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15 Settembre 2015

Robinson Crusoe

Il signore del bricolage, come lo chiamano alcuni. Il capostipite del fai-da-te e dei romanzi d’avventura nato dalla penna di Daniel Defoe.

L’ho sempre adorato, così come ho sempre avuto difficoltà a ricordare il nome esatto. Robinson Crusoe non è difficile da pronunciare, ma questa mia confusione deriva da un film della Disney del 1966, intitolato “Lt. Robin Crusoe, U.S.N.” (“Il comandante Robinson Crusoe” nella versione italiana, nonostante il personaggio si chiamasse comunque Robin. Giusto per aggiungere ancora più confusione). Pellicola che ho divorato fino a distruggere la videocassetta.

Ricordo che guardavo il film dentro un canotto da mare, di quelli arancioni per bambini, recitando le varie scene mentre apparivano sullo schermo. Ho anche delle foto da qualche parte, ma le tengo per me per conservare quel poco di dignità che mi resta.

Un uomo solo su un’isola che deve provvedere a se stesso. Il ritorno alle origini in modalità “survivor”: un tema che per secoli verrà ripreso, riadattato, scopiazzato, e che ancora oggi coinvolge gli animi delle genti moderne. Non c’è limite alla genialità di un simile spunto, una di quelle idee che vivono in eterno e che continueranno a essere sempre attuali.

E’ probabile che Daniel Defoe si fosse ispirato alla vicenda di Alexander Selkirk, marinaio scozzese che naufragò davvero su un’isola deserta e sopravvisse per 4 anni 1 . Ed è probabile anche che ci sia stata un’opera, da qualche parte nel mondo, in qualche epoca, che abbia trattato il tema prima di Defoe (vedi Hayy ibn Yaqdhan, libro scritto nel XII secolo, considerato antesignano di “Robinson Crusoe”, del “libro della giungla” e di tanti altri).

Sinceramente non mi interessa chi sia stato il primo, e riporto le parole di Santi Mazzini a proposito:

Se è vero che ogni storico ha il dovere di ricercare la paternità di fatti e invenzioni, è ancora più vero che non ha il diritto di dar credito a prove incerte pur di soddisfare tale dovere.

Io non sono uno storico, ma approfitto di quell’aforisma per trarmi d’impaccio e continuare con l’articolo.

Copertina della prima edizione di "The Jungle Book"
Copertina della prima edizione di “The Jungle Book”. Carina, eh?

Defoe scrisse il suo capolavoro a 59 anni, dopo aver prodotto un’incredibile quantità di opere tutte rimaste all’ombra del naufrago vestito con le pelli di capra. Era un uomo d’affari, e aveva svolto la professione di imprenditore per gran parte della sua vita. Questa sua indole la si percepisce nel romanzo, concepito con ben precisi intenti commerciali 2 .

Dopo il successo pressoché immediato, Defoe scrisse vari seguiti. A parer mio, nessuno all’altezza del primo. Lo so, sembra un discorsetto da bar, ma l’impressione che ho avuto del proseguo delle avventure di Robinson è una forzatura, lo sfruttamento di una formula vincente legata al vile denaro proprio come accade oggi.

Illustrazione di N.C Wyeth [1920]
Illustrazione di N.C Wyeth [1920]

Alcuni trovano il Robinson Crusoe un mattone. Io invece lo leggo sempre con piacere, gustandomi tutte le descrizioni di come si costruisce un tavolino con sedie, di come si semina il grano con attenta pianificazione per la semina successiva, e della lenta ma produttiva costruzione di un ganzissimo fortino.
Isola deserta, naufragio, sopravvivenza, costruzione, difesa e battaglia: la miscela perfetta del romanzo d’avventura per definizione.

Adesso mi è venuta voglia di rileggerlo. Un’altra volta. E poi magari passo all’Isola del Tesoro.
Sì, mi sembra un ottimo piano. Vado.

  1. Joseph Laurence Black, The Broadview Anthology of Literature: The Restoration and the Eighteenth Century
  2. Introduzione a D.Defoe, Robinson Crusoe, J. Richetti, p. IX
Lorenzo Manara
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