Combattere con due armi
Combattere con due armi: la specialità degli eroi
Se impugnare una spada è ganzo averne due è doppiamente ganzo, no? Con due armi si può menare due colpi in contemporanea, difendersi incrociando le lame formando una coreografica X oppure muovere le braccia in maniera così veloce da creare un turbinante ventilatore di spade.
Le combinazioni possibili sono pressoché infinite. C’è chi preferisce avere due lame corte perché è velocissimo e vuole riempire di buchi gli avversari, chi preferisce lame più lunghe, e chi non vuole rinunciare ai fidati tronchi di quercia chiodati da trenta chili; uno per mano (qualcuno ha detto Dark Souls?).
Combattere con due armi è una specialità molto frequente nelle opere di finzione. Non mi meraviglierei affatto se questa mania per le doppie armi fosse nata da Dungeons and Dragons. Come al solito, però, la storia militare ci insegna tutt’altro.
Se nelle terre fantasy abitate da elfi e giganti combattere con due armi sembra un’ottima scelta, non lo è affatto nella vita vera. Immaginate di essere un poveruomo dell’Alto Medioevo, di quelli con la faccia sporca di terra e i vestiti sempre marroni. Il vostro feudatario vi comanda di andare in guerra e purtroppo i soldi scarseggiano. Voi un cavallo non ce l’avete, non avete manco la scodella per la zuppa (figuriamoci la zuppa), però in guerra ci dovete andare per forza e quindi siete costretti ad accettare quello che vi passa il feudatario.
L’equipaggiamento più utilizzato dai fanti alto medievali era composto da arma inastata più scudo. Poteva variare qualche dettaglio, come l’uso dell’ascia invece della lancia o perfino la presenza di una spada. Tuttavia c’è una costante che ha accomunato la stragrande maggioranza dei fanti degli eserciti medievali: lo scudo.
Lo scudo era troppo importante. Un antichissimo riparo portatile1 che nella sua semplicità è stato sfruttato dai soldati di tutto il mondo antico. Ma cosa c’entra lo scudo con il combattere con due armi? Diciamo che la sua esistenza ci aiuta a comprendere la scarsa diffusione del combattere con due armi.
In passato chiunque avrebbe potuto portarsi dietro due asce, due mazze, due bastoni, o qualsiasi altra roba usata in modo doppio. Però non è andata così, nessuno sceglieva mai di combattere con due armi. Si tratta forse di una questione economica? Non proprio, considerato che asce e mazze sono armi comuni. E allora perché si è sempre preferito impegnare la mano secondaria con uno scudo o non impegnarla affatto? Semplicemente perché combattere con due armi è poco efficace.
A che serve menare due fendenti invece che uno nello stesso istante? A nulla. E a che serve attaccare prima con un braccio e poi con l’altro? A niente. Impugnando due armi non si guadagna né forza né velocità. E’ vero, esiste quella mossa che fanno nei film, quella dove si fanno ruotare entrambe le braccia per creare una specie di ventilatore di spade. Non vi dico cosa ne penso del ventilatore di spade che siamo in fascia protetta.
Contrariamente a quello che vediamo nei film, non c’è nessun vantaggio a raddoppiare la propria dotazione bellica, così come non c’è nessun vantaggio a sparare con due pistole contemporaneamente.
Quella di combattere con due armi è una tecnica militarmente inefficace, divenuta celebre per motivi di spettacolarizzazione narrativa e cinematografica. I romani sapevano bene quanto fosse entusiasmante questo stile di combattimento, infatti avevano creato una categoria di gladiatori basata proprio sul combattimento con due armi: i reziari. I reziari impiegavano il tridente e la rete ed erano molto amati dal pubblico. Nessuno stratega però si sarebbe mai sognato di disporli in formazione contro i barbari del nord.
Nella storia sono presenti molti esempi di combattimento con due armi, ma si tratta di eccezioni circoscritte a contesti di combattimento chiuso come il duello o, appunto, l’arena gladiatoria. Niente a che fare con la guerra vera e propria. Insomma, diffidate dagli attori che durante la mischia roteano velocissimamente le braccia scagliandosi contro il nemico con il temuto ventilatore di spade. Non potrebbe mai funzionare una roba così. Magari qualcuno crepa dalle risate, ma niente di più.
- La Macchina da Guerra, G.S. Mazzini, p.62 ↩
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