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6 Settembre 2025

Il Codice di Barbarossa

il codice di barbarossa

Le 25 regole del soldato medievale: il regolamento di un vero esercito nell’autentico Codice di Barbarossa

Tutti conoscono Federico Barbarossa, l’imperatore che ha sfidato i Comuni italiani e ha lasciato un segno indelebile nella storia. Ma la sua forza non era solo nella spada, bensì in un documento: il Codice di Barbarossa. Un elenco di 25 regole ferree che trasformarono un esercito di guerrieri ribelli in una forza disciplinata e temibile. Ma non sono soltanto leggi marziali. Non c’è solo spada e destriero. Attraverso questo regolamento militare, possiamo scoprire una marea di dettagli. Dettagli quotidiani che governavano la vita di ogni soldato, dal cavaliere al semplice fante. Cosa potevano fare? Cosa era proibito? Lo vedremo assieme. Questo è il Codice di Barbarossa.

Federico I, l’Imperatore del Sacro Romano Impero, conosciuto da tutti come Barbarossa, fu un personaggio centrale della storia medievale. Soprannominato così proprio perché, evidentemente, si dice che avesse il pelo di barba color sanguigno. La sua figura è legata a innumerevoli campagne militari, molte delle quali passate in Italia. Discese da noi svariate volte, passando a ferro e fuoco numerose città. Finché non fu gloriosamente battuto a Legnano, nella storica battaglia contro la Lega Lombarda, che si avvaleva del carroccio, contro cui il Barbarossa e i suoi cavalieri non poterono nulla. L’imperatore dalla barba fulva combatté molto anche nella sua Germania, costantemente in lotta per mantenere il potere imperiale. E partì pure per la crociata: la terza crociata. All’età di 67 anni. Crociata in cui trovò la morte in una maniera alquanto misteriosa e bizzarra. Che magari vi racconto a fine episodio.

Quel che voglio raccontarvi oggi è invece l’ossatura dell’esercito di Barbarossa. Probabilmente il motivo di molti suoi successi. All’inizio di una delle sue spedizioni, nel 1158, Barbarossa stabilì un rigoroso insieme di 25 regole per il suo esercito. Questo regolamento aveva un obiettivo preciso: disciplinare la vita quotidiana dei suoi soldati e stabilire le pene per ogni infrazione, trasformando delle normali truppe in una macchina da guerra temibile.

La fonte del Codice di Barbarossa deriva dalle parole del cronista Ottone di Frisinga, un ecclesiastico nonché zio dell’imperatore Federico1. Dunque, fatte tutte queste premesse, direi di cominciare subito col primo articolo, e vederli tutti, uno per uno. Cominciamo!

Regola 1: Niente risse

Nel campo militare, è fatto divieto a cavalieri e sergenti di scatenare liti.

Ora, subito una brevissima parentesi per il termine “sergente”. Nel Medioevo, il termine “sergente” (che deriva dal latino serviens, “colui che serve”) non aveva il significato di sottufficiale che ha oggi. Un sergente era generalmente un soldato di mestiere, talvolta a cavallo, ma che non era di rango nobiliare elevato e non aveva ricevuto l’investitura a cavaliere. Ecco la distinzione principale tra cavaliere nobile e un altro soldati, magari pure lui a cavallo, ma che non è nobile. Il sergente poteva provenire da una famiglia benestante, ma non abbastanza da sostenere i costi associati all’investitura. Il suo equipaggiamento e le sue armi potevano essere simili a quelle di un cavaliere, ma la sua posizione sociale e il suo prestigio erano inferiori.

I sergenti avevano compiti di vario genere: potevano servire come uomini d’arme, scorta per i nobili, o come guardie. A volte, erano incaricati di guidare piccole unità di fanti o di gestire la logistica. La loro funzione era quindi quella di “servire” militarmente il loro signore, pur non essendo dei semplici soldati di basso rango. In sintesi, il sergente era un professionista della guerra, un gradino sopra la fanteria comune e appena sotto il cavaliere.

Tornando alla regola n°1.

Se un conflitto dovesse nascere tra due individui, nessuno dei due dovrà invocare il “grido di raduno”. Si tratta di un urlo distintivo usato in battaglia per motivare le truppe e, soprattutto, per chiamare i propri uomini a raccolta in un punto specifico. A quanto pare, ve n’era uno, o più di uno, in uso presso l’esercito di Barbarossa.

