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16 Febbraio 2016

L’addestramento con il fucile a pietra focaia

fucile a pietra focaia

Come usavano il fucile a pietra focaia le fanterie di linea settecentesche? Una sequenza di addestramento dell’enciclopedia di Diderot

Conosciamo tutti la guerra settecentesca: gentiluomini dalle giubbe colorate che si sparavano uno di fronte all’altro, immobili. Questi signori avevano il coraggio di marciare al ritmo di tamburini e pifferi mentre l’artiglieria li massacrava. Il compagno ti moriva accanto spruzzando sangue dalle orecchie? Fottesega, si ricarica il fucile a pietra focaia e si continua a sparare, in piedi, nel mezzo del prato. Ganzo, eh?

Le tattiche di guerra del XVIII secolo si basavano su manovre ben precise, che richiedevano un’incredibile disciplina e fermezza di spirito. I soldati si addestravano con una sequenza di movimenti che ripetevano fino allo sfinimento, trasformandosi in autentici robottini privi di sentimento. Scriveva Clausewitz:

“L’esercito che mantiene il suo ordine abituale in mezzo al fuoco più distruttore, che non è mai sconvolto da timori immaginari e da terrori panici e contende a palmo a palmo di terreno davanti ai pericoli reali; (…) e che è mantenuto in tutti questi doveri e virtù da conciso catechismo di un’unica idea: l’onore delle armi; quell’esercito è compenetrato da spirito militare.” Della Guerra, Libro Terzo, Capitolo Quinto

Questa era l’elegante guerra settecentesca. Non che fosse peggiore delle altre, ma il suo essere così disciplinata l’ha resa certamente affascinante ai nostri occhi, quasi difficile da comprendere. Ma come facevano quegli uomini a starsene fermi mentre si sparavano a vicenda? Be’, diciamo che erano così concentrati a ripetere gli infiniti passaggi necessari a caricare il fucile a pietra focaia che non avevano tempo di badare alle palle di cannone.

fucile a pietra focaia
Stralcio di addestramento alle armi della fanteria francese, la fanteria d’élite della guardia reale, illustrata nell’Encyclopédie di Diderot. La fig 29 mostra come potessero sparare contemporaneamente tre file di uomini. [1762]

L’addestramento di un fante di linea settecentesco si sviluppava attorno all’assidua ripetizione dei movimenti richiesti per usare il fucile a pietra focaia. Alcuni movimenti potrebbero sembrare inutili nel vero e proprio combattimento, tuttavia servivano a rafforzare la disciplina necessaria a operare nelle terribili condizioni di guerra. I soldati avrebbero affrontato il panico grazie alla sicurezza di un rigido addestramento metodico, meccanico e, in qualche modo, rassicurante. Di seguito riporto la sequenza di addestramento alle armi della fanteria francese della metà del XVIII secolo, tratto dall’Encyclopédie di Diderot:

  • Inastare la baionetta
  • Sguainare e rinfoderare la spada (usata raramente in azione)
  • Spall’arm (Portare il fucile sulla spalla destra, stringendo il calcio con la mano destra)
  • Fianco destro
  • Portat’arm (Il fucile viene sollevato dinnanzi a sé, dritto, con la bocca di fuoco rivolta verso l’alto)
  • Pronti al fuoco (Il cane del moschetto armato)
  • Fuoco!

Segue la sequenza di caricamento:

  • Sollevare il cane a metà
  • Estrarre la cartuccia dalla sacca delle munizioni sulla bandoliera
  • Strappare con i denti il fondo della cartuccia (questo giustificava la gran sete dei fucilieri, con la polvere da sparo sempre in bocca)
  • Versare un po’ di polvere dalla cartuccia nello scodellino
  • Chiudere lo scodellino
  • Mettere a terra il fucile poggiandolo sul calcio e versare il resto della polvere
  • Infilare la palla e la carta della cartuccia nella canna
  • Estrarre il calcatoio
  • Spingere il calcatoio per comprimere la carica nella canna
  • Spingere più volte (mica vorrai caricarlo male, altrimenti sono cinque frustate!)
  • Presentat’arm!

E si ricomincia da capo.

Questo addestramento veniva ripetuto per giorni, settimane, mesi. E lo stralcio riportato sopra è estremamente sintetico: dovete immaginare che in mezzo a tutti questi passaggi ci sono vari salamelecchi, gesti, e passi di marcia che valevano al campo scuola come in guerra. Non crediate che in battaglia ci fosse più indulgenza da parte degli ufficiali: tutto doveva essere eseguito alla perfezione, come da manuale, sempre.

Il continuo lavaggio del cervello faceva sì che i fanti potessero marciare, caricare e sparare anche nella più infernale delle battaglie; immersi tra le esplosioni, fumo, cariche di cavalleria, teste che rotolavano e lanciagranate a pietra focaia.

Erano proprio dei gentiluomini sanguinari i soldati settecenteschi. Voi li prendete in giro per le parrucche bianche e i nei finti, ma quelli c’avevano due palle così dentro quelle braghe attillate. Altroché.

Lorenzo Manara
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