Il signore delle mosche di William Golding

Il signore delle mosche, un terrificante esperimento sociale descritto dal premio nobel per la letteratura William Golding
Ah, i romanzi degli anni ’50. Sempre pregni di quella retorica decadente; la manifesta regressione sociale che andava di pari passo con la crescita economica. Le auto metallizzate, le frittelle con lo sciroppo d’acero, i frigoriferi dal design così gommoso e la coca cola servivano solo a mascherare la follia malata di uomini malvagi, bestie selvagge pronte ad azzannarsi. “L’uomo produce il male come le api producono il miele”1 scriverà successivamente Golding, e non manca di farcelo notare in questo splendido romanzo.
Il signore delle mosche è un’opera avventurosa che descrive il naufragio di un gruppo di bambini su un’isola deserta. Non importa il chi, né il quando e soprattutto il dove. Della regola delle 5 W ce ne sbattiamo, tanto non serve a niente. Questi bambini naufragano e sono completamente soli, punto. Ma dove vuole arrivare il signor Golding? Vuole forse intrattenerci come fece il suo illustre ispiratore Defoe? No, questi bambini non si ingegneranno a costruire città sugli alberi e non proveranno a coltivare un bel niente. Questi bambini si stermineranno a vicenda.
Le mosche sono un segno di morte. Quegli insetti si posano sulle cose più sgradevoli; più ce ne sono e peggio è. Ma non fraintendetemi, non si tratta di un romanzo splatter. Di orrorifico c’è soltanto la consapevolezza della natura umana, dell’imbarbarimento che si innesca lontano dalla civiltà. Perché è questo che vuole farci capire Golding: che l’uomo è cattivo dentro, che basta spedirlo su un’isola deserta lontano dalle città costruite con mattoni e leggi per trasformarlo in una bestia.
I bambini ci provano. Cercano di riprodurre la società civile. Dettano delle regole, eleggono democraticamente un capo. Ma quando si inoltrano della giungla e riaffiorano le paure più ancestrali i bambini sono costretti ad abbandonare la ragione per la più allettante magia oscura. Evocano i propri demoni e senza volerlo diventano essi stessi i demoni.
La scrittura di questo romanzo è moderna. Asciutta e cinematografica come solo un maestro saprebbe fare. E non mi meraviglio che William Golding sia stato insignito del premio Nobel per la letteratura, considerando che Il signore delle mosche è stato il suo romanzo d’esordio. Si tratta di una storia fantastica degna di essere letta, senza dubbio.
“Quel che è peggio, neanch’io me ne curo, certe volte. E se io diventassi come gli altri, e non me ne importasse più… che cosa succederebbe?”
Il Signore delle Mosche, William Golding, 1952
- The Hot Gates, 1965, Raccolta di saggi ↩
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