Un arabo alla corte dei vichinghi

Ambasciata Araba dai Vichinghi: lo straordinario viaggio del poeta e diplomatico al-Ghazal
Oggi voglio raccontarvi un frammento di cronaca medievale incredibile: un testo che racconta l’impresa di al-Ghazal: poeta e ambasciatore arabo che nel IX secolo ha intrapreso un viaggio pazzesco. È partito dalla sua terra, Al-Andalus, ovvero la Spagna (che allora era sotto dominio arabo), per un viaggio molto pericoloso fino alle misteriose terre del Nord, su cui regnavano i cosiddetti Vichinghi. Si trattava di una missione di pace, ad altissimo rischio. al-Ghazal rischiava di morire in mare, di essere ucciso o fatto schiavo. Era come andare a un suicidio. Ma lui ci è andato lo stesso. E meno male che l’ha fatto, perché oggi posso raccontarvi questa bellissima storia che narra di tempeste furibonde, avventure da risolvere con l’astuzia, e persino una componente romance, per un intrigante flirt tra il nostro protagonista e la stessa regina norrena, il tutto con la costante minaccia di un esito fatale.
Questa, ve lo dico, è una bomba. Perciò buttiamoci subito a capofitto.
Il Contesto: Quando i Drakkar Incontrarono i Mori
La storia inizia nell’anno 844 d.C. Al-Andalus, la Spagna musulmana, era all’apice del suo splendore, un faro di scienza, arte e cultura sotto il dominio degli Omayyadi di Cordova. Ma neanche l’impero più raffinato era immune alle incursioni. Fu in quell’anno che una flotta di navi apparve all’orizzonte. Non erano i soliti pirati costieri; questi erano “Uomini del Nord“, che avevano già seminato il terrore in Inghilterra e Francia.
Noi li chiamiamo “vichinghi” per abitudine, come si è sempre fatto nel linguaggio comune. È importante però sapere che il “popolo vichingo” non è mai esistito nel senso stretto. Il termine “vichingo” indicava, in realtà, l’attività di chi partiva per spedizioni marittime, spesso di saccheggio, ma anche di commercio o esplorazione. Erano quindi uomini (e a volte donne) originari delle regioni della Scandinavia (oggi Norvegia, Svezia e Danimarca), ma anche di altre aree del Nord Europa. Non formavano un unico popolo, ma diversi gruppi che condividevano alcune tradizioni e un’abilità straordinaria nella navigazione e nel combattimento.
I Vichinghi attaccarono svariate località spagnole con un’audacia sorprendente, e riuscirono a conquistare e saccheggiare Siviglia. Per circa un mese la città rimase nelle loro mani, un’onta insopportabile per l’emiro ‘Abd al-Rahmān II. Fu necessario un esercito imponente per scacciare gli invasori. La battaglia fu feroce, e alla fine, le forze musulmane ebbero la meglio, respingendo i circa 15.000 guerrieri norreni.
Nonostante la vittoria, ‘Abd al-Rahmān era un sovrano pragmatico. Aveva compreso la vulnerabilità del suo regno. Per evitare future incursioni e per stabilire una parvenza di pace con un nemico così imprevedibile decise di inviare un’ambasciata.
Ma chi avrebbe osato affrontare i temibili “uomini del Nord” nel loro stesso covo?
L’Ambasciatore: Yahya b. Ḥakam al-Bakrī, detto al-Ghazal
La scelta cadde su Yahya b. Ḥakam al-Bakrī, universalmente conosciuto come al-Ghazal, “la Gazzella”, un soprannome che gli era stato dato in gioventù per la sua bellezza e la sua vivacità. Non era un guerriero, ma un poeta rinomato e un cortigiano di vasta esperienza diplomatica, avendo già servito come ambasciatore presso l’Impero Bizantino. L’emiro scelse al-Ghazal non per la sua forza fisica, ma per la sua “acutezza mentale, rapidità d’ingegno, abilità nella schermaglia verbale, coraggio e perseveranza”. Era l’uomo perfetto per una missione dove le parole contavano più delle spade.
La missione era chiara: portare doni sontuosi al re e alla regina vichinghi e negoziare una tregua che impedisse future razzie. Un compito all’apparenza semplice, ma il viaggio in sé si sarebbe rivelato un’odissea ricca di pericoli e sorprese.
Tutto questo ci viene narrato in un testo letterario degli inizi del XIII secolo1, da cui prenderò i dettagli specifici. La scrittura di questo evento è avvenuta svariati secoli dopo, e questo ha subito fatto alzare le antenne degli storici, naturalmente. Cosa c’è di vero in tutto questo? La domanda, in verità, la si può applicare a qualsiasi fonte storica, e pure a quelle nostre, contemporanee. La verità, di fatto, non la sapremo mai. E qualche filosofo direbbe che la “verità assoluta” non esiste. Ma insomma, torneremo sull’argomento in fondo all’episodio, adesso è il momento di seguire questo eroe arabo-ispanico nella sua straordinaria avventura, alla scoperta di un popolo così lontano, sia geograficamente che culturalmente.
