Close

5 Gennaio 2016

L’armatura chiodata: storia o fantasy?

armatura chiodata

Nella narrativa fantastica l’armatura chiodata è un elemento ricorrente. Ma è mai esistita nel Medioevo? Da dove proviene la leggenda?

Mi dispiace demolire pezzo per pezzo la narrativa fantasy, ma che ci posso fare. Ormai è diventato un marchio di fabbrica di questo blog. Non fraintendetemi, eh, io stesso scrivo romanzi fantastici. Adoro il fantasy. Però non ne posso più di vedere sempre i soliti cliché ripetersi a dismisura tra gli scaffali delle librerie. Ecco perché sono qui. Per sviscerare tutti quei miti e quelle leggende che vengono ripetuti a pappagallo senza sapere nemmeno di cosa si parla.

Dopo aver confutato il mito della spada legata sulla schiena oggi passiamo in rassegna un altro grande mito: quello dell’armatura chiodata. Indossate i guanti di pelle spessi e gli occhiali protettivi, perché stiamo per scontrarci con un argomento davvero spinoso (ho anche caricato un video sull’argomento, correte a vederlo!).

Partiamo con un po’ di storia. Da dove proviene la leggenda dell’armatura chiodata? Una delle prime apparizioni la troviamo in un manoscritto francese composto nel 1188, il Roman de Florimont. Il testo narra le gesta di un cavaliere errante che viaggiò dalla Grecia all’Egitto, passando pure per il sud Italia, a menar di spada e cacciar mostri. In una delle sue avventure il buon Florimont si trovò a combattere le monstre d’albanie, e per far questo pensò bene di dotare la propria armatura con una serie di lunghe spine che avrebbero impedito al mostro di ghermirlo.

Roman de Florimont, copia del XV sec. (Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits)

Un’altra leggenda simile narra l’impresa del cavaliere John Lambton, che secondo il folclore inglese ricoprì la sua armatura di spunzoni acuminati per poter sconfiggere il Lambton worm. La bestia, che era simile a un serpente strangolatore gigante, provò a stritolare il cavaliere ma si trafisse con gli spunzoni e morì. Insomma, a guardar bene le imprese dei bravi John e Florimont sembrerebbe che l’armatura chiodata sia una roba assolutamente indispensabile per un eccellentissimo cavaliere… o forse no?

Facciamo un passo indietro. Immaginiamo un cavaliere con l’armatura chiodata. Anzi, lasciamo perdere il ceto sociale. Immaginiamo un guerriero qualsiasi che all’alba si sveglia, indossa trenta chili di metallo, sale sul cavallo (o rimane a piedi) e parte per la battaglia. Dove sta la battaglia? Può essere a chilometri di distanza, un lungo viaggio da percorrere attraverso strade fangose ricoperte dalla cacca dei cavalli che lo hanno preceduto fino a quel momento; oppure dietro casa, sulle mura della città che i nemici stanno per assaltare. In ogni caso si tratta di una variabile indefinita: la battaglia può avvenire in qualsiasi momento.

E fino ad allora che si fa? Si aspetta. Il nostro buon guerriero con l’armatura di trenta chili deve aspettare, immobile o in movimento. Ogni tanto vorrà sedersi, tendere il braccio per afferrare l’otre con l’acqua, infilarsi dentro un cespuglio per sbrigare i propri bisogni. Se la battaglia vera e propria dura qualche ora, i momenti di attesa possono variare da mezza giornata a intere settimane. E come si comporta un’armatura chiodata durante questi momenti? Molto male.

Il nostro eroe potrebbe pungere i compagni ogni volta che ci passa vicino, rischiare di cadere o, peggio, ferire il proprio cavallo. Non sapete quanto costava (e costa) un cavallo. Ma non solo. Potrebbe accecare qualcuno, rovesciare tavoli e sedie, far cadere la scodella con la zuppa e causare infiniti momenti di imbarazzo che di certo non si addicono a un eroe, né tanto meno a un signore oscuro (solitamente il candidato ideale per indossare un’armatura chiodata).

Un uomo d’arme passa il 99% del proprio tempo fuori dalla battaglia ed è comprensibile che voglia evitare ogni inutile aggeggio che possa rendergli difficile la sua già difficile esistenza. E poi ricordiamoci che fino a un secolo fa si moriva di raffreddore. Figuriamoci con un taglio causato da una spina di ferro inchiodata sulla corazza. Non vi dice niente la parola setticemia? E il tetano? Nessuno pensa mai al tetano!

armatura chiodata
Sauron ha ammazzato più sottoposti finendoci addosso che nemici.

L’armatura chiodata è ingestibile nei momenti di calma, fuori dalla battaglia, e su questo siamo tutti d’accordo. Ora non resta che verificare come si comporti nello scontro vero e proprio. E quindi cominciamo con una semplice domanda: a cosa servono le spine?

Lo scopo principale di indossare un’armatura chiodata credo sia di far male all’avversario. Tirargli un pugno chiodato, una spallata chiodata o una panciata chiodata. Nel pieno della mischia può far comodo, no? Arriva un nemico alle spalle, ti giri e sbam! gli dai una testata. Oppure lo afferri per stritolarlo, riempiendolo di buchi. Tuttavia (mostri a parte) la trovo una tattica molto debole, completamente ingiustificata dal pericolo che si corre nel portare addosso tutti quegli spunzoni.

Durante il combattimento si deve avere la possibilità di muoversi in piena libertà, senza impedimenti. Si deve poter alzare le braccia, ruotare il busto, allungarsi avanti, indietro, alzarsi, abbassarsi e fare tutto ciò che è necessario fare per vincere lo scontro. E’ impensabile che si possa combattere in maniera decente con degli spunzoni addosso. A parte la punta dei piedi1 e il centro della schiena non esiste punto del corpo che non viene coinvolto da sfregamento o contatto degli arti. Non trovate che sia alquanto limitante dover badare sia al nemico che alle proprie spine?

I sostenitori dell’armatura chiodata di solito affermano che i chiodi acuminati offrono una difesa in più, perché possono intercettare i colpi, bloccare le spade, le lance, e qualsiasi altra arma da mischia. Le armi nemiche rimarrebbero incastrate invece di scivolare via. Non è grandioso? No. Non lo è per niente.

Ciò che ha unificato secoli di innovazioni tecnologiche nel campo della metallurgia applicata alla guerra è proprio il design scivoloso delle armature. Fin dall’antichità gli uomini sanno che il modo migliore per deflettere un colpo è di farlo scivolare disperdendo la potenza energetica. Una palla d’archibugio avrà più possibilità di penetrare una superficie metallica completamente piatta rispetto a una arrotondata, così come una spada non si pianterà nella pancia se la corazza è bombata (avete presente le corazze “panciute” dei conquistadores del XV-XVI secolo?). Perciò, un’armatura che intercetta i colpi invece di deviarli è la cosa più sbagliata che si possa immaginare2.

Di solito, chi indossava l’armatura era ricco o nobile e se ne stava in sella al suo cavallo per smazzolare i poveri contadini di sotto. Questi ultimi, dopo essersi accorti che i propri bastoni rimbalzavano contro il ferro, arrivarono alla conclusione che l’unico modo possibile per ammazzare o catturare il nobile era quello di buttarlo giù dal cavallo. Questo ha dato origine a un’infinita sequenza di armi inastate pensate per un unico scopo: agganciare i cavalieri e buttarli giù.

Alabarda, spuntone, falce da guerra, giusarma, Corsesca, Ascia ad asta, falcione, partigiana, martello da guerra, mazzapicchio, forcone da guerra... sono soltanto alcune delle armi con le quali quei simpatici contadinotti tiravano giù dal cavallo i nobili per pugnalarli negli occhi.
Spuntone, falce da guerra, giusarma, corsesca, ascia ad asta, falcione, partigiana, martello da guerra, mazzapicchio, forcone da guerra… sono soltanto alcune delle armi tramite le quali i semplici fanti ti avrebbero tirato giù da cavallo.

Perché indossare un’armatura chiodata piena di spunzoni facilmente intercettabili dalle roncole dei contadini? Perché aggiungere altri dieci chili di inutile metallo ai trenta che già gravano sul groppone? Ma soprattutto: perché Sauron indossa l’anello sopra il guanto e non sotto?

Una scelta insensata, come quella di Saruman e le sue bombe. Voglio dire, lo stregone bianco aveva a disposizione la tecnologia della polvere nera e avrebbe potuto sbaragliare qualunque esercito della Terra di Mezzo con dei reparti scelti di granatieri uruk-hai. E invece che ha fatto? L’ha usata come semplice palla di fuoco.

Prima di concludere l’articolo voglio mostrarvi altre due rappresentazioni dell’armatura chiodata. La prima è presente nel celebre trattato di scherma di Fiore dei Liberi, il Flos Duellatorum: la bibbia degli spadaccini antichi e contemporanei. La figura del combattimento con spada a due mani ci restituisce un’immagine con spine presenti sugli arti inferiori e superiori oltre che sulle spalle. La seconda immagine proviene da un altro trattato, l’Opus Amplissimum de Arte Athletica, del 1540.

Sonno serpentino son lo soprano e ben armado grande punte zetto sotto mano che son in erto e torno al piano. Una forte punta ti buterò cum lo passare. Ella è mia arte che la so ben fare. Di toi tagli non me curo niente tanto so in l’arte che de grande punte io ti darò gran parte. Sonno serpentino lo soprano” Flos Duellatorum, Getty Museum, 1410 ca.
Opus Amplissimum de Arte Athletica, 1550 ca.

Entrambe le rappresentazioni appartengono al mondo del duello e sono inserite all’interno di manuali redatti da esperti spadaccini. Le fonti dunque sembrerebbero più che attendibili, poiché non si tratta di miniature realizzate da monaci qualsiasi che disegnano alberi dei peni dalla mattina alla sera. Ma allora esistevano davvero? Armature del genere esistevano e venivano pure usate? Fermi tutti. Proviamo a scavare un po’ più a fondo prima di strapparci le vesti.

Riguardo il duello, e più specificamente il torneo, sappiamo che nel 1446 un cavaliere di nome Baltasin si presentò il giorno della competizione in sella a un cavallo coperto di spuntoni d’acciaio3. Baltasin (chiamato anche Galeotto Balthazar, a seconda delle fonti4) venne rimproverato e costretto a rimuovere gli spuntoni dalla bardatura del destriero, poiché erano ritenuti contrari al regolamento del torneo5.

Questa testimonianza potrebbe voler dire due cose: la prima, che portare spunzoni addosso era pratica illegale e, dunque, conosciuta da tutti. La seconda, che tale Baltasin aveva sperimentato un’arma inconsueta, poco o per nulla conosciuta, e di conseguenza anomalia fuori regolamento. Dato che non ci sono