L’uso di questo grido è proibito al di fuori del contesto di guerra proprio per evitare che un banale alterco si trasformi in una rissa di massa. Per esempio, immagina che due soldati, appartenenti a fazioni diverse all’interno dello stesso esercito, inizino a litigare. Se uno dei due gridasse “Per il Leone!”, il suo grido non solo servirebbe a incitarlo, ma verrebbe interpretato dai suoi compagni come una chiamata alle armi, provocando un’escalation che coinvolgerebbe l’intera fazione in uno scontro non autorizzato.

Se una lite dovesse scoppiare, è proibito l’uso di armi come spade, lance o frecce. Chi interviene per sedare la contesa deve farlo equipaggiato unicamente con la cotta di maglia (una tunica di anelli di metallo intrecciati che funge da armatura), lo scudo, l’elmo e un bastone, con il solo scopo di separare i contendenti.

L’unico momento in cui è permesso gridare il grido di raduno è per chiamare a raccolta i propri uomini all’accampamento. Chiunque utilizzi questo grido per istigare una lite subirà gravi conseguenze: un soldato verrà privato di tutto il suo equipaggiamento e verrà espulso dall’esercito, mentre un servo subirà la tosatura dei capelli, la fustigazione e una marchiatura a fuoco sul volto. Il suo signore avrà la possibilità di riscattarlo, pagando un riscatto pari al valore del suo equipaggiamento.

Regola 2: In caso di ferimento

Nel caso in cui una persona venga accusata di averne ferita un’altra e neghi l’atto (quindi in caso sia stato contravvenuto alla regola 1), la sua sorte dipendeva da come l’accusa veniva provata.

Se l’uomo ferito era in grado di dimostrare la colpevolezza dell’accusato con due testimoni affidabili, che non fossero suoi parenti, all’accusato veniva amputata la mano. Questa punizione era una forma di giustizia retributiva, nota come legge del taglione, in cui la pena corrispondeva al danno inflitto.

Se mancavano i testimoni, all’accusato veniva offerta la possibilità di discolparsi con un giuramento. Tuttavia, l’accusatore aveva il diritto di rifiutare il giuramento e richiedere un duello giudiziario, un combattimento formalizzato per risolvere la disputa. Questa pratica, comune nel Medioevo, si basava sulla convinzione che Dio avrebbe garantito la vittoria all’innocente, e fungeva da alternativa al processo con testimoni. Usatissimo in ambito narrativo, ne abbiamo esempi in tantissime opere, tra cui la più celebre del fantasy recente, Game of Thrones. Dove si fa molto uso del Duello di Dio.

Regola 3: L’omicidio e la prova del duello

Chiunque uccida una persona, e la sua colpevolezza sia provata da almeno due testimoni attendibili (ovvero due persone non legate da vincoli di parentela o di stretta amicizia con la vittima), verrà condannato a morte.

Se, però, mancano i testimoni, la persona accusata può discolparsi prestando giuramento. In tal caso, un parente stretto della vittima ha il diritto di sfidarlo a un duello giudiziario, un antico metodo per risolvere le controversie basato sull’idea che il combattimento avrebbe rivelato la verità, in quanto si credeva che Dio avrebbe dato la vittoria alla parte innocente.

Regola 4: cavalieri forestieri

Se un cavaliere sconosciuto si avvicina all’accampamento pacificamente in sella a un palafreno (un cavallo da passeggio docile e non da battaglia) e senza armi né scudo, chiunque gli faccia del male sarà considerato un violatore della pace. Al contrario, se lo stesso cavaliere si presenta su un destriero da guerra (un cavallo da guerra potente e addestrato), con uno scudo al collo e una lancia in mano, aggredirlo non infrange la pace. Il criterio per giudicare la sua intenzione, quindi, non si basava sull’aspetto del cavaliere in sé, ma sull’equipaggiamento e sul tipo di cavallo, simboli rispettivamente di intento pacifico o bellicoso.

Regola 5: Restituzione per Danno Commerciale

Un soldato che saccheggia un mercante è obbligato a restituire il doppio del valore di ciò che ha sottratto. Deve inoltre giurare di non essere stato a conoscenza della professione del mercante.

