Il ballo degli ardenti
Quella volta che prese fuoco il re di Francia travestito da selvaggio peloso: il ballo degli ardenti del 1393
Di re folli ce ne sono stati molti nella storia umana. Uno di questi era Carlo VI di Francia, detto in principio “il beneamato”, perché da giovane riuscì a ritagliarsi il favore della popolazione con qualche manovra ben riuscita. Tuttavia, a un certo punto della sua vita, impazzì completamente. In uno dei vari episodi di pazzia, si ritrovò in mezzo a una festa, vestito con un costume tanto peloso da essere pericolosamente infiammabile; e per via di questo dettaglio, tale festa passò poi alla storia come il “ballo degli ardenti”1. Ma facciamo un passo indietro, così racconto tutto dall’inizio.
Carlo VI divenne re da bambino, a undici anni, in un periodo abbastanza movimentato per la Francia: la guerra dei cent’anni. Ovvero, la serie sterminata di conflitti tra Francia e Inghilterra che gli storici hanno raggruppato con un singolo nome, e che più o meno durarono proprio cento anni. Nel pieno di queste guerre c’era lui, Carlo VI. Divenuto abbastanza grandicello si liberò dei perfidi tutori che si erano arricchiti alle sue spalle, rovinando il regno (perché dietro un re bambino ci sono sempre degli adulti che lo manovrano e fanno i loro interessi). Sistemò le finanze pubbliche, mandando a casa questi furbetti, e tutto sembrava filare per il verso giusto. Ecco perché venne nominato “il beneamato”.
Se non fosse, che nel 1392, durante un viaggio in Bretagna, Carlo cadde preda del primo episodio di follia. In mezzo alla foresta di Le Mans attaccò quattro dei suoi cavalieri, uccidendoli, e ferì pure suo fratello. Lo fermarono, bloccandolo, e lo fecero subito visitare. Ma c’era poco da fare, da quel momento le crisi di follia si fecero sempre più frequenti, e lo riducevano a un essere violento, che attaccava tutti, dalla servitù ai famigliari. Barbiturici non ce n’erano all’epoca, e si dice che il medico di corte suggerì di far stare allegro e senza pensieri il folle sovrano, in modo da non irritarlo mai, distraendolo dalle preoccupazioni. Ed ecco che arriviamo alle carnevalate collettive, organizzate proprio per far stare allegro Carlo VI, tra cui vi fu l’evento del decennio: il ballo degli ardenti.
Inizialmente, doveva essere solo un matrimonio. Il matrimonio tra uno scudiero e una dama della regina; qualcosa di semplice, insomma, di certo non un evento dell’alta nobiltà. E proprio per questo, la cerimonia divenne un pretesto per fare qualcosa di strano. Per la salute del re, s’intende. Si organizzò quindi un grande banchetto, ben più grande di quel che doveva essere, perché si fece partecipare il re con tutta la corte, duchi, duchesse e signori importanti. E nel corso del banchetto si diede vita a una rappresentazione divertente. Il re in persona vi partecipò, indossando un costume vero e proprio.
Erano stati fatti confezionare 6 mantelli di lino pregiato, su cui furono appiccicati peli e capelli, con della resina. Tali costumi avrebbero fatto assomigliare il re, con gli altri 5 suoi duchi e signori, a degli “uomini selvaggi” tutti pelosissimi. Gli uomini selvaggi erano personaggi della fantasia popolare medievale, con cui si divertivano tanto, a quel tempo, assieme ad altri ominidi fantastici e creature varie.
Insomma, i sei gran signori di Francia, col re compreso, tutti coperti di peli si prepararono a debuttare con un divertentissimo spettacolo al banchetto di nozze. Il re era contentissimo, si divertiva come un matto e non vedeva l’ora di farsi vedere da tutti. Ma il signore de Foix, vestito di peli, mise in guardia gli irsuti compagni: “mi raccomando, Sire, che nessuno si avvicini con le torce, perché basterebbe una sola scintilla per farci prendere fuoco all’istante, con tutto il lino pregiato che indossiamo, la resina e i peli.” Il re ascoltò il saggio consiglio, ordinò di mettere via tutte le torce presenti nel palazzo e annunciò l’arrivo di 6 uomini selvaggi agli invitati.
Perché lui e i suoi signori travestiti non erano riconoscibili sotto quei peli. Quando si presentarono al matrimonio, quindi, nessuno sospettava chi ci fosse sotto le maschere pelose. E la festa decollò, tra musica e danze, consacrando protagonisti quei divertentissimi uomini selvaggi, e relegando gli sposi a mere comparse, sfruttati solo come motivo per far baccano. E si divertirono tantissimo, al ballo degli ardenti, tutti quanti. Re Carlo VI era davvero l’anima della festa, e gli episodi di follia furono dimenticati in un attimo, assieme alle varie persone che aveva ucciso con le sue stesse mani.
Senonché, a un certo punto entrò il duca d’Orléans, accompagnato da quattro cavalieri con le torce, ignaro degli ordini impartiti dal re. S’infilò nel mezzo dei balli, avvicinandosi per illuminare bene e vedere i volti di quegli spassosissimi uomini selvaggi, tutti pelosi, e accadde la tragedia. Il duca stesso, con la torcia in pugno, si avvicinò per tentare di scoprire l’identità di quei mascherati, e i costumi pelosi presero subito fuoco. S’accesero come fiaccole, bruciando all’istante con tutti i peli e le nobili carni sottostanti. E le loro grida riecheggiarono per il palazzo, orrende e strazianti.
Nella sala scoppiò il panico. I cavalieri si avvicinarono alle torce umane per aiutarli, per tentare di spegnerli in qualche modo, ma la resina o pece che era stata usata per appiccicare i peli era praticamente inestinguibile, e chiunque si avvicinava ne rimaneva invischiato e terribilmente bruciato. E mentre i signori selvaggi ardevano, tra le grida, e i cavalieri intorno li guardavano, inutili, le dame svenivano dalla paura. Uno dei signori ardenti, si ricordò che lì vicino c’era il catino per lavare i piatti. E nel trambusto riuscì a raggiungerlo e ci si buttò dentro, salvandosi, nonostante le terribili ustioni. Degli altri, però, due su accasciarono a terra, avvolti dalle fiamme, e finirono carbonizzati. Altri due ancora, invece, furono tratti in salvo, spogliati dei costumi, e trascorsero due interi giorni in agonia, con le carni ridotte a brandelli, che si staccavano dalle ossa. E, infine, morirono. Ma il re? Be’, il re si salvò.
Poiché nel momento in cui il duca d’Orléans s’era avvicinato con la torcia, re Carlo VI non era lì, a ballare con il gruppo di selvaggi. Si era messo in disparte, momentaneamente, per discorrere con le dame e giocare con loro a farle indovinare chi ci fosse sotto il costume peloso. E quando il rogo iniziò, il cronista racconta che fu la duchessa di Berry a salvarlo, gettandogli addosso lo strascico del vestito, per coprirlo dalle scintille. Insomma, il re folle si salvò sotto la gonna della zia.
Così si concluse il ballo degli ardenti, ovvero il matrimonio di quei due disgraziati che si videro per sempre rovinata la data del loro anniversario, con quattro morti sulla coscienza. Il duca d’Orléans, poverino, che non pensava certo di causare tutte quelle disgrazie avvicinandosi con la torcia, si scusò tanto, e il re lo perdonò. Il sangue era scorso a fiumi, ma dopotutto vi erano abituati. Tra guerre e follie, in Francia non ci si annoiava mai.
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- Cronaca di Jean Froissart, Libro IV, capitolo LIII ↩
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