La fatica di scrivere un romanzo

A volte capitano quei giorni in cui scrivere è proprio faticoso.
Io pianifico. Devo pensare a tutto prima di mettermi al computer e pigiare i tastini di plastica. Devo buttare giù la scaletta, le azioni dei personaggi e documentarmi sull’ambientazione. L’ambientazione è la cosa che più mi piace e che richiede la maggior parte del tempo. Ho un metodo tutto mio per documentarmi. Quando inizio un nuovo progetto vado su ebay e ordino saggi e riviste sugli argomenti che mi interessano.
Potrei andare in biblioteca, è vero, ma non mi piace. Mi scoccia andarci. E poi è troppo dispersiva, troppa gente, distrazioni. Dovrei prendere la macchina… No, io me ne sto nella mia caverna ed esco solo per aprire al corriere. E poi amo accatastare cose comprate per pochi euro perché nessuno se le fila. L’ultimo saggio che ho comprato è un manuale di 600 pagine illustrate a colori sulla storia degli aerei militari. Una bomba, son contento.
E insomma stavo dicendo che sono uno scrittore pianificatore. Dopo la fase di pianificazione, però, arriva la fase più importante e difficile: la stesura del romanzo. Scrivere un romanzo è una bellissima esperienza, ma deve essere affrontata con impegno e senza mai rimandare. Con il quarto libro del Ritornante ieri sono arrivato a 66.000 parole, che sono più o meno la metà. C’ho messo 2 mesi, quindi me ne mancano altri 2. Se ho deciso di scrivere 2.000 parole al giorno, lo devo fare. E basta. Domenica, Pasquetta, Natale… tutti i giorni. 2.000 parole. Sempre. Una simile quantità di testo richiede dalle due alle quattro ore di lavoro. E quando le trovo queste ore libere ogni giorno? E il lavoro vero? Hehe, è qui che vi voglio. Il momento migliore per avere le tre ore libere giornaliere lo sapete già qual è, ma forse non avete il coraggio di pronunciarlo. Lo dico io, allora: la sera dopo cena.
Aaah, che meraviglia lanciarsi sul divano alle nove di sera a vedere il film che mi piace tanto, rilassato, con i piedi sul tavolino e la coppa di gelato nel bicchiere… e invece no: scrivere. Devo farlo, assolutamente. Se decido di scrivere dalle 21.00 alle 24.00 ogni giorno, devo farlo. Punto. Non c’è cazzi. Si fa e basta. Ci si siede, si piagnucola un po’, ma poi lentamente le cose vanno meglio e la mezzanotte rintocca quasi subito, le tre ore volano. E dopo sono felice, perché posso andare a letto con la coscienza a posto. Senza film e gelato, ma con la coscienza a posto. Nei giorni festivi va già meglio visto che non lavoro e posso decidere un orario più decente, come la mattina, ad esempio. Mi piace molto scrivere la mattina.
Il fatto è che mi sto dilungando perché adesso è uno di quei momenti in cui sto sperimentando un’altra fase, chiamata fatica di scrivere. Un malessere simile a quello del liceo; il quaderno nello zaino che andava tirato fuori, il diario… Che palle. Però va fatto. Devo chiudere internet e aprire word. Semplice, no? Chiudo una roba e ne apro un’altra, tutto sul solito schermo. Mica come anni fa che bisognava usare la macchina da scrivere, con il rullo, il pacco di fogli, l’inchiostro. O, peggio ancora, usare il taccuino e scrivere a mano.
Fra l’altro io ho una grafia penosa. Tremolante, brutta. A volte non capisco manco io quello che scrivo.
Niente. Sono ancora qui. Tergiverso.
Perché non chiudo internet e la faccio finita? Non ci vuole mica tanto. Non può nemmeno essere definito uno sforzo quello di muovere il mouse. È una cosetta dannatamente facile, e molto veloce. Più facile a dirsi che a farsi. Ecco, ho appena scritto una frase fatta pur di allungare il brodo.
Basta, ora lo faccio. Ho intenzione di prendere in mano la mia vita per non sprecarla sul divano davanti alla TV. Devo muovere quel cursore, devo far arrivare la freccetta alla X rossa. Ci sono quasi, basta raggiungere l’angolo in alto a destra, proprio sulla X, e poi premer
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amleta
11 Maggio 2016 a 19:13mamma mia, mi sembra di vederti come un architetto di parole che deve consegnare il progetto un progetto importante al Papa! Io non potrei mai fare come te. Io scrivo solo quando sono ispirata altrimenti non mi uscirebbe niente. Nemmeno se mi sforzassi per ore. La domanda mi nasce spontanea: perchè tutta questa corsa? come mai stai facendo questo sforzo immane? Quando avrai finito questo libro cosa speri di raggiungere?
Lorenzo Manara
11 Maggio 2016 a 20:28Spero di diventare famoso e guadagnare pacchi di soldi con le trasposizioni cinematografiche per vivere in una villa gigantesca col parco pieno di statue che raffigurano la mia persona in pose magnificenti.
cristinadipietro
10 Maggio 2016 a 22:39Che costanza ammirevole! Direi anche che è una cosa da pazzi, ma siccome condivido con te la passione per la scrittura (anche se non sono metodica come te, purtroppo) … dico: WOW!
Lorenzo Manara
11 Maggio 2016 a 20:33Essere metodici è bello e fa tendenza.
Comunque, grazie :D
Elisa Tommasin
6 Maggio 2016 a 12:19PS. L’apostrofo non era previsto – errore di battitura –
Elisa Tommasin
6 Maggio 2016 a 12:18Davvero un’articolo interessante e che rispecchia anche me la maggior parte delle volte quando mi metto in testa l’idea di scrivere e che devo fare solo quello in quel tot di ore!
lestoriediwalter
28 Aprile 2016 a 23:12Visto che non si può mettere “mi piace”, te lo scrivo…
Ammiro la tua costanza, io molto più spesso mi addormento davanti allo schermo, per stanchezza, non per mancanza di idee.
alessialia
28 Aprile 2016 a 11:44Alla fina hai chiuso con la x!
Beh ma forse sei solo un po stanc9 se davvero davvero dopo il lavoro tutte le sere ti metti a scrivere…io da profana mi chiedo se n9n dovrebbe anche amessere un piacere oltre che dovere…
Deve essere molto bella la fase della ricerca precendente…!
Lorenzo Manara
28 Aprile 2016 a 11:52Se non fosse per passione non lo farei :)
icebutterfly95
26 Aprile 2016 a 20:49Succede anche a me con la traduzione… Ci sono dei giorni in cui ti viene voglia di scrivere e giorni in cui non hai voglia. Sta succedendo a me in questi giorni: é normale, ma poi é difficile riprendere da capo. Tu fai un po’ alla volta, e vedrai che la fatica passerà!!!
Un abbraccio e un in bocca al lupo :)