Il Piano Segreto per Riconquistare Gerusalemme

La lettera confidenziale del maestro dell’ordine degli ospitalieri, Foulques de Villaret, al papa: il piano per riconquistare Gerusalemme
Nel 1305 Il maestro di un potente ordine militare organizzò un piano per riconquistare Gerusalemme. Lo fece tramite un documento dettagliato e confidenziale indirizzato al pontefice di Roma. Costui era il maestro dell’Ordine degli Ospitalieri, quel che poi sarebbe divenuto l’ordine dei cavalieri di Malta, dallo stendardo rosso con la croce bianca.
Un documento confidenziale, che conteneva al suo interno l’organizzazione di una nuova crociata. Con tutti gli elementi necessari, dalla logistica, al reperimento dei fondi. I soldi dovevano essere raccolti tramite le tasse. Tasse rivolte a chi? Stranamente, per quel che ci immaginiamo noi con la nostra visione del medioevo alla Robin Hood, nessun povero doveva essere tassato per questa colossale impresa. Bensì la Chiesa. Il maestro degli ospitalieri pianificava una massiccia tassazione ecclesiastica. E chiedeva il coinvolgimento degli altri grandi ordini, tra cui l’ordine teutonico e quello templare. Si richiedeva, a costoro, non solo una semplice tassazione, ma che cedessero tutti i loro possedimenti. E la cosa fa un po’ strano, considerato che di lì a pochissimi anni, qualcun altro avrebbe chiesto ai templari di cedere tutto quel che avevano. E sappiamo come andò a finire, no? Con un diabolico processo e il rogo.
Oggi voglio raccontarvi il piano segreto per riconquistare Gerusalemme, scritto nel 1305 dal maestro degli ospitalieri, Foulques de Villaret1, per un viaggio molto affascinante per due motivi: il primo, è che potete vederci tutti i paralleli con la storia contemporanea che volete. Storia recentissima. Il secondo motivo è che siamo in un periodo storico, quello di inizio XIV secolo, che possiamo considerare abbastanza “rovente”. Roghi dei templari a parte, la situazione era rovente a causa di ciò che era appena accaduto, l’evento che aveva scosso l’Occidente: la caduta del Regno Crociato di Gerusalemme. Era tutto finito. I cristiani erano stati ributtati a mare. Le crociate si erano dimostrate un fallimento. Ma com’era possibile? Non era stato Dio a volere la crociata? Deus Vult?
Naturalmente, furono subito date numerose spiegazioni dottrinali da eminenti teologi. Per giustificare la cosa. Perché se Dio è coni, com’è abbiamo perso? La spiegazione più semplice e immediata, fu che i cristiani non meritavano Gerusalemme. Che la caduta degli stati cristiani di Terra Santa fu una punizione. Perché i cristiani avevano commesso troppi peccati. Ora, preciso che l’evento non dobbiamo immaginarlo come un’apocalisse che scosse l’intera popolazione europea. Anzi, probabilmente la gente comune apprese la notizia e se ne fece una ragione. Di problemi ce n’erano molti a cui badare in Occidente per stracciarsi le vesti dinnanzi alla caduta dell’Oltremare. Però, ad alcuni non andò giù. Gerusalemme, in qualche modo, doveva essere riconquistata. E sebbene possa sembrare strano, in realtà sappiamo benissimo perché ci fosse questa voglia irrefrenabile di piazzare la propria bandierina sul Santo Sepolcro.
Gerusalemme non è una città qualsiasi. E’ un luogo sacro per 3 delle più grandi religioni al mondo. Sempre al centro dell’attenzione da secoli, millenni. E si trova in una terra oggetto di contesa fin dagli albori della civiltà (e lo è tuttora). Sappiamo che a un certo punto del medioevo l’Occidente si rianimò, tutto assieme, per conquistare la Città Santa. Fu bandita la crociata. E Gerusalemme fu presa.
