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6 Dicembre 2022

Pioggia di sangue sul Cuor di Leone

riccardo cuor di leone muore

La maledizione della pioggia di sangue dell’anno 1196, narrata da William of Newburgh, che colpì Riccardo Cuor di Leone e la sua formidabile fortezza: Chateau Gaillard

Maggio 1196, a Les Andelys, sulla riva della Senna, è in atto la costruzione di una formidabile fortezza. Chateau Gaillard, Castel Gagliardo, i cui lavori, decisi da Riccardo Cuor di Leone, coinvolgono migliaia di uomini, giorno e notte. Lavori da completare in fretta, poiché lo scopo di Castel Gagliardo è uno solo: difendere la Normandia nel suo punto più debole, dove i francesi di Filippo II presto sferreranno il loro attacco.

La Normandia, regione settentrionale della Francia che nel XII secolo è sotto il dominio degli inglesi, cui fa capo Riccardo Cuor di Leone: duca di Normandia e re d’Inghilterra.

Riccardo, vittorioso condottiero che ha girato il mondo, conquistatore dell’isola di Cipro e della città fortezza di san Giovanni d’Acri, l’unico ad aver battuto sul campo Saladino, alle crociate, e che, secondo molti storici, avrebbe potuto persino prendersi Gerusalemme, se non si fosse fermato sotto quelle sacre mura, a un passo dalla vittoria decisiva.

Tornato in Francia, Riccardo impugna la spada per combattere ancora, stavolta contro i vicini francesi, gli stessi che lo avevano accompagnato sulla terra polverosa della Siria, ma che adesso, sono tornati a essere il nemico numero uno.

“Capitolo 34: Della riconciliazione del re Riccardo e dell’arcivescovo di Rouen; e di un certo prodigio
In questo momento l’illustre re Riccardo e Walter, arcivescovo di Rouen, dopo una lunga inimicizia, ristabilirono con più sobrietà l’antica amicizia che esisteva tra loro: il prelato cedette il suo diritto a favore del principe e il principe poté soddisfare il prelato in quelle cose che toccano il diritto della chiesa di Rouen, che aveva usurpato per necessità di guerra, grazie a un giusto scambio. Infatti, quando il re ebbe individuato un luogo molto conveniente nella città che si chiama Andeli, e che era il patrimonio della chiesa di Rouen, per costruire un castello sulla Senna per la difesa della Normandia, temendo che lo stesso fosse occupato in opposizione a lui dal re di Francia, ritenne opportuno impadronirsene subito. L’opera dell’uomo, meravigliosamente aiutata dalla natura del terreno, cominciò a costruire, con spese sontuose, un fortissimo castello ai denti del re di Francia.”

William of Newburgh (1136-1198), cronista dell’Historia rerum anglicarum

Il re crociato identifica in quella specifica località sulla riva della Senna, Les Andelys, il punto in cui il nemico si sarebbe fatto avanti con il suo esercito: la porta d’ingresso per la Normandia. Per questo ordina la costruzione di un castello poggiando le fondamenta su una terra che, però, non è di sua proprietà. Una terra che appartiene al vescovo di Rouen, il quale, non è affatto contento di vedersi espropriati i suoi possedimenti.

“Ma il detto pontefice vedeva con insoddisfazione questa astrazione del patrimonio della sua Chiesa; ed i Francesi guardarono con indignazione, e invano si irritarono contro l’invidiosa impresa, che non poterono impedire. Il principe, tuttavia, placò poi l’arcivescovo con un congruo compenso; vale a dire, dando in cambio alla chiesa di Rouen, per il distretto conteso, il famoso porto marittimo che si chiama Dieppe. Fatto ciò, d’ora innanzi si prestò all’opera iniziata con una fiducia più allegra, e una cura più diligente quanto più leggera era la sua coscienza; e quanto maggiore avea assicurata la difesa per le proprie frontiere, tanto più irritava per questo stesso fatto la ferocia del nemico.”

Secondo William of Newburgh (1136-1198), cronista dell’Historia rerum anglicarum, questo atto contro la Chiesa fu una delle cause che scatenarono una sorta di maledizione contro il castello e il sovrano Cuor di Leone. Una maledizione che tinse di sangue quelle stesse mura di pietra. Letteralmente.

“In quel luogo, mentre era in corso questa grande impresa, si racconta che sia accaduto un evento meraviglioso. Infatti, come affermano alcune persone non ignobili, che affermano di essere presenti, nel mese di maggio, poco prima delle solennità dell’Ascensione del Signore, mentre il re si avvicinava e sollecitava l’opera (poiché venne spesso per indicarne e affrettarne il compimento, e con grande piacere vederne l’avanzamento), cadde improvvisamente una pioggia mista a sangue, con stupore di tutti gli astanti che erano presenti con il re, mentre osservavano gocce di vero sangue sulle loro vesti, e temeva che un avvenimento così insolito potesse presagire il male: ma il re non si sgomentò di questo, né si rilassò nel promuovere l’opera in cui si dilettava così tanto, che (se non mi sbaglio) se anche un angelo dal cielo lo avesse convinto a desistere, avrebbe pronunciato un anatema contro di lui.”