Il Viaggio: Onde Alte Come Montagne
Al-Ghazal salì a bordo di una nave ben equipaggiata, affiancato da un vascello vichingo di supporto, che faceva da guida. L’obiettivo era raggiungere la corte del re norreno, la cui ubicazione esatta era incerta e lo è tutt’ora. Non sappiamo quale fosse la destinazione di questa ambasciata. Si presume che si trattasse dell’Irlanda, allora dominata da un misterioso capo vichingo di nome Thorgest. Si dice che costui avesse conquistato Dublino, ma le fonti, in quest’epoca dell’Alto Medioevo, sono estremamente scarne. E la leggenda si mescola con i fatti storici.
L’inizio del viaggio fu subito un’epica prova di resistenza. Il testo descrive una tempesta furibonda al largo delle coste del grande capo occidentale spagnolo:
“Il mare divenne spaventoso per loro, e una potente tempesta si abbatté su di loro.”
Immaginate il terrore di quegli uomini, abituati alle più tranquille acque mediterranee, affrontare la furia dell’Atlantico. Al-Ghazal stesso, il poeta, immortalò quel momento di disperazione con un componimento:
“Yahya mi disse, mentre passavamo tra onde alte come montagne / E i venti ci sopraffacevano da Ovest e da Nord, / Quando le due vele si squarciarono e i nodi delle cime furono tagliati / E l’angelo della morte ci raggiunse, senza via di scampo…”
Miracolosamente, si salvarono. Raggiunsero la prima delle terre vichinghe, un’isola, dove ebbero modo di riprendersi e riparare le navi. Dopo alcuni giorni, la nave vichinga ripartì per avvisare il loro re dell’arrivo degli emissari, e al-Ghazal fu infine condotto alla corte reale.
La Corte del Re: Un Duello d’Ingegno
La residenza del re vichingo era descritta come “una grande isola nell’Oceano, con ruscelli fluenti e giardini”, a tre giorni di navigazione dalla terraferma. Un luogo che, per la sua lontananza e la sua natura insulare, evocava già un senso di mistero e inaccessibilità.
Al-Ghazal si preparò all’incontro con il sovrano. Tuttavia, c’era un ostacolo inatteso. Il re, nel tentativo di affermare la sua superiorità e umiliare il diplomatico straniero, aveva fatto costruire un ingresso alla sala del trono così basso da obbligare chiunque a inginocchiarsi per passarvi. Era un evidente tentativo di mostrare sottomissione.
Ma al-Ghazal non era un uomo facile da intimidire. Invece di piegarsi, l’ambasciatore mostrò una prontezza d’ingegno leggendaria:
“Quando al-Ghazal giunse a questo punto, si sedette a terra, allungò le due gambe e si trascinò attraverso [la porta] sul suo posteriore. E quando fu passato attraverso la porta, si alzò in piedi.”
Questo gesto non solo gli permise di evitare l’umiliazione di inginocchiarsi, ma trasformò la situazione in un inaspettato trionfo personale. Perché il re norreno ammirò la sua furbizia, e disse:
“Abbiamo cercato di umiliarlo, e lui ci ha salutati con le suole delle sue scarpe. Se non fosse stato un ambasciatore, l’avremmo presa a male.”
Al-Ghazal, il diplomatico astuto, aveva vinto la sua prima battaglia senza estrarre la spada, dimostrando che la vera forza risiedeva spesso nell’ingegno e nella dignità.
Dopo lo scambio di doni e la lettura della lettera dell’emiro, al-Ghazal iniziò a intrattenere la corte. La fonte ci rivela un dettaglio sorprendente, che sfida lo stereotipo del “barbaro” vichingo:
“Al-Ghazal ebbe sessioni degne di nota e incontri famosi con loro, in cui dibatté con gli studiosi.”
Questa menzione di “studiosi” alla corte vichinga è un dettaglio affascinante, che suggerisce una complessità culturale spesso ignorata. Non solo guerrieri, ma anche uomini di sapere, pronti a confrontarsi intellettualmente.
La Regina Nud: Un Flirt Diplomatico
Ma l’aspetto più singolare e avventuroso dell’intera ambasciata è il rapporto che si sviluppa tra al-Ghazal e la regina Nud, la moglie del re vichingo. Avendo sentito parlare del carisma del diplomatico, Nud lo mandò a chiamare.
Al-Ghazal la osservò a lungo, meravigliato. Quando la regina chiese perché la fissasse, la sua risposta fu una vera e propria mossa diplomatica, e anche un po’ da marpione:
“Non immaginavo che ci fosse uno spettacolo così bello al mondo. Ho visto nei palazzi del nostro re donne scelte per lui tra tutte le nazioni, ma mai ho visto tra loro una bellezza come questa.”
