Close

5 Aprile 2016

Re Artù: cronologia di una leggenda

re artù

Come è nata la leggenda di Re Artù?

I cavalieri della tavola rotonda, Excalibur, Merlino, Morgana, Avalon, Camelot… Il Ciclo bretone è un pilastro della cultura fantastica occidentale. Nel corso della storia ha subito una lunga serie di trasformazioni ed è difficile risalire alle sue origini.

Intorno all’anno Mille, le isole britanniche brulicavano di storie provenienti dalla mitologia celtica. Un’ampia varietà di opere che sarebbero finite nel dimenticatoio se non fosse stato per uno degli eventi più importanti nella storia medievale d’Europa: la conquista normanna dell’Inghilterra. I normanni si innamorarono della mitologia britannica tanto da appropriarsene. Si deve a loro lo sviluppo e la diffusione della leggenda di Re Artù per come noi la conosciamo1.

Il mito dei cavalieri della tavola rotonda è stato ripreso da numerosi scrittori, poeti, cantori e bardi di ogni lingua e nazionalità. Ecco una breve cronologia degli autori che hanno contribuito alla creazione di questa leggenda:

  • 1135. Il primo a narrare di Re Artù in un vero e proprio romanzo (considerato da alcuni il primo best-seller della letteratura inglese) è Goffredo di Monmouth nel Historia Regum Britanniae. La figura del sovrano di Camelot era già conosciuta nelle tradizioni orali, ma l’opera di Goffredo ne approfondisce gli aspetti. Compare l’acerrimo nemico Mordred (nonché nipote di Artù, in questa versione), viene descritta la landa brumosa di Avalon e, soprattutto, nasce la mitica figura di Merlino. Anche Merlino era già conosciuto nel mondo celtico, col nome gallese di Myrddin Emrys, ma è la prima volta che viene accostato a Re Artù.
  • 1155. L’opera di Goffredo viene ripresa dal poeta normanno Wace e tradotta per tutti i suoi amici normanni. Wace scrive il Roman de Brut, nel quale compaiono la tavola rotonda e la spada Excalibur. Un contributo non da poco.
  • 1160. Chrétien de Troyes  trasforma Re Artù in un cavaliere medievale a tutti gli effetti. Gli ideali di coraggio, lealtà e generosità presenti nel Ciclo bretone derivano dalla visione cavalleresca dello scrittore francese, consacrata nel celebre personaggio di Lancillotto. E’ anche vero che Lancillotto si strombazza la donna di Artù, ma questa è un’altra storia…
  • 1190. Robert de Boron aggiunge un importante elemento fantastico: il Sacro Graal. Con lui nasce il tema della quest (cerca), accennata da Chrétien de Troyes prima di morire. Nella versione di Robert de Boron, Artù conquista il titolo di sovrano estraendo  Excalibur dalla roccia.
  • Nei secoli successivi vengono aggiunti moltissimi altri elementi. Nel XIII secolo, ad esempio, si ipotizza che Re Artù non sia morto, ma che stia semplicemente riposando. Si sveglierà soltanto quando l’Inghilterra sarà di nuovo in pericolo.
merlino disney

Honolulu, arrivo!

Gli autori che hanno voluto dire la loro sulle vicende del Ciclo Bretone sono innumerevoli. Tra i contemporanei che ho avuto il piacere di sfogliare cito: Marion Zimmer Bradley e Bernard Cornwell. Consiglio Cornwell. La Bradley invece mi ha lasciato un po’ così. Nel suo Ciclo di Avalon ha fatto la coraggiosa scelta di narrare tutte le vicende dal punto di vista di personaggi femminili, ma nonostante l’idea sia ottima il risultato è noioso. Tutte le scene d’azione più celebri della saga di Artù vengono messe da parte per concentrarsi sugli aspetti sentimentali. Originale, è vero, ma alla lunga stanca. E poi i duelli, gli scontri, addirittura le battaglie: tutto relegato a poche righe insulse e striminzite. Non si fa. Nossignore.

E voi avete letto qualcosa sul Ciclo bretone? Quale versione preferite tra quella di Goffredo di Monmouth e quella della Disney? Secondo voi i baffi di Sir Pilade hanno vita propria?

  1. Arturo Graf, Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo
Lorenzo Manara
Latest posts by Lorenzo Manara (see all)