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15 Marzo 2016

Tanto è fantasy ®

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La giustificazione più frequente per la superficialità? Tanto è Fantasy ®

Il fantasy è il genere narrativo più bistrattato. Roba per bambini, dicono alcuni. Roba per bambini scemi, dicono quelli più raffinati. Una reputazione cattiva che ci portiamo dietro fin dalla notte dei tempi, da quando gli elfi hanno scoccato la prima freccia e sono stati presi in giro dai nani, quelli scorbutici, bassi, con la barba lunga e l’ascia bipenne. Ma perché? Perché il fantasy è considerato peggio degli altri? Potevano prendersela con il giallo. La sola Jessica Fletcher bastava a ridimensionare l’intero genere, con quell’aria da saputella e il sorrisetto assassino. E invece no. Il fantasy è per bambini.

Volete sapere perché il fantasy è considerato nammerda? Io lo so e ora ve lo spiego. Si tratta di tre parole, semplici ed efficaci come una martellata sui denti; una frasetta messa lì per caso, più potente degli aforismi su Facebook. Sto parlando del: Tanto è Fantasy ®.

Non esiste giustificazione più dannosa e superficiale del Tanto è Fantasy ®. E’ una scusa per negligenti, una confessione da criminali. “Ma come si appiccica uno spadone sulla schiena?” Si chiede il novello scrittore fantasy alle prese con il suo romanzo. E poi arriva la frase, lampante nella sua armonia logica di pura e incontrastabile verità:

Tanto è Fantasy ®“si risponde da solo il novello scrittore. “Ce lo metto e chissene.

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E a me che me ne frega a me? Tanto è Fantasy®

Per colpa del Tanto è Fantasy ® sono state compiute le più orrende nefandezze ai danni della storia, della geografia, della fisica, ma anche della logica e del buonsenso. Ci ritroviamo con elfi che volano sopra ponti che crollano, maghi tredicenni che dispongono di macchine del tempo ma le usano per motivi stupidi, Signori Oscuri che rinchiudono i protagonisti nelle gabbie invece di ucciderli, e tanta, tanta tristezza. Gli elementi del fantasy sono stati usati fino alla noia.

Inizialmente erano originali, poi sono diventati banali, passando successivamente per fastidiosi e infine sono caduti nella parodia. Adesso sono proprio le parodie, a mio avviso, i fantasy migliori. Perché nel mare della superficialità si distinguono per la loro freschezza e intelligenza. “Finalmente qualcuno la pensa come me” mi viene da ripetere mentre leggo quel genio di Terry Pratchett. Ma allora come abbiamo fatto a finire così in basso, nonostante tutti i virtuosi esempi che ci circondano?

Sono sicuro che Tolkien non abbia mai pronunciato quella maledetta frase per giustificare una sua mancanza. Il professore di Oxford ha inventato veri e propri linguaggi pur di rendere coerente e realistico il mondo fantastico della Terra di Mezzo; vogliamo forse mettere in discussione l’incredibile quantità di studio e documentazione alla base del Signore degli Anelli? Assolutamente no. E allora come mai continuiamo a giustificare la spazzatura odierna con quella simpaticissima frase?

Una storia è fatta di dettagli. E ogni dettaglio deve essere studiato con follia maniacale. Lo sanno i vari Tolkien, Asimov, ma anche gli autori di belle opere recenti come Mad Max e L’uomo di Marte. Studiare non significa annientare la fantasia, al contrario di quello che pensano i superficiali. Studiare significa rendere realistici gli elementi di una storia e vi assicuro che ci vuole molta fantasia per farlo. Il resto è solo pigrizia di chi non ha voglia di impegnarsi e preferisce usare modelli preconfezionati, surgelati e scaduti da un pezzo.

Perciò smettiamola con le giustificazioni. Se vogliamo che il fantasy acquisti dignità bisogna prenderlo sul serio e non trattarlo come una bambinata perché Tanto è Fantasy ®. La messa è finita. Torno a scrivere, cià.

Lorenzo Manara
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