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29 Dicembre 2015

Stereotipi fantasy: la consegna delle armi

consegna delle armi

Ovvero quando il protagonista ci mostra tutte le pistole e i fucili che nascondeva nelle mutande.

Accade sempre, e nella maggior parte delle storie fantasy. E’ una situazione che si ripete, film dopo film, fumetto dopo fumetto, e non ci puoi fare niente. Perché te ne accorgi, è impossibile non sgamarla. La vedi subito ed esclami: oh no, eccola di nuovo.
Sto parlando di una situazione diventata uno standard persino del generico film d’azione, uno dei cliché più frequenti e abusati nella storia del cinema: il momento della consegna delle armi.

A un certo punto della storia il nostro eroe è costretto a lasciare il proprio armamentario. Lo fa dopo che è stato catturato, per oltrepassare un posto di blocco, per incontrare un personaggio importante o semplicemente per pura smargiasseria. Ecco che estrae la prima rivoltella, poi la seconda, si toglie il cinturone, tre coltelli da caccia, il fucile, il mitra… e lo sketch è servito.

L’eroe ci mostra una quantità imbarazzante di armi. Se si tratta di un film, non mancherà di fare smorfie mentre sfila dalle mutande il fucile a canne mozze, le bombe a mano e un’altra coppia di katane. Tutto questo sembra volgere al termine quando arriva la scontatissima lama nel calzino, tuttavia lo scagnozzo specializzato in “requisizione delle armi dei protagonisti” (esiste un vero e proprio corso di laurea per questo) si accorge che manca qualcosa.
Sguardi complici, la musica si ferma. Ed ecco che lo sketch ricomincia.

consegna delle armi

Teneva le bombe nel buco del ****, che ridere! Ha-Ha!

Sul tavolo vengono sbattuti Kalashnikov, .44 magnum, bazooka con incredibili accompagnamenti sonori; caricatori che sferragliano, leve che scrocchiano, ticchettii, cose che cosano: un vero sfoggio di maestria da parte dell’eroe che aspettava con trepidazione il momento in cui avrebbe potuto dimostrare al pubblico in sala quanto fosse ganzo.

La consegna delle armi è un cliché abbastanza raffinato. Le varianti sono costruite in base al sesso del personaggio. Se maschio, lo stereotipo può essere presentato con un tono cazzuto oppure ironico. Se l’eroe è femmina, le varianti sono tre: cazzuto, ironico e sexy. Cosa c’è di più sexy di un’eroina vestita di lattice che tiene le pistole tra le poppe?! E allora via al carosello di spade nelle giarrettiere, lanciafiamme sotto le gonne, palloni di maradona nei corpetti e una quantità improbabile di armi automatiche.

Questo è lo stereotipo della consegna delle armi. Ha, ha, che ridere, dovremmo pensare noi lettori/spettatori nel momento in cui ci si presenta una scena del genere. E invece, no. Ci viene voglia di raggomitolarci sotto le coperte in posizione fetale e piangere tutta la notte.

Lorenzo Manara
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