Se il saccheggiatore è un servo (una persona legalmente legata a un signore o a una casa), subirà una punizione corporale: gli verrà rasata la testa e verrà marchiato a fuoco sulla guancia. Questo marchio, noto come stigmatizzazione, serviva come segno indelebile di infamia e tradimento, utile per l’identificazione. In alternativa, il suo signore può scegliere di risarcire il mercante per suo conto, evitando così la punizione fisica del servo.

Con questa regola si mette in chiaro che l’esercito di Barbarossa non è un’armata di ribaldi saccheggiatori, che fanno scorrerie e aggrediscono chiunque lungo la strada.

Regola 6: Dovere di intervento e di denuncia

Chiunque assista a un furto in un luogo pubblico o sacro, come una chiesa o un mercato, deve intervenire per fermare il colpevole, ma senza ricorrere alla violenza o a uno scontro fisico (senza ammazzarlo, insomma). Se non riesce a bloccare il ladro, ha l’obbligo di denunciarlo alle autorità giudiziarie competenti. Questa regola stabilisce un altro elemento di questa armata: ovvero che di fronte alle ingiustizie è necessario intervenire. Dopotutto stiamo parlando dei soldati dell’imperatore, il vertice della legge.

Regola 7: Divieto di donne negli alloggi

È severamente proibito avere donne negli alloggi. Chiunque osi farlo sarà privato di tutti i suoi averi e considerato estromesso, ovvero escluso dalla comunità e dai suoi diritti. Alla donna sarà tagliato il naso.

Nonostante spesso le armate si accompagnassero a donne, famiglie, oppure letteralmente prostitute, in questo caso non era consentito per mantenere la disciplina. Le donne di quel tipo generavano liti, infatti, in un ambiente così particolare come quello militare. Così facendo si evitavano problemi.

Regola 8: Assedio di fortezze protette dalla corte

Non si deve mai attaccare un castello che ospita una guarnigione della corte imperiale.

Questa possiamo intenderla semplicemente come “Non attaccare gli alleati”. La regola specifica che attaccare una fortezza protetta da una guarnigione imperiale non è un semplice atto di guerra contro un nemico, ma un’aggressione diretta contro l’imperatore stesso e la sua autorità. Questo sottolinea l’importanza della “corte” come simbolo della sovranità e del potere imperiale, e chiunque la sfidi è considerato un ribelle e non un semplice avversario.

Regola 9: Furto

Un servo che ruba per la prima volta e viene scoperto non sarà impiccato. Verrà invece tosato, fustigato e marchiato a fuoco sulla guancia. Successivamente, sarà espulso dall’esercito a meno che il suo signore non lo riscatti, pagando per tutto il suo equipaggiamento. Se invece il servo è già stato condannato per furto in passato, sarà impiccato.

Si parla di servi perché spesso erano loro a compiere i comandi dei loro signori, i cavalieri, che non si sporcavano le mani con queste faccende ma magari ne erano i committenti.

Regola 10: Sospetto di furto

Se un servo è accusato di furto ma non viene colto in flagrante, il giorno successivo dovrà sottoporsi a un giudizio di Dio tramite l’ordalia del ferro rovente, oppure il suo signore dovrà giurare per lui. Chi lo accusa, a sua volta, dovrà giurare di averlo fatto solo perché lo ritiene colpevole e non per altri motivi.

Ordalìa del ferro rovente: una prova per determinare la colpevolezza o l’innocenza. L’accusato doveva tenere in mano un pezzo di ferro rovente e, se la ferita si rimarginava rapidamente, era considerato innocente.

Regola 11: Ritrovamento di cavalli

Chi trova un cavallo smarrito non deve cambiarne l’aspetto, ad esempio tosando il manto, né può tenerlo per sé. Deve piuttosto informare il maresciallo, la figura responsabile della gestione e cura dei cavalli e delle attrezzature nel campo, e non deve usare il cavallo per trasportare il proprio bagaglio. Se il proprietario ritrova il suo cavallo per strada mentre trasporta dei carichi, non deve rimuoverli, ma deve seguire l’animale fino al campo e lì reclamarlo.

Regola 12: Chi incendia viene sfigurato

Se qualcuno appicca il fuoco a un villaggio o a una casa, subirà un trattamento umiliante e punitivo. Dovrà essere rasato completamente, marchiato a fuoco sulle guance per renderlo riconoscibile come criminale e frustato.

