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19 Novembre 2018

Puntamento e tiro di un antico cannone navale

cannone navale

Come faceva un cannone navale a colpire il bersaglio tra onde, vento e tempeste?

E’ facile immaginare due velieri che si scontrano in mezzo all’oceano prendendosi a cannonate. Ciò che viene spesso sottovalutato però è l’enorme difficoltà nel puntare simili pezzi d’artiglieria mentre tutto è in movimento, compreso il bersaglio. Fino alla metà dell’Ottocento gli strumenti di puntamento del cannone navale erano assai semplici e il risultato affidato all’abilità dei cannonieri, che per centrare il bersaglio necessitavano di un solo importante fattore: la distanza ravvicinata.

Un pezzo d’artiglieria poteva essere movimentato sul piano orizzontale (brandeggio) e sul piano verticale (elevazione). Il brandeggio permetteva di sparare a diverse angolazioni rispetto al profilo dello scafo, l’elevazione invece serviva a stabilire la gittata del proiettile e, di conseguenza, quanto sarebbe andato lontano. I cannoni avevano una portata basata sul peso della palla e la quantità di carica di lancio (esplosivo) e risentivano molto della resistenza aerodinamica: una sfera genera approssimativamente una resistenza superiore di nove volte rispetto a un oggetto dal profilo appuntito di eguale spessore 1: questo significa che le palle di cannone tendevano a spegnersi rapidamente, perdendo energia.

cannone navale

Linee di tiro, traiettorie e angoli di elevazione da distanze diverse. [Instructions of Gunnery – La Marina da Guerra, G.S.Mazzini]

Ma a parte questo vi era un problema ben peggiore per il corretto puntamento di un pezzo d’artiglieria: l’oscillazione. Il cannone navale poggiava su una superficie soggetta a continui cambiamenti di inclinazione dovuti all’andamento del veliero, alle onde, al vento e a numerosi altri fattori; talvolta le condizioni erano così estreme da impedire perfino il “tiro ad alzo zero”, ovvero il tiro sul piano perfettamente orizzontale. Verso la metà del XVIII secolo era largamente utilizzato uno strumento chiamato inclinometro a pendolo che serviva a misurare l’inclinazione della nave, il dato veniva poi trasmesso ai cannonieri che dovevano compensare aggiustando l’elevazione dei pezzi d’artiglieria. Insomma, un bel casino. Senza contare che tutto questo doveva essere svolto sotto il fuoco nemico mentre volavano schegge di legno e brandelli di carne insanguinata.

cannone navale

A sinistra, inclinometro a pendolo.
A destra, orizzontalità del tiro: I bordo sottovento (alzo positivo); II bordo sopravento (alzo negativo); III assetto normale (alzo 0°) [La Marina da Guerra, G.S. Mazzini]

Ed ecco che torniamo alla domanda iniziale: come faceva un antico cannone navale a colpire il bersaglio prima dell’avvento di precisi strumenti di misurazione? Semplice, lo faceva a distanza ravvicinata. Fino al XIX secolo i velieri erano obbligati ad affiancarsi l’uno con l’altro poiché se si fossero sparati da lontano i colpi sarebbero andati quasi tutti a vuoto. A confermarlo è lo stesso Lord Horatio Nelson, l’ammiraglio che spazzò via la Marina di Napoleone in più di un’occasione:

“Le nostre navi potessero, di norma, avvicinarsi tanto al nemico da non sbagliare mai un colpo.”2

  1. Shape and Flow: The Fluid Dynamics of Drag, Ascher H. Shapiro
  2. Naval Gunnery, Garbett – 1897
Lorenzo Manara
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