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26 Luglio 2025

Il cavaliere maledetto: Sir Peter, l’incubo d’Aquitania

incubo del cavaliere maledetto

Il cavaliere maledetto, dalla cronaca medievale di Jean Froissart: Sir Peter de Béarn

Nella Francia del XIV secolo, in Aquitania, viveva un cavaliere valoroso e rispettato, ma afflitto da un orribile tormento: costui, ogni notte, viveva un incubo che gli impediva di dormire sonni tranquilli. E, anzi, lo costringeva a indossare l’armatura, impugnare la spada e combattere. Nel letto. Questa è la straordinaria vicenda di Sir Peter de Béarn, il cavaliere maledetto: un racconto che ci giunge direttamente dalle pagine di uno dei più celebri cronisti del suo tempo, Jean Froissart, attraverso le “Cronache”, scritte intorno al 1390. Preparatevi a immergervi in un racconto epico, intriso di mistero, amore, tragedia e un tocco di quel soprannaturale che non guasta mai.

Il nostro viaggio inizia con un’interessante conversazione tra Froissart stesso e uno scudiero alla corte del Conte di Foix. Froissart, sempre curioso di storie e personaggi, chiede allo scudiero di Sir Peter de Béarn, fratellastro del Conte. Gli era sembrato un cavaliere di grande valore e voleva sapere se fosse ricco o sposato. La risposta dello scudiero fu sorprendente: “Sposato lo è, in verità,” rispose, “ma né sua moglie né i suoi figli vivono con lui.” E qui la curiosità di Froissart si accese, come la nostra ora. “Per quale motivo?” chiese. E lo scudiero si preparò a svelare un segreto che aveva del prodigioso.

Sir Peter de Béarn aveva una strana abitudine. Quando dormiva la notte, si alzava, si armava, sguainava la spada e iniziava a combattere come se fosse in una vera battaglia. I suoi valletti e camerieri, che dormivano nella sua stanza per sorvegliarlo, lo sentivano alzarsi, andavano da lui e lo informavano di ciò che stava facendo. Ma lui, incredulo e forse ancora prigioniero del suo sonno guerriero, rispondeva loro di essere completamente all’oscuro di tutto, accusandoli di mentire. A volte, per evitare il trambusto, gli scudieri toglievano dalla sua stanza tutte le armi e la spada. Ma il risultato era ancora peggio: Sir Peter faceva un tale rumore e fracasso, come se tutti i diavoli dell’inferno fossero lì. Per questo motivo, i servitori preferivano rimettere le armi al loro posto, sperando che a volte le dimenticasse e rimanesse tranquillamente a letto. Un nobile di giorno, cavaliere maledetto di notte. Non ti sembra un’immagine che potrebbe ispirare un romanzo fantasy?

Froissart, stupito da questa rivelazione, volle sapere di più sulla vita di Sir Peter. Chiese se la sua ricchezza fosse legata alla moglie. “Sì, in nome di Dio, l’aveva!” rispose lo scudiero. Ma c’era un altro problema. La signora teneva per sé la maggior parte dei beni, godendone i profitti, eccetto un quarto che spettava a Sir Peter. E dove risiedeva questa misteriosa dama? Lo scudiero spiegò che la Contessa, di nome Fiorenza di Biscaglia, stava al paese suo. Aveva ereditato tutto dopo che suo padre, cugino del re di Castiglia, fu fatto giustiziare.

Qui è fondamentale fare un piccolo passo indietro per capire meglio il contesto di questa travagliata vicenda. Don Pedro I di Castiglia, passato alla storia come “il Crudele” (o “il Giusto”, a seconda di chi lo giudicasse), era un sovrano dal carattere forte e spesso spietato. Il suo regno fu segnato da numerosi conflitti e violenze, inclusi gli omicidi di molti nobili e persino di alcuni dei suoi stessi fratellastri. In particolare, è importante sapere che Don Pedro fu accusato di aver strangolato nel suo letto la sua stessa regina. Questa accusa, gravissima, gettò un’ombra terribile sul suo regno e lo rese inviso a molte corti europee.

Ora, tornando alla nostra Contessa Fiorenza di Biscaglia. Essendo stata una dama di compagnia della regina, Fiorenza aveva una conoscenza diretta e intima delle circostanze della sua morte. La sua testimonianza, dunque, era considerata estremamente credibile, e per questo motivo, pericolosissima per Don Pedro. Se Fiorenza avesse parlato apertamente, la sua voce avrebbe potuto scatenare una condanna ancora più forte contro il re, forse anche una ribellione aperta. Per questo, Don Pedro aveva cercato di farla tacere, proprio come aveva già fatto con il padre di Fiorenza, che era stato giustiziato senza alcuna causa apparente. Don Pedro temeva che Fiorenza potesse rivelare la verità sull’assassinio della regina, un segreto che il re voleva disperatamente mantenere nascosto per salvaguardare la propria reputazione e il proprio potere.

Fiorenza quindi lasciò il paese con pochi accompagnatori, desiderosa di sfuggire alla morte, e giunse alla corte del Conte di Foix, dove raccontò la sua storia. Il Conte, che si dice fosse gentile e affettuoso con tutte le dame e le fanciulle, ebbe compassione di lei, la trattenne alla sua corte. La stessa corte in cui conobbe Sir Peter de Béarn, a quel tempo un giovane cavaliere (che non aveva ancora la strana abitudine di combattere nel sonno). I due finirono per sposarsi ed ebbero un figlio e una figlia.