Regola 13: Il fabbro non brucia carbone in paese

Un fabbro (ovvero il fabbro al servizio dell’esercito imperiale) non può accendere il suo fuoco all’interno del villaggio per prevenire incendi accidentali. Deve portare la legna nel suo alloggio (laboratorio o capanna) e bruciarla lì. Se lo fa in paese, rischia di essere tosato, frustato e marchiato a fuoco. Questo dimostra la pericolosità percepita di tale attività in un contesto abitato.

Regola 14: La parola non basta, servono prove

Se qualcuno accusa un’altra persona di aver infranto la pace (un giuramento formale di non aggressione o conflitto), non sarà considerato colpevole di aver rotto la pace (l’accusa) a meno che l’accusato non riesca a provare, con il sostegno di due testimoni affidabili, di aver effettivamente prestato quel giuramento. La responsabilità di dimostrare l’innocenza ricade sull’accusato, non sull’accusatore.

Regola 15: Non dare rifugio a un servo fuggitivo

È proibito ospitare un servo senza padrone, cioè un servo che ha abbandonato il suo signore. Chi lo fa, deve restituire il doppio di tutto ciò che il servo ha rubato o portato con sé, anche se non ha contribuito al furto. Questa regola sottolinea la responsabilità collettiva e il rigido controllo sociale sui servi. Nonché la solidarietà di casta, tra signori di rango.

Regola 16: Il tesoro ritrovato e la giustizia

Chiunque scopra un tesoro nascosto (sepolto) può tenerlo. Tuttavia, se questo gli viene sottratto, non deve farsi giustizia da solo, ma deve presentare una denuncia al maresciallo.

Regola 17: Sanzioni per i commercianti senza scrupoli

Se un mercante tedesco entra in una città, compra delle merci e le rivende all’esercito a un prezzo più alto, il camerlengo (un ufficiale incaricato della gestione finanziaria e amministrativa, spesso con potere sulla tesoreria) gli confischerà tutta la merce. Inoltre, il mercante subirà una pubblica umiliazione, venendo frustato, tosato e marchiato a fuoco sulla guancia, una punizione usata nel Medioevo per segnare a vita i criminali. Vietato fare dropshipping, per dirla con un termine di business moderno: ovvero il comprare per rivendere.

Regola 18: L’importanza della lingua comune tra i commilitoni

Un soldato tedesco non può avere un compagno d’armi italiano a meno che quest’ultimo non parli tedesco. Se contravviene a questa regola, gli verrà confiscato tutto ciò che possiede. Questa regola sottolinea l’importanza di una comunicazione chiara per la disciplina e la coesione all’interno dell’esercito. Ci si potrebbe vedere sopra una sorta di proto-nazionalismo, ma non credo

Regola 19: Come risolvere le dispute tra cavalieri

Se un cavaliere insulta un altro, può giurare di non averlo fatto per evitare la sanzione. Se non nega l’accusa, deve pagare una multa di dieci libbre nella valuta corrente del campo in quel momento. La libbra (pound) era un’unità di peso e di valore monetario in uso fin dal periodo medievale, indicando una multa considerevole per l’epoca.

Regola 20: Come maneggiare correttamente i beni comuni

Chi trova dei recipienti pieni di vino (come bottino s’intende) deve maneggiare il contenuto con la massima cura, senza rompere i vasi o tagliare i lacci che li sigillano. E io, cerco di contestualizzare per giustificare questo strano precetto, immaginandomi la scena: ovvero al termine di una battaglia, al momento del saccheggio (perché sì, non erano ribaldi, ma comunque al termine di una battaglia o assedio c’era il momento del saccheggio pure per loro), ecco mi immagino il soldato imperiale che trova sto vaso di vino e vuole farsi un sorso, ma nella foga del saccheggio non deve assolutamente romperlo, ma prendersi il tempo necessario per aprirlo correttamente. Questo per evitare uno spreco che sarebbe stato a discapito dell’intero esercito. Quindi, sì, va bene, l’ha trovato lui, può festeggiare con un goccetto, ma senza sprechi.

