a cavallo, avanti e indietro, in un solo giorno.
Lorenzo Manara
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