“Santa Maria!” esclamò Froissart allo scudiero, “che storia”. Ma cosa c’entra tutto questo con la storia del cavaliere maledetto? Per caso, Sir Peter conosce il motivo?

“In fede mia,” rispose lo scudiero, “glielo hanno chiesto spesso, ma lui non ne sa nulla. La prima volta che accadde, fu la notte seguente a un giorno in cui aveva cacciato un orso straordinariamente grande nei boschi del Béarn. Questo orso aveva ucciso quattro dei suoi cani e ne aveva feriti molti altri, tanto che gli altri ne avevano paura. A quel punto Sir Peter sguainò la sua spada d’acciaio di Bordeaux e si avventò sull’orso con grande rabbia, a causa della perdita dei suoi cani. Lo combatté a lungo con grande pericolo fisico e con grande difficoltà lo uccise. Poi tornò al suo castello in Biscaglia, e si fece portare con sé l’orso. Tutti rimasero sbalorditi dall’enorme dimensione della bestia e dal coraggio del cavaliere che l’aveva attaccata e uccisa.”

Quando la Contessa di Biscaglia, sua moglie, vide l’orso, svenne immediatamente e fu portata nella sua stanza, dove rimase molto sconsolata per tutto quel giorno e il seguente, e non volle dire cosa la affliggeva. Il terzo giorno disse al marito: “Non riacquisterò mai la salute finché non avrò fatto un pellegrinaggio al santuario di San Giacomo a Compostela. Dammi quindi il permesso di andarci, e di portare con me mio figlio Peter e mia figlia Adrienne. Te lo chiedo.” Sir Peter acconsentì troppo facilmente. La Contessa aveva impacchettato tutti i suoi gioielli e argenteria senza essere osservata da nessuno, perché aveva deciso di non tornare mai più. La signora partì per il suo pellegrinaggio e colse l’occasione per visitare i suoi cugini, il re e la regina di Castiglia, che la ospitarono splendidamente. È ancora con loro, e non tornerà né manderà i suoi figli. La stessa notte in cui aveva cacciato e ucciso l’orso, questa abitudine di camminare nel sonno lo prese.

“Si dice,” continuò lo scudiero, “che la signora avesse paura che accadesse qualcosa di sfortunato, nel momento in cui vide l’orso, e questo le causò lo svenimento; perché suo padre una volta cacciò questo orso, e durante la caccia, una voce gridò, anche se non vide nessuno: ‘Tu mi cacci: eppure non ti voglio alcun male; ma tu morirai di una morte misera.’ La signora ricordò questo quando vide l’orso, così come il fatto che suo padre era stato decapitato da Don Pedro senza alcuna causa; e lei sostiene che qualcosa di sfortunato accadrà a suo marito; e che ciò che sta accadendo ora non è nulla in confronto a ciò che accadrà.

Froissart rimase pensieroso per le cose che aveva sentito, e rispose: “Credo a tutto ciò che hai detto: troviamo negli antichi autori come dèi e dee in passato trasformavano gli uomini in bestie, a loro piacimento, e anche le donne in uccelli. Questo orso, quindi, potrebbe essere stato un cavaliere che cacciava nella foresta della Biscaglia, quando, per caso, fece arrabbiare qualche dio o dea, che lo trasformò in un orso, per fare penitenza, come Atteone fu trasformato in un cervo.”

E Froissart, nella sua cronaca, riporta il mito di Atteone, episodio molto famoso della mitologia greca.

Atteone era un abilissimo cacciatore. Un giorno, mentre inseguiva un cervo enorme, si ritrovò per caso in un prato isolato, dove una dea e le sue ninfe stavano facendo il bagno. Atteone le sorprese, e la dea, offesa per essere stata vista nuda, decise di punirlo. Gli disse che non si sarebbe mai più vantato di averla vista e, per la sua audacia, lo trasformò nel cervo che stava cacciando. Così, Atteone divenne un cervo, destinato a subire un tragico destino.

Questa è la risposta che ci dà il cronista, in merito alla vicenda del cavaliere maledetto con gli incubi, che combatte ogni notte la sua personale battaglia contro i tormenti del senso di colpa. Voi ci vedete qualche spiegazione più razionale in tutto questo? Magari una qualche forma di disturbo del sonno, che ne so, un banale sonnambulismo? Ditemi un po’ cosa ne pensate.

Io, per il momento, vi lascio nel mistero e vi ringrazio per aver ascoltato. Se vi affascinano le storie che racconto, non dimenticate che non è finita qui. Tutta la passione e la ricerca che avete trovato in questo e altri episodi di Leggende Affilate le ho riversate nel mio romanzo: “La Stirpe delle Ossa”. La storia di un cavaliere italiano costretto a lottare contro carestie, pestilenze e una faida sanguinosa per salvare la sua famiglia. Pure lui un cavaliere maledetto, tra le altre cose.

Lo trovate in tutte le librerie, da cui potete ordinarlo senza problemi, e pure online. Mi raccomando, non perdetelo. Ciao!

Lorenzo Manara