L’elefante da guerra
L’elefante da guerra scomparve con la diffusione delle armi da fuoco. O forse no?
I primi esempi di impiego dell’elefante da guerra risalgono a svariati secoli prima della venuta di Cristo. La fonte storica che ci ha permesso di fare una simile constatazione è uno dei più grandi poemi epici dell’umanità: il Mahabharata (La grande storia dei discendenti di Bharata).
Il poema indiano narra di un’antica battaglia combattuta nella piana di Kurukshetra. Secondo la tradizione hindu questa battaglia fu combattuta intorno al III millennio a.C. tuttavia il testo più antico di Mahabharata conosciuto risale al IV secolo a.C. Non possiamo fare una datazione precisa. Alcuni ipotizzano che gli elefanti da guerra fossero presenti addirittura nel 8.000 a.C 1.
Datazioni sconosciute a parte, il Mahabharata ci mostra quanto fosse importante l’elefante da guerra nelle antiche formazioni indiane:
Ogni esercito consisteva di più divisioni: i Kaurava ne avevano undici, mentre i Pandava ne controllavano sette. Una singola divisione includeva 21.870 carri (con relativi conduttori), 21.870 elefanti (con relativi conduttori) e 109.350 soldati a piedi. 2
21.870 Elefanti indiani per ciascuna divisione, moltiplicati per sette o undici divisioni. Vi immaginate le montagne di letame che doveva lasciarsi dietro l’esercito?
Non mi sento di dare molto peso a queste cifre, dopotutto il Mahabharata è un poema dalla valenza prevalentemente mitologico-letteraria. L’esercito descritto nel poema è composto da un carro e un elefante da guerra ogni cinque pedoni. Mi sembra eccessivo. C’è da dire che se volessimo equiparare l’elefante da guerra al cavallo, il rapporto è molto vicino a quello di una milizia feudale. Il Clausewitz dedica nel suo “Della Guerra” un intero capitolo al rapporto fra le diverse armi di un esercito, e afferma che durante la guerra dei Trent’anni la proporzione tra fanteria e cavalleria arrivò addirittura al minimo di 1:1 3.
Ma è anche vero che l’elefante da guerra non può essere paragonato a un cavallo.
L’elefante da guerra svolgeva la funzione di spaventoso macchinario da prima linea. Veniva condotto nel centro della formazione per guidare la carica o addirittura prevenirla: i nemici che si trovavano di fronte questi animali giganteschi non erano del tutto propensi a corrergli incontro. Gli elefanti erano così pericolosi che gli stessi alleati avevano il timore che potessero imbizzarrirsi e falciare indistintamente amici e nemici. Tali animali vennero sguinzagliati dai Persiani contro Alessandro Magno, da Annibale contro i romani e così in molte altre battaglie dell’antichità fino a scomparire. Con la diffusione della polvere da sparo, delle armi da fuoco portatili e dei cannoni, non servivano più a nessuno. O forse no?
La fotografia del soldato americano che sta con la mitragliatrice sul dorso dell’elefante è stata scattata per propaganda o per un semplice scherzo. Non è mai esistita una divisione statunitense di mitraglieri a cavallo di elefanti. Tuttavia gli elefanti hanno continuato ad avere un ruolo nelle guerre fra esseri umani, soprattutto nei paesi asiatici. Venivano impiegati come animali da trasporto in quei luoghi laddove i cavalli e i veicoli avevano difficoltà ad operare efficacemente, tiravano incredibili quantità di carico e combatterono perfino qualche battaglia. Un esempio moderno è la battaglia di Danubyu tra l’impero birmano e quello inglese, nel 1825.
Insomma, il nobile elefante da guerra ha visto la pace soltanto nell’ultimo secolo. La guerra è andata avanti e si è fatta troppo complicata per il simpatico pachiderma, ormai diventato una macchina obsoleta da rinchiudere negli zoo e nelle riserve naturali. Meglio per lui, no? Una storia a lieto fine…
Ah, no, aspetta. Le zanne d’avorio.
Già.
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