Nell’anno 1099 la città fu posta sotto assedio, in uno scontro che i cronisti medievali narrano come il più sanguinoso della storia umana, laddove i soldati camminavano per le vie della città col sangue che arrivava “alle ginocchia dei cavalli”2; insomma, un fiume sgorgato dai corpi dei nemici uccisi. I crociati riuscirono a conquistare la città. E venne creato il Regno Crociato di Gerusalemme, cristiano, che comprendeva svariate località della cosiddetta Terra Santa o, come la chiamavano allora l’Oltremare.
Ma dopo circa un secolo, nel 1187, giunse un grande condottiero musulmano, di origine curda, Saladino, che pose sotto assedio Gerusalemme e la strappò dalle mani dei crociati. E fu pure più clemente di loro, poiché stando alle cronache permise alla maggior parte degli abitanti di lasciare la città, dietro pagamento di riscatto. Niente fiumi di sangue che arrivavano alle ginocchia.
Gerusalemme cadde. E a mano a mano, col passare dei decenni, i cristiani persero ogni pezzetto del nuovissimo Regno Crociato di Terra Santa. Tutto si concluse. Coloro che più di tutti ci avevano creduto, e avevano costruito organizzazioni ramificate in tutto il Vicino Oriente, ovvero gli ordini militari come i Templari, i Teutonici, gli Ospitalieri, si ritirarono in Occidente, per proseguire la loro opera a casa propria. Con varie vicissitudini, in realtà, molto affascinanti. Una ritirata finita non proprio bene per la maggior parte di loro. Gli ospitalieri nello specifico si diedero alla guerra di mare, e presero parte a incredibili avventure e spettacolari battaglie nel corso della storia moderna. Col passare del tempo si riorganizzarono e infine divennero i cavalieri di Malta. Su di loro ci si potrebbero fare numerosi episodi.
Adesso voglio concentrarmi sul momento immediatamente successivo alla caduta del Regno Crociato. Anno 1305, tutti i cristiani sono stati cacciati dalla Terra Santa (o quasi, perché in realtà degli irriducibili italiani continuavano a mercanteggiare senza sosta coi musulmani, vedi Venezia, Genova, ecc… ma anche questo meriterebbe episodi a parte).
Immaginiamo l’allora maestro dell’ordine degli Ospitalieri, intento a scrivere su carta il suo piano da presentare in via confidenziale al Santo Padre. Il piano per riconquistare Gerusalemme. Scopriamolo insieme, nel dettaglio.
Il piano per riconquistare Gerusalemme comincia con un’indicazione ben precisa: prudenza. Perché la prudenza è la base di tutto, per non ripetere gli errori del passato. Sono infatti trascorsi 118 anni da quando Gerusalemme è stata persa, dice il maestro, e le molte spedizioni avviate in questo periodo non hanno avuto successo. Tutte tranne una. Quale? La prima, naturalmente, quella gloriosa e leggendaria che portò alla conquista di Gerusalemme. La spedizione di Goffredo di Buglione. Dobbiamo replicare quella crociata. Dobbiamo seguire le loro gesta, e imparare.
Il Papa deve innanzitutto predicare la croce, cioè convincere i cristiani a partire per la Terra Santa. Qual è il modo migliore per farlo? Per spingere masse di persone ad andare in guerra? Concedere indulgenze, naturalmente, ovvero la remissione dei peccati a coloro che parteciperanno.
Una volta che il Papa ha convinto i fedeli, deve stabilire una data di partenza precisa e nominare la guida o le guide della spedizione. Il maestro suggerisce che la partenza debba avvenire subito dopo che il Papa ha concluso il suo sermone. La ragione di questa scelta è che un lasso di tempo troppo lungo fra la chiamata del Papa e la partenza può creare vari problemi. L’entusiasmo è più forte quando l’obiettivo da raggiungere è imminente. E questo è un principio del marketing valido tutt’oggi: battere il ferro finché è caldo, e cose di questo genere.
