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16 Agosto 2018

La leggenda delle brughiere del Dartmoor

leggenda delle brughiere del Dartmoor

Nelle desolate brughiere del Dartmoor, nel sud-ovest dell’Inghilterra, si aggira un’orrenda bestia nera.

Ha le sembianze di un cane nero, con pelo irsuto e occhi fiammeggianti. Vaga per le colline ventose, al crepuscolo, in cerca di viaggiatori solitari e sventurati; udire l’eco dei suoi latrati o il calpestio delle sue zampe equivale a una condanna: nessuno sopravvive alla sua caccia.

Sono convinto che avrei affrontato le brughiere del Dartmoor con aria meno spensierata se avessi conosciuto la leggenda in anticipo. Questa storia terrificante mi è stata raccontata in una locanda a Postbridge, un minuscolo insediamento nel cuore del parco naturale. Nonostante il boccale di birra appena scolato e l’atmosfera accogliente, confesso di aver rabbrividito un po’ pensando che solo un’ora prima passeggiavo per le vaste distese di erica scattando fotografie, da solo, al tramonto.

Quella del black dog è una leggenda inglese fra le più affascinanti. Perfino lo scrittore Arthur Conan Doyle decise di narrare una storia sul cane nero e lo fece ambientandola proprio nelle spettacolari lande del Dartmoor. Il titolo del romanzo è “Il mastino dei Baskerville” ed è probabile che molti di voi lo conoscano bene. La trama è semplice: Sherlock Holmes viene ingaggiato per risolvere il mistero della maledizione che affligge gli eredi maschi della famiglia Baskerville, ritrovandosi sulle tracce di una bestia soprannaturale per le brughiere desolate. Probabilmente il giallo che preferisco, pieno di avventura, mistero e un pizzico di angoscia. Un altro romanzo dove ritroviamo questa leggenda del folclore inglese è il terzo capitolo della saga di Harry Potter (saga che quest’anno compie vent’anni!), in cui il gramo assume un ruolo centrale per la storia.

Tornato in camera, dopo aver salutato gli altri viaggiatori, mi sono buttato sul letto e ho ripreso in mano la macchina fotografica. Ho scorso le fotografie scattate in cima all’Hookney Tor, uno degli affioramenti rocciosi che emergono sulle creste delle colline e per un attimo ho sentito un brivido sulla nuca. Sul margine destro della foto si intravede un’ombra, come se ci fosse qualcosa nascosto dietro le rocce.

Sicuramente era la mia immaginazione, niente più che uno scherzo della mente; la birra doveva aver fatto il suo effetto. Perciò ho messo via la macchina fotografica, spento la luce e mi sono subito addormentato cullato dal silenzio del Dartmoor.

Prima però mi sono sincerato che la finestra fosse ben chiusa perché, insomma, non si sa mai.

Lorenzo Manara
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