La regina, ovviamente, ne fu molto compiaciuta. Ma al-Ghazal non si fermò qui. Quando la regina gli offrì un dono, lo rifiutò:
“La sua offerta è magnifica, e riceverla da lei è un grande onore… Ma il dono più grande per me è vederla ed essere ricevuto al suo cospetto. Questo è l’unico dono che desidero.”
Questa risposta non solo aumentò l’ammirazione della regina, ma gli garantì l’accesso illimitato alla sua presenza, come si legge nel testo:
“La gioia e l’ammirazione per lui crebbero ancora di più, e [la regina] disse: ‘Che il suo dono sia portato alla sua dimora; e ogni volta che desidera farmi visita, che la porta non gli sia chiusa, perché con me è sempre bene accolto.'”
Insomma, la regina aveva invitato il poeta a “visitarla” quando voleva. Vecchio marpione. La cosa non la sto pensando solo io che sono malizioso, eh, ma viene esplicitata nel testo. Perché il legame tra al-Ghazal e la regina divenne noto a tutti quanti. Nud era così affascinata che “non poteva sopportare che passasse un giorno senza che lei lo mandasse a chiamare e lui restasse con lei raccontandole della vita dei Musulmani, della loro storia, delle loro terre e delle nazioni che le confinano”. Al-Ghazal, tuttavia, fu avvertito dai suoi compagni delle voci che giravano su questi incontri e decise di ridurre le sue visite. Perché qui rischiava di essere benvoluto a finire travolto dall’ira del marito, il re norreno.
Ma la risposta della regina a questo passo indietro del poeta fu ancora più sorprendente:
“Non abbiamo queste cose nella nostra religione, né abbiamo gelosia. Le nostre donne stanno con gli uomini solo per loro scelta. Una donna rimane con il marito finché le piace farlo, e lo lascia se non le piace più.”
Questa visione della libertà femminile nella società vichinga era radicalmente diversa da quella prevalente nel mondo islamico e bizantino dell’epoca, e rivela una sfaccettatura molto probabilmente idealizzata della cultura norrena. Ed è qui, che il testo traballa ancor di più al livello di verità storica. Perché aneddoti simili sono presenti in altri testi arabi, riferiti ad altri popoli stranieri, ovvero che non era musulmani. Ad esempio, nell’ambito delle crociate si diceva la stessa identica cosa dei franchi, ovvero i cavalieri europei che si recavano Oltremare per combattere i saraceni. In certe cronache arabe si descrivevano questi cavalieri come assolutamente non gelosi, che si facevano pure fregare la donna senza battere ciglio. Ecco, sappiamo benissimo che tutto questo è una menzogna. Capite perché ritrovare questi stessi aneddoti ma riferiti ai norreni fa storcere il naso?
In un altro punto, poi, questa corte vichinga viene definita “cristiana”, poiché i norreni cui aveva fatto visita il poeta arabo avevano abbandonato il culto del fuoco. Ecco, questa informazione potrebbe essere un anacronismo. Perché la vicenda si svolge nel IX secolo, quando ancora non vi era una piena conversione cristiana del mondo scandinavo. Magari sì, in quello specifico luogo era già avvenuta, però, ecco, è un po’ improbabile.
Tornando alla nostra storia, al-Ghazal, rassicurato, riprese le sue visite quotidiane alla regina. Perché, evidentemente, a questo punto possiamo dirlo, i due sbombavano a diritto.
Un Epilogo Avventuroso
Dopo diversi mesi, il nostro eroe lasciò la corte vichinga. Al suo ritorno, dopo un’assenza di venti mesi, al-Ghazal fu accolto con onore. Eppure, la sua missione diplomatica non ebbe un gran successo, perché i Vichinghi avrebbero attaccato di nuovo la penisola iberica nel 859. Ma che importava? Lui s’era fatto una regina vichinga, sai che storia agli amici al baretto?
Una storia che, a parte gli scherzi, è stata tramandata attraverso i secoli, e infatti è giunta fino a noi, oggi, addirittura nella playlist di Leggende Affilate. La prova che la storia è ricca di avventure che meritano di essere conosciute ed esplorate (anche se un po’ romanzate).
Ma aspettate, se vi affascinano gli episodi che racconto, iscrivetevi al mio canale YouTube e riavvolgete la playlist Leggende Affilate, ormai sul punto di festeggiare i cento episodi. Manca poco, ormai. Chissà se al centesimo episodio mi viene voglia di festeggiare, in qualche modo. Magari con uno speciale. Scrivetemi pure che storia vorreste ascoltare. Io vi ringrazio per avermi fatto compagnia finora, e ci becchiamo alla prossima. Ciao!
- Ibn Dihya al-Kalbī, al-Muṭrib min Ash’ār Ahl al-Maghrib ↩
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