ASSALTO SUICIDA: 40 scozzesi, un Castello, Morte Certa

Assalto suicida a Berwick (1333): 40 scozzesi contro un castello, un’impresa folle e un’eroica sconfitta
Scozia, 1333. La notte cala su un castello che sembra inespugnabile. Dentro, le guardie dormono. Ma fuori, nell’ombra, 40 scozzesi, guidati da un eroico guerriero (e pure parecchio folle), strisciano silenziosi. Stanno per fare l’impensabile: un assalto per prendersi un intero castello. Quello che tutti ritengono un suicidio. Non si tratta di una favola, ma di una vera cronaca medievale: la vicenda di un pugno di eroi all’assalto di un castello inespugnabile. Preparatevi a scoprire l’impresa più disperata mai tentata nella storia medievale.
Siamo nel corso della Seconda Guerra d’Indipendenza Scozzese, un conflitto che si svolse tra il 1332 e il 1357. Come dice il nome, è la seconda guerra di un lunga e tormentata relazione tra Inghilterra e Scozia. La prima di questa serie di guerre la conosciamo quasi tutti grazie a un filmone anni ‘90 con Mel Gibson: Braveheart. Film che racconta di un eroe, William Wallace, e la sua disperata lotta per l’indipendenza scozzese a suon di spadate. Niente di storicamente accurato, eh, a cominciare da come vengono dipinti gli stessi scozzesi: che nel film sono barbari straccioni, dipinti di blu, come le popolazioni barbariche descritte dagli autori romani, più di mille anni prima.
In ogni caso, nonostante gli eroici scozzesi del film, evidentemente la cosa non si risolse lì. Perché quella fu la prima di una serie di guerre di indipendenza che si trascinarono molto a lungo nella storia. Pochi decenni dopo la morte di William Wallace, infatti, Scozia e Inghilterra avevano già ricominciato a menarsi.
Il luogo in cui prese vita l’eroico, e folle, episodio che sto per raccontarvi (stando alla testimonianza di Froissart, che spesso sbaglia pure i nomi di persone e città) è la città di Berwick. Una città di confine strategicamente importantissima, spesso contesa tra i due regni. Città che possedeva un formidabile castello, perduto e riconquistato innumerevoli volte da entrambe le parti, in svariate ed epiche battaglie. La storia di oggi, però, non riguarda niente di tutto ciò. Si tratta di un evento minore all’interno di un conflitto decisamente più ampio; niente battaglie campali su grandi prati che vedono schierati migliaia di uomini per parte: solo quaranta uomini lanciati in un’impresa decisamente più grande di loro.
Il tutto, come dicevo, narrato in una vera cronaca medievale: la cronaca di Jean Froissart, autore del XIV secolo che ha raccontato tantissime battaglie importanti, soprattutto quelle della guerra dei Cent’Anni tra Inghilterra e Francia. E lo fa in maniera meravigliosa, forse a tratti un po’ romanzata, e bisogna prendere le cose che dice con il beneficio del dubbio (ma questo in realtà vale per qualsiasi autore antico e medievale). Inoltre, personalmente, apprezzo di più una prosa “emotiva”, carica di passione, come la sua, visto che io stesso scrivo romanzi. Ma insomma, basta con le premesse e buttiamoci nella mischia.
La guerra era in corso, i sovrani radunavano gli eserciti, conti e baroni rispondevano alla chiamata. In tutto questo, un valoroso scudiero di Scozia, di nome Alexander Ramsay, prese con sé 40 uomini della sua compagnia e partì per un’impresa ardita. Voleva riprendere il castello di Berwick, allora in mano inglese. Senza esercito, senza neppure consultarsi coi nobili scozzesi. Ciò che aveva era la sua spada, e un pugno di uomini, suoi fedeli guerrieri.
Montarono a cavallo, e dopo aver cavalcato tutta la notte per sentieri secondari, senza farsi vedere, giunsero a Berwick che era quasi l’alba. Si nascosero e mandarono uno di loro in missione furtiva: spiare il castello, per studiarne le difese, i punti di forza, e i punti deboli.
La spia tornò da Ramsay, descrivendogli la situazione: il castello sembrava poco presidiato, e i fossati non erano adacquati, dunque, attraversabili a piedi. Allora Ramsay decise d’intervenire quella notte stessa. Avanzarono, tutti e quaranta, col favore delle tenebre. Si portarono dietro anche lunghe scale, per posizionarle contro le mura. Ramsay fu il primo ad arrampicarsi, da buon capo guerriero, con la spada in pugno, e raggiunse le mura senza alcuna opposizione, subito seguito dai suoi.
Appena entrati, si diressero tutti verso la grande torre in cui dormiva il castellano, e cominciarono ad abbattere la porta a colpi d’ascia. Il castellano si svegliò di soprassalto, sentendo la porta della camera che veniva presa ad asciate. Invece di dare l’allarme, però, si comportò in maniera diversa: siccome aveva litigato con alcuni suoi uomini, la settimana prima, adesso pensava che fossero venuti ad assassinarlo. Quindi, per sfuggire alla combutta, si avviò verso la finestra di camera, che dava sui fossati, e saltò giù. Il fatto è, che l’altezza era considerevole. Perciò il conestabile atterrò tragicamente, si ruppe il collo e morì sul colpo.
Il signore inglese, dunque, era stato fatto fuori (si era fatto fuori da solo). Il trambusto, però, aveva richiamato l’attenzione delle guardie, che vedendo le scale poggiate alle mura diedero l’allarme, finalmente, direi.
L’allarme, oltre a svegliare l’intero castello, raggiunse anche la stessa città di Berwick, subito lì vicino. E l’esercito cittadino si armò per avanzare verso il castello. Ma quando giunsero alla porta, naturalmente, la trovarono chiusa. Perché gli scozzesi avevano assaltato le mura e adesso che erano dentro stavano concludendo la loro impresa, prendendo l’edificio, stanza dopo stanza.
L’esercito cittadino non poteva neppure scalare a sua volta le scale (quelle che avevano poggiato gli scozzesi) perché gli stessi scozzesi ora stavano sulle mura e cominciavano a difendere quel che avevano appena riconquistato. Allora, gli inglesi rimasti fuori decisero di fare la furbata: abbatterono i sostegni del ponte levatoio, per sabotare il meccanismo. E, così facendo, chiusero dentro gli scozzesi.
Ora, qualcuno di voi starà pensando: embè? Che li hanno chiusi dentro a fare? Era quello che volevano: conquistare il castello. Perciò, quelli stanno lì e si difendono a oltranza, no? Be’, innanzitutto i difensori nel corso degli assedi facevano spesso delle sortire, per uscire, far danni, e rientrare. Ma, a parte questo, il fatto è che non si può star chiusi in un castello per sempre, soprattutto se così pochi, equipaggiati per una rapida incursione. Ed ecco che il piano inglese si rivela per la sua crudeltà: prendere tempo e vedere un po’ che succede.
Perché ora che il castello era caduto in mano dei 40 scozzesi, gli inglesi avevano comunque il possesso della città attorno allo stesso castello. Accesso, alle vie di comunicazione, ai rifornimenti e agli aiuti: messaggeri furono inviati ai lord circostanti per chiedere d’intervenire.
Nel frattempo, dentro il castello, il valoroso Ramsay e i suoi 40 scozzesi si erano sistemati, signori di un castello conquistato nel giro di qualche ora soltanto. Pensavano d’aver fatto un’impresa straordinaria, ma era solo l’inizio. Il piano di Ramsay era persino più ardito di così: dopo aver conquistato il castello, aveva intenzione di fare un ulteriore assalto improvviso, stavolta contro la città di Berwick. Perché a capo di quegli eroici guerrieri, sentiva di poter assaltare qualsiasi cosa, anche in inferiorità numerica. Allora si armarono al meglio che potevano, con armi e armature trovate nello stesso castello, e si radunarono all’ingresso, davanti al ponte levatoio (che era sollevato, chiuso, ricordate?).
Il piano, dunque, era questo: assalire la città all’improvviso, come un’orda barbarica che arriva e spazza via tutto, saccheggiare, incendiare; sperare anche nella sommossa della parte di popolazione scozzese che abitava lì (perché la città era originariamente scozzese), e quindi conquistare tutto quanto: in capo a 3-4 giorni sarebbero arrivati i rinforzi dalla Scozia e dal re in persona, e tutti loro sarebbero stati ricoperti d’oro, protagonisti di canzoni e ballate per i secoli a venire.
Ma tutto questo non poté mai avere luogo. E noi sappiamo bene il perché. Non appena gli scozzesi azionarono il meccanismo del ponte levatoio per abbassarlo, e uscire, le catene che lo sostenevano si ruppero, perché i pilastri su cui avrebbe dovuto poggiare erano stati distrutti dagli inglesi. Ramsay e i suoi 40 scozzesi rimasero quindi davanti alla soglia distrutta. E tutti li videro, attirati dal fragore del ponte che si sfasciava. E li presero in giro: Dove vorreste andare voi?
Ramsay, capendo in cosa si era ficcato, per davvero. Ordinò ai suoi di chiudere le porte e dare inizio alla difesa del castello. Perché non gli restava altro da fare. La loro speranza era di resistere abbastanza da attendere i rinforzi dalla Scozia. Ma, purtroppo per loro, anche gli inglesi attendevano rinforzi.
Uno dei messaggeri inglesi raggiunse pure il conte di Northumberland, la contea inglese al confine con la Scozia cui faceva parte Berwick. Racconta il cronista che era così presto, quando il messaggero giunse al castello del conte, che il conte stava ancora a dormire. E vista l’urgenza, il messaggero egli entrò in camera da letto per comunicargli la notizia al suo capezzale. E, vista l’urgenza, il conte deliberò subito una controffensiva, mentre stava a letto.
Lettere e messaggeri furono inviati a tutti i cavalieri e gli scudieri del Northumberland, per radunare un esercito e riprendersi il castello. La cosa divertente, è che in tutto questo io credo che nessuno sapesse esattamente quanti fossero gli scozzesi che avevano conquistato il castello. Ci fu quindi una straordinaria mobilitazione solo per loro. Così grande, che il cronista stima sui 10.000 uomini.
Il conte del Northumberland, con cavalieri e scudieri, trombe e stendardi, alla testa di un esercito di 10.000 uomini raggiunse il castello di Berwick per dare inizio all’assedio. Castello che era difeso dall’impavido Ramsay e i suoi 40 scozzesi. Dice sempre il cronista che il castello fu così circondato da questa massa di soldati, che nessun uccello avrebbe mai potuto spiccare il volo da quelle mura senza essere visto. Oltre a questa dimostrazione di forza, gli inglesi cominciarono pure a fare sul serio. Scavarono gallerie sotto le mura per ottenere più rapidamente la presa del castello, facendo crollare le stesse mura, se necessario.
D’altra parte, pure in Scozia era giunta notizia della presa del castello di Berwick. E fu armato un esercito per andar a dare manforte. Per lo scopo, si pensò bene di tirar su un buon numero di cavalieri: cinquecento, fior fiore dell’armata scozzese. E tutti partirono gloriosamente verso sud, per incontrare il loro nobile fratello che aveva compiuto una così straordinaria impresa.
Tuttavia, non appena giunsero in prossimità di Berwick, si resero conto che quei 500 cavalieri non erano poi così numerosi. Perché gli inglesi, che avevano avuto notizia dell’esercito scozzese in marcia, si erano schierati per la battaglia campale, pronti a riceverli in una pianura, una vasta brughiera fuori dalle mura della città. Nello specifico, gli inglesi schieravano tremila uomini d’arme e settemila arcieri.
Quando i signori dell’esercito scozzese giunto fin lì seppero del divario soverchiante che separava la loro forza da quella inglese, decisero di fare dietro front e andarsene in buon ordine e con calma. L’impresa di Ramsay e i suoi 40 scozzesi, adesso, non era più considerata gloriosa, ma sciocca.
Gli inglesi, adesso che potevano concentrarsi esclusivamente sul castello, lo fecero. Senza alcun indugio, vista l’entità di uomini a disposizione, lanciarono subito un gigantesco assalto. Mai così pochi uomini come gli Scozzesi si difesero così bene, dice il cronista, né mai un castello fu attaccato con tanta foga; perché furono innalzate scale contro diverse parti delle mura, su cui uomini d’arme salivano con scudi sulla testa, e combattevano corpo a corpo con gli Scozzesi. Molti dei quali furono abbattuti e gettati nei fossati. Ciò che più impedì agli Scozzesi di avere anche solo la minima possibilità (per quanto fosse possibile) erano gli arcieri inglesi, che tiravano così rapidamente e in maniera fitta, che quasi nessuno osava apparire sui bastioni.
L’assalto continuò finché gli Inglesi non entrarono nel castello, dove uccisero tutti coloro su cui potevano mettere le mani: dei 40 scozzesi nessuno scampò alla morte eccetto Alexander Ramsay, che fu fatto prigioniero dal Conte di Northumberland.
Ed è così che il castello di Berwick fu riconquistato. Ripararono il ponte rotto e la guerra tra Inghilterra e Scozia poté proseguire, come aveva sempre fatto. Con questo episodio sconosciuto della storia, come molti che scelgo di raccontarvi (e infatti, di questo non c’è manco una pagina wikipedia), ho deciso di rendere giustizia a questi uomini che anche se romanzati o, chissà, esagerati dalle parole del cronista, sono davvero degni d’essere cantati in una ballata. O, più semplicemente, in un umile episodio di Leggende Affilate.
Se la storia dei 40 scozzesi vi ha appassionato, mi raccomando, iscrivetevi e ascoltate la playlist di Leggende Affilate, perché di storie così ne ho raccontate parecchie. Grazie e alla prossima.
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