Regola 21: La presa di una fortezza

Quando una fortezza viene conquistata, le sue ricchezze possono essere prese. Tuttavia, non è concesso appiccare il fuoco all’edificio senza un ordine esplicito del maresciallo, una figura di alto rango che ha il compito di dirigere l’esercito e mantenere l’ordine militare. Gli incendi sono sempre pericolosi, e comunque senza ordine diretto non si potevano appiccare, perché probabilmente sarebbero andati a discapito dei vincitori.

Regola 22: Caccia con i cani

Chi riesce a stanare e a catturare un animale selvatico usando dei cani da caccia ne diventa il legittimo proprietario, senza che altri possano rivendicare l’animale.

Regola 23: Caccia con i levrieri

Un animale selvatico stanato dai levrieri non appartiene automaticamente al cacciatore. La proprietà spetta a chi, per primo, riesce ad afferrarlo, non a chi l’ha inseguito. I levrieri sono una razza di cani usati principalmente per inseguire e catturare la preda grazie alla loro velocità.

Regola 24: Caccia con lancia o spada

Un animale selvatico ucciso con una lancia o una spada appartiene a chi lo ha ucciso. Qualsiasi tentativo da parte di un’altra persona di appropriarsi dell’animale è da considerarsi illegittimo.

Regola 25: Caccia con arco o balestra

Chiunque uccida un animale selvatico utilizzando un arco o una balestra ne acquisisce la proprietà. Ma qui non si specifica che la proprietà sia definitivamente sua, come nel caso della caccia con lancia o spada. Probabilmente perché in caso di tiro dalla distanza poteva essere difficile stabilire chi avesse centrato il bersaglio, se i soldati a caccia fossero stati più di uno. Quindi se lo avessero reclamato in due, qualcun altro avrebbe giudicato l’esito della disputa.

E siamo arrivati in fondo. Queste sono le 25 regole del Codice di Barbarossa. Le trovo davvero interessanti e piene di dettagli che mi fanno molto comodo in prima persona. Infatti, quando scrivo romanzi ho bisogno di elementi concreti da inserire, e qui ce ne sono parecchi. Non sono neanche paragonabili a un altro codice di cui ho parlato recentemente, quello templare, molto più corporso. E vi consiglio di andare ad ascoltare l’episodio, che trovate sempre qui in playlist, perché merita davvero.

L’armata di Barbarossa era complessivamente una forza davvero formidabile. Ha subito anche delle sconfitte, naturalmente, una delle più pesanti proprio in Italia. Ma questo non fermò l’imperatore dalla barba fulva. Costui continuò a combattere per tutta la vita, e andò pure alle crociate, come dicevo all’inizio dell’episodio. La terza crociata, dove trovò la morte.

Le esatte circostanze della morte di Federico Barbarossa rimangono avvolte nel mistero, rendendola uno degli eventi più enigmatici del Medioevo.

Era il 10 giugno 1190, e l’imperatore, all’età di 67 anni, stava attraversando il fiume Göksu (conosciuto anche come Saleph) nell’attuale Turchia. Stanco della lunga marcia attraverso le montagne e oppresso dalla calura estiva dell’Anatolia, Federico decise di fare il bagno per rinfrescarsi. Ma le acque del fiume erano gelide.

Nonostante l’evento sia stato registrato da vari cronisti, le versioni differiscono. È ipotizzabile che l’anziano imperatore sia stato disarcionato dal suo cavallo o che, a causa dello sbalzo termico, abbia avuto un arresto cardiaco.

La teoria più accreditata, però, è quella che lo vede trascinato a fondo dalla sua stessa armatura. Pur essendo stata progettata per essere il più leggera possibile per la crociata, il suo peso, unito al fisico affaticato dalla calura e all’età avanzata, non gli lasciò scampo. Secondo il cronista arabo Ibn al-Athīr, Federico I annegò in acque che gli arrivavano a malapena ai fianchi.

Non un bel modo di andarsene, insomma.

Se questa storia vi ha affascinato, vi ricordo di iscrivervi al canale YouTube. E le storie non finiscono qui, perché tutta la passione e la ricerca che avete scoperto in questo e altri episodi le ho riversate nel mio romanzo: “La Stirpe delle Ossa”. La storia di un cavaliere costretto a lottare per salvare la sua famiglia da una terribile maledizione.

Lo trovate in tutte le librerie, da cui potete ordinarlo senza problemi, e pure online. Mi raccomando, non perdetelo. Ciao!

  1. Gesta Frederici I imperatoris
Lorenzo Manara