Come affermano molti testimoni, fra i quali molti “non ignobili”, e quindi attendibili, a detta del cronista, quando re Riccardo giunse sul sito di costruzione per osservare l’avanzamento dei lavori, quello stesso giorno, nel maggio dell’anno 1196, dal cielo, “cadde improvvisamente una pioggia mista a sangue”.

Durante il macabro prodigio, molti furono presi dallo sconforto pensando a una profezia nefasta, disperandosi, “mentre osservavano gocce di vero sangue sulle loro vesti”. Ma non Riccardo. Egli era così testardo, come traspare dalle stesse parole del cronista, che se un angelo fosse sceso dal cielo per convincerlo a desistere riguardo la costruzione di Castel Gagliardo, il re “avrebbe pronunciato un anatema contro di lui”.

I lavori, quindi, proseguirono. Giorno e notte, estate e inverno. Assieme al castello fu eretta una cittadina fortificata, Petit Andely, la quale sorgeva su un’isoletta al centro della Senna, collegata alla terraferma da due soli ponti. Tale cittadina forniva una prima barriera difensiva che i francesi avrebbero dovuto superare per arrivare al castello vero e proprio. Per riappacificarsi col vescovo di Rouen, al quale erano state espropriate quelle terre, Riccardo Cuor di Leone donò l’importante porto marittimo di Dieppe, affacciato sulla Manica. Forse, pensando di scrollarsi di dosso gli effetti di quel nefasto prodigio, e magari ottenere una benedizione.

Tuttavia, come accade in molti altri drammatici misteri medievali, la profezia della pioggia di sangue si avverò per davvero, tre anni dopo, nel 1199.

Nel corso di una rivolta di alcuni suoi vassalli, Riccardo pose sotto assedio un castello francese, Chalus Chabrol. Un’operazione militare di minore portata rispetto alle grandi campagne cui era abituato. E si dice che quel castello non fosse neppure difeso da una guarnigione al completo. Infatti, l’assedio si trascinava stancamente, senza assalti con le scale o sortite di spada, nell’attesa della capitolazione per fame. Tuttavia, è proprio quando si abbassa la guardia, che i colpi possono rivelarsi fatali.

Nel tardo pomeriggio del 25 marzo 1199, Riccardo Cuor di Leone, camminava intorno al castello assediato, privo dell’armatura in maglia di ferro, per osservare il lavoro degli zappatori, ai piedi delle mura. Ben poche frecce venivano scagliate dalla manciata di difensori, sulla cima, durante l’ennesima giornata d’assedio. Poche frecce che di rado colpivano qualcosa e che, ormai, non costituivano alcuna preoccupazione per gli assedianti, certi che, prima o poi, avrebbero preso il castello.

Ma uno di quei dardi, scagliato da una balestra, andò proprio a conficcarsi tra la spalla sinistra e il collo del sovrano. Riccardo Cuor di Leone, meravigliato, tentò di minimizzare, provando a estrarre da solo il dardo. Ma la punta era penetrata in profondità nella carne, e la ferita era tanto brutta quanto grave.

Accompagnato nella sua tenda, venne assistito da un cerusico per rimuovere il dardo. Fu estratto a fatica. E la ferita, poi, s’infettò, andò in cancrena, e il re, che inizialmente aveva sottostimato l’avvenimento, capì che non c’era più niente da fare. Secondo alcuni cronisti, mandò a chiamare quel balestriere nemico, non tanto per punirlo, ma per ricompensarlo. Poiché aveva fatto qualcosa che fino a quel momento nessuno era riuscito a fare: uccidere il Cuor di Leone.

Riccardo chiese che il corpo, dopo la morte, fosse seppellito accanto alla tomba del padre a Fontevrault, che il cervello, il sangue e le interiora fossero portati a Charroux, nel Poitou, e che il cuore fosse donato a Rouen, nella stessa chiesa di quel vescovo cui aveva espropriato la terra, forse, come ultimo tentativo di riconciliarsi con il Signore Iddio, che tre anni prima aveva mandato la profetica pioggia di sangue.

Per quanto riguarda il Castel Gagliardo, anch’esso subì lo stesso destino del suo signore. Il successore di Riccardo, infatti, Giovanni Senzaterra, non si interessò granché di quella fortezza, che nel 1203 subì l’attacco del sovrano francese, Filippo II, proprio come era stato predetto.

Il sogno del Cuor di Leone si concluse in un assedio sanguinoso che diede luogo a una pesante sconfitta per gli inglesi, e la caduta dell’intera Normandia, che da quel momento passò alla corona di Francia, senza essere mai più recuperata. Altro sangue bagnò quella terra, proprio come era stato profetizzato dalla pioggia rossa. Dopotutto, Riccardo, ci aveva visto giusto, ma la sua testardaggine si rivelò fatale…

Se ti è piaciuta questa storia, ti consiglio di seguirmi, così non perderai l’occasione di vivere altre leggende affilate. Alla prossima.

Lorenzo Manara
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