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8 Febbraio 2017

La Linothorax: l’armatura di lino

linothorax

Non tutti gli antichi greci indossavano armature di bronzo con i muscoli scolpiti. Alcuni preferivano il lino

Una corazza di lino. Era con questo semplice materiale che venivano realizzate le armature chiamate linothorax, in uso dal periodo miceneo fin tutto l’Ellenismo (dal 1200 a.C. al 300 a.C. circa). Per mille anni, dalla guerra di Troia alle conquiste di Alessandro Magno, corazze di tessuto hanno protetto i mitici guerrieri dell’antichità dai colpi di lancia, di spada e perfino dalle frecce.

“Guidava i Locri Aiace, veloce figliuol d’Oilèo:
era minore d’Aiace, figliuol di Telàmone, molto
minore: piccolo era, di lino un corsale indossava;
ma con la lancia tutti gli Achei superava, e gli Ellèni.”

“Quelli d’Adresta, e quelli che avevano il borgo d’Apèso,
quei di Pitièia, quelli dell’alpe di Tèreia eccelsa,
aveano duce Adrasto, con Amfio, corazza di lino,
figli di Mèropo entrambi, che nato era in Pèrcote, sommo
fra gl’indovini tutti.”

Omero, Iliade, II, 529 e 830

Come si legge nell’Iliade, la linothorax veniva indossata niente di meno che dall’eroico Aiace Oileo: il più valoroso fra gli Achei dopo lo stesso Achille. Aiace Oileo (da non confondere con Telamonio) era un guerriero conosciuto in tutta la Grecia per la sua abilità con l’arco e la sua velocità nella corsa. Perché un così nobile personaggio avrebbe preferito il lino al bronzo per proteggersi in battaglia?

Armature composte da strati di tela sovrapposti e trapuntati erano già state utilizzate nella storia militare. Le conoscevano gli egiziani e perfino i persiani di Serse. Ma furono i greci a perfezionarle fino a raggiungere un ottimo compromesso tra resistenza e flessibilità 1. Alcune varianti di linothorax prevedevano anche dei rinforzi metallici sull’addome, sotto forma di piastre o scaglie, di cui abbiamo un esempio nel celebre mosaico della Battaglia di Isso; lì la linothorax è indossata da Alessandro Magno in persona (immagine in evidenza di questo articolo). L’abbinamento perfetto era con l’oplon, lo scudo tondo, e l’elmo come si vede nel kantharos di Vulci datato 450 a.C.

linothorax

Guerriero che lascia la propria casa. Particolare da un kantharos Attico a figure rosse, 450 a.C. ritrovamento di Vulci.

Se da un lato abbiamo rinvenuto moltissime opere che raffigurano la linothorax, di linothorax vere e proprie fino a noi non ne è giunta neppure una. Un materiale così facilmente degradabile è quasi impossibile che sopravviva per 2000 anni. Perciò gli archeologi si sono trovati davanti a un mistero. Come venivano costruite queste armature? Quanto erano efficaci?

C’è chi dice che gli strati di lino fossero tenuti insieme da colla, chi dice che fossero trapuntati e c’è perfino chi afferma che il lino fosse in realtà cuoio. Anche per quanto riguarda il livello di protezione offerto dalla linothorax i pareri sono discordanti. Diversi studi hanno dimostrato che circa 20 strati di lino sono in grado di fermare una freccia scagliata a bruciapelo. Altri ancora sostengono che le corazze di bronzo fossero più resistenti.

L’unica certezza che abbiamo è l’evidente superiorità del tessuto in termini di comodità. Il tessuto non si surriscalda sotto il sole mediorientale quanto il metallo, è flessibile, si adatta al corpo ma, soprattutto, è leggero. Questa doveva essere la caratteristica che lo rendeva preferibile rispetto alla thorax da oplita, la corazza pesante come quella di Achille forgiata con “l’indomito bronzo, lo stagno, e l’oro prezioso, l’argento…2.

Insomma, Aiace Oileo e Alessandro Magno preferivano il lino. E voi? Con quale materiale scendereste in battaglia? Non ditemi a torso nudo e addominali al vento come i 300 spartani di Frank Miller che non ci credo.

Ah, e sbrigatevi a leggere l’articolo sulla corazza, che poi Lino la rivuole indietro.
(ho fatto la battuta)

  1. Armi ed armature dei Greci, Di Anthony M. Snodgrass,Arnold M. Snodgrass. p. 121
  2. Omero, Iliade, XVIII
Lorenzo Manara
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