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8 Dicembre 2015

Waterworld e i film fantasy moderni

Waterworld

Una riflessione dopo aver rivisto Waterworld: ma che fine hanno fatto i film fantasy?

Me lo ricordo il periodo in cui uscì al cinema Waterworld, a metà degli anni ’90. Ero alle elementari, e poco tempo dopo aver visto il film mi ritrovai in classe a compilare un questionario in inglese dove spuntava fuori la domanda: qual è il tuo film preferito? Senza esitazione scrissi Waterworld. Guadagnai un bel excellent scritto con la penna rossa perché il titolo del film era in inglese. Ero troppo astuto.

Insomma già da piccolo la mia propensione per i colossal trash-distopici era abbastanza elevata. E come poteva essere diversamente? Ti vedi Kevin Costner con le branchie vestito di stracci che guida un trimarano inseguito da pirati punk che fanno i salti con le moto d’acqua rugginose mentre sparano con le mitragliatrici e non puoi restare indifferente. Proprio no.

Waterworld è un film di fantascienza post apocalittico. Segue il filone dei film distopici che iniziarono sul finire degli anni ’70 e che proseguirono per i successivi vent’anni fino a scemare nella tristezza. Erano film gloriosi i cui protagonisti erano brutti ceffi sudici che vagavano per luoghi devastati dalle catastrofi. Questi antieroi incontravano altri brutti ceffi sudici e donne un po’ meno sudice (ma inspiegabilmente tutte bellissime), e la trama andava avanti così tra esplosioni, massacri esplosivi, e finali con esplosioni.

waterworld

Kevin Costner veleggia sul suo trimarano rugginoso

Ora che siamo negli anni duemila, i distopici hanno come protagonisti degli adolescenti (per la maggior parte ragazzine) che sono tutti puliti e belli e fanno i triangoli amorosi e subiscono le angherie di altri adolescenti puliti e belli. Niente ruggine, massacri, neanche un’ombra di trash. Che assoluta tristezza… ma c’è una spiegazione.

L’improvvisa ondata di moralismo che sembra aver colpito i film fantasy moderni è in realtà opera del dio denaro. Moltissimi blockbusters infatti sono realizzati a prova di ragazzino per soddisfare i rating della MPAA . Avete presente i bollini che appaiono all’inizio dei trailer cinemtografici? Quelli che ti dicono che tipo di contenuti sono presenti nel film, se possono essere adatti a un pubblico di minori, se contengono scene di sesso, violenza, ecc.. Ecco, tutte quelle cose lì le decide la Motion Picture Association of America. Si chiamano ratings e possiamo dire con tranquillità che questi ratings sono molto più severi di vent’anni fa. E vabbé, ma cosa c’azzeccano i ratings con la tristezza dei film fantasy moderni, direte voi. Ora ve lo spiego.

Un film ad alto budget che viene valutato inadatto a un pubblico di minori, o con delle pesanti restrizioni sul limite di età, ha una considerevole probabilità di andare incontro al cosiddetto FLOP: se togli i ragazzini dal pubblico, guadagni poco. Perché i minori di sedici anni sono un’importante fetta del mercato cinematografico, importantissima. Questo fa innescare un meccanismo di autocensura che induce le grandi produzioni a rendere i propri film (specialmente i fantasy) adatti al più vasto pubblico possibile.
Uno degli sceneggiatori propone una scena di violenza fatta come si deve? Viene bocciata per non abbassare il rating. Scena di sesso? Abbassa il rating. Arti amputati? Ma non scherziamo nemmeno.

Con questo non voglio dire che sia sbagliato fare un film per soli bambini. Ovviamente no. Sto solo puntando il dito contro le produzioni “vorrei ma non posso“, quei prodotti cinematografici che tentano di essere maturi, ma che per questione di rating non osano andare fino in fondo. Li riconosci subito dal trailer: paroloni, frasi a effetto mentre avvengono finte esplosioni in CGI sullo sfondo e l’ennesimo dannato protagonista adolescente.

Mi vedi? Sono un film trash post apocalittico degli anni '90! RA-TA-TA-TA

Mi vedi? Sono un film trash post apocalittico degli anni ’90! RA-TA-TA-TA

Ecco perché ho acclamato così tanto Mad Max Fury Road. Perché nel pieno di questa tristezza ha sfidato il rating del MPAA portandosi a casa una bella R (intense sequences of violence throughout, and for disturbing images. Età: 16+) con un filmone post apocalittico. Questo avrebbe potuto significare un cocente flop e invece così non è stato. Perché? Perché la qualità della sceneggiatura e della regia non hanno visto compromessi, né censure. Questo dimostra, inoltre, che il genere fantasy può funzionare anche se si rivolge ai soli adulti. Altrimenti come si spiegherebbero i quasi 400 milioni di incassi?

E anche in questo articolo ho divagato. Vi aspettavate una recensione sul film Waterworld e vi beccate un pippone contro i filmetti distopici degli anni duemila che vanno tanto di moda. Ma è meglio così. Non mi piace fare recensioni, e non le faccio mai. E poi cosa avrei dovuto recensire di Waterworld? L’ho già detto: moto ad acqua rugginose, petroliere incagliate che fanno da cittadelle in mezzo all’oceano, scontri a fuoco mischiati con le balestre, inseguimenti, creste colorate punk e tanti pantaloni di pelle.

Questo è Waterworld, prendetelo così com’è. Andatelo a rivedere.

Lorenzo Manara
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