Il maestro sottolinea la necessità che il Papa nomini un suo rappresentante, che dovrà essere un cardinale o un prelato. L’obiettivo è che questa persona sia una guida saggia e dedicata alla causa della Terra Santa, senza farsi distrarre da interessi personali o familiari. Il maestro raccomanda di affiancare a questo rappresentante un cavaliere laico, che agisca come consigliere e lo supporti. Infine, dopo aver predicato la spedizione, il maestro suggerisce al Papa di inviare dei chierici di sua fiducia in tutte le città e regioni. Il loro compito sarà quello di diffondere il messaggio, concedere indulgenze e comunicare le informazioni cruciali come la data di partenza e i nomi dei capi della spedizione.
Prima ho fatto il parallelo con l’ambito del marketing. Be’, che cos’è questa se non una strategia propagandistica?
Il maestro spiega anche l’importanza di costituire un grande tesoro per finanziare la spedizione militare. Questo denaro è cruciale per coprire i costi di trasporto e l’equipaggiamento necessario. Il maestro sconsiglia di convocare un concilio generale per raccogliere fondi, in quanto di solito queste operazioni non raccolgono grandi somme. Per evitare che i Saraceni si riforniscano di armi e materiali dai cristiani disonesti (leggi tra le righe, i mercanti italiani, che facevano commercio con tutti e se ne infischiavano, e nessuno poteva dir loro granché, vista la loro potenza), il maestro suggerisce di allestire subito una flotta di venticinque galee. Queste navi, insieme a quelle del re di Cipro e degli altri ordini religiosi militari, avrebbero il compito di bloccare i rifornimenti diretti verso l’Egitto e Alessandria. L’obiettivo è agire in fretta per non dare tempo ai Saraceni di preparare le loro difese.
A questo punto bisogna preparare una flotta più grande per indebolire i Saraceni sulla costa. Così facendo, le truppe che arriveranno in futuro avranno più facilità a sbarcare. Dopo aver preparato venticinque galee, il maestro suggerisce di aggiungerne altre cinquanta o sessanta il prima possibile. La metà di queste navi dovrà essere da trasporto e in grado di portare fino a cinquecento cavalli.
Questa flotta, che opererà per un anno intero lungo la vasta costa del sultano, avrà il compito di sbarcare le truppe in vari punti. Le truppe saccheggeranno e devasteranno le zone costiere per mezza giornata o più, a seconda delle circostanze. L’obiettivo è costringere i Saraceni a spostare continuamente le loro truppe, sia a cavallo che a piedi, lungo la costa.
Ed ecco la strategia principale per sconfiggere i saraceni. Ingannare il nemico simulando un attacco dal mare, per poi spostarsi rapidamente e sbarcare le truppe a sorpresa. Questi movimenti continui e veloci hanno l’obiettivo di confondere e stancare le forze nemiche, consumando le loro risorse e armamenti. Di conseguenza, la popolazione locale, spaventata, abbandonerebbe i villaggi, interrompendo le attività agricole. In questo modo, il loro esercito si troverebbe in una situazione così difficile da renderlo vulnerabile e più facile da sconfiggere.
Per reclutare l’esercito, il maestro dice di utilizzare il tesoro per assoldare balestrieri, cavalieri e fanti. Tuttavia, vorrebbe che molti si unissero alla crociata per devozione, senza bisogno di essere pagati. Per questo motivo, solo alcuni soldati, come balestrieri e lancieri, avrebbero ricevuto una paga, quelli secondo lui più specializzati e magari difficili da reperire. Infine, il maestro dei Cavalieri Teutonici, su ordine del Papa, doveva prepararsi a partire con i suoi uomini prima della partenza prestabilita. Il maestro degli ospitalieri chiedeva espressamente di lui. Ma, come vi ho già anticipato, menziona anche l’altro grande ordine, quello dei templari.
Il maestro chiede al papa che i grandi ordini (ospitalieri, Templari e Teutonici) possano muoversi liberamente nei territori di qualsiasi regno occidentale. In particolare, il maestro vuole che possano acquistare ed esportare senza ostacoli armi, denaro e tutto ciò che serve per la spedizione. Prima di partire, è essenziale che i comandanti preparino con cura i rifornimenti di cibo e la flotta per trasportarli, assicurandosi che le scorte siano sufficienti a seguire l’esercito. Il maestro sottolinea che molti partecipanti alla spedizione non saranno in grado di procurarsi le provviste necessarie e che, senza un adeguato aiuto, potrebbero morire di fame in breve tempo. Bisogna, quindi, provvedere pure a loro.
Questo ci fa capire che a partire per la crociata vi erano non solo sovrani e ordini cavallereschi ma anche brava gente volenterosa e devota che non aveva grandi capitali per affrontare un tale viaggio. I soldi, quindi, servivano eccome, come possiamo immaginare.
Per quanto riguarda la destinazione precisa, il maestro sostiene che non si possa stabilire in anticipo. La decisione deve essere presa poco prima della partenza, per tenere conto di fattori importanti. Tra questi, ci sono il numero e l’esperienza dei cavalieri disponibili, che influenzano la strategia da adottare. Altrettanto importante è la situazione del nemico al momento della spedizione, che può cambiare rispetto a quando si prende la decisione. E poi, il fattore spionaggio. Certamente, esisteva anche nel medioevo. Il maestro sottolinea che i Saraceni sono molto astuti e preparati: se venissero a sapere in anticipo della spedizione, rafforzerebbero le loro difese e preparerebbero imboscate. Pertanto, per un esito positivo, è indispensabile che le informazioni sulla destinazione rimangano segrete il più a lungo possibile, per non dare al nemico il tempo di organizzarsi.
E poi, arriviamo al momento che tutti gli amanti del thriller storico aspettano: il tesoro. Quando si parla di templari, papi, medioevo, il tesoro è d’obbligo. E qui il maestro lo menziona. Dice al papa di raccogliere un immenso tesoro per la spedizione. Propone che il clero, di ogni grado e senza distinzione, versi una decima dei propri averi e delle entrate. Una decima, il dieci %. Inoltre, i Cavalieri Templari, Ospedalieri e Teutonici devono dare l’intero loro patrimonio. E qui, possiamo vederci delle analogie con quel che succederà solo 2 anni dopo con il processo ai templari. I possedimenti di questi grandiosi e potenti ordini, che erano vere e proprie organizzazioni multinazionali, cominciavano a far gola a tanti. E dei loro averi si parlava molto.
Per finanziare l’impresa, il maestro propone anche di destinare le rendite delle chiese cattedrali che non hanno un capo oltre a svariate altre situazioni che riguardavano il clero, sempre abituato a benefici e sostegni di vario tipo: piazza pulita, il maestro degli ospitalieri chiedeva che si attingesse a tutto questo per riconquistare Gerusalemme.
Personalmente ci vedo anche una critica proprio rivolta al clero nelle parole del maestro. Vi faccio un esempio concreto. Accadeva (non so se oggigiorno è così) che un’autorità religiosa possedesse più di un incarico. Ad esempio: vescovo di Firenze e arcidiacono di Borgo a Buggiano, parroco di Malarocca… sto inventando naturalmente, per intendersi. Ecco, chi ha più di un incarico religioso e non risiede dove dovrebbe, deve scegliere un solo incarico e rinunciare agli altri. Oh, bravo maestro.
Alla stessa spedizione andrebbero anche i beni di tutti i religiosi che muoiono senza aver fatto testamento. Che altrimenti sarebbero andati alla Chiesa. Mi fermo qui, perché la lista contro i privilegi ecclesiastici continua. Forse cominciamo a capire il motivo per il quale questo piano per riconquistare Gerusalemme sia rimasto sulla carta? Non lo so, eh, la butto lì.
I metodi di finanziamento non finiscono qui. Per raggiungere la colossale cifra (che non è neppure indicata, da quanto è alta), il maestro suggerisce di inviare una lettera a tutti i vescovi e sacerdoti. L’obiettivo è spingere i malati a fare un’offerta in cambio del perdono dei peccati. Inoltre, chi lascia beni per la spedizione nel proprio testamento riceverà grandi indulgenze. Propaganda, ancora.
Il maestro consiglia anche di dare ai predicatori un documento papale che consenta a chi non può o non vuole partire di persona, di poter riscattare con del denaro il proprio voto di crociato. E questo è interessantissimo, mi è capitato di trovarlo in altre occasioni durante le mie ricerche. Fin dagli albori della Prima Crociata, vi era questa possibilità: se non volevi partire, potevi pagare una somma. Così stavi a posto con la coscienza e con il tuo dovere.
Infine, sempre per stare in ambito tesoro, nel suo piano per riconquistare Gerusalemme il maestro suggerisce un modo per maneggiare e custodire tutto questo movimento di denaro che avrebbe preso piede nell’intero occidente. La sua proposta è di posizionare le casse in chiese specifiche. Queste casse dovrebbero avere tre chiavi, affidate a tre persone di fiducia scelte dal vescovo: un religioso, un ecclesiastico e un laico. Così, sarebbe stato difficile farsi derubare. Anche questo, dettaglio da thriller storico.
Poi, arriviamo alle maniere forti. Il metodo per recuperare i soldi col metodo marketing più aggressivo dell’epoca: inviare in tutto il mondo lettere che contengono minacce di scomunica. Minacce rivolte agli esecutori testamentari di re, principi, duchi, conti, baroni, prelati e chiunque fosse abbiente che avesse voluto devolvere l’eredità per riconquistare Gerusalemme. Mi spiego meglio, mettiamo che io mi trovi a gestire l’eredità di un principe, che ha voluto devolvere il suo patrimonio per la crociata. E che quindi io mi trovi per le mani un grande, grandissimo quantitativo di soldi, oro. Ecco, qualcosina potrebbe cadermi in tasca, non so se mi spiego. Inviarmi una lettera che mi minaccia di scomunica, in caso manchi qualche spicciolo, può dissuadermi dal fare il furbo. Questi ragionamenti sono molto raffinati, e testimoniano un mondo vivo, pieno di dettagli incredibili, gli stessi che io cerco sempre per scrivere romanzi. In effetti, nel medioevo, tra testamenti, lettere di diffida (come lo era di fatto, in questo caso, questa minaccia di scomunica) e poi banche, assicurazioni, assegni… praticamente era già nato il capitalismo.
Poi, un altro punto importante che riguarda l’economia medievale di stampo capitalistico. Il maestro chiede al papa di recuperare i fondi destinati in precedenza alla spedizione in Terra Santa, ma che sono stati usati per altri scopi. Ad esempio, un sovrano aveva fatto debito per partire per la crociata, ma il regno d’Oltremare è caduto, e il sovrano s’è tenuto tutto quanto e se l’è speso per i fatti suoi. Ecco, nossignore, dice il maestro degli ospitalieri. Per questo, chiede che i re che ancora detengono questi soldi li restituiscano per intero. Inoltre, il maestro suggerisce al papa di perdonare completamente chi deve restituire soldi ottenuti in modo illecito, come quelli guadagnati con l’usura, a patto che questi li donino per intero alla spedizione. Insomma, chiediamo soldi pure agli usurai: il nemico per eccellenza della tradizione medievale. Soldi, soldi, abbiamo bisogno di soldi. Il piano di guerra per riconquistare Gerusalemme si può riassumere così, come una elaborata strategia per recuperare fondi e finanziare il progetto. Ed è normale che sia così. Il tempo della leggenda, e del mito, è finito. O si hanno i soldi per fare le cose, o non si fa un bel niente.
Infine, chiudiamo con l’immancabile nota antisemita. Il maestro come ultimo finanziamento chiede di obbligare gli Ebrei che vivono nelle terre cristiane a contribuire. E perché dovrebbero farlo? Semplice, egli spiega che costoro sono responsabili della crocifissione di Cristo. Per questo motivo, che il papa stabilisca una tassa che prelevi almeno un decimo dei loro beni, arrivando, se possibile, fino alla metà.
Questo, signore e signori masnadieri, è il piano per riconquistare Gerusalemme, redatto dal maestro degli ospitalieri, nell’Anno 1305. Grazie e alla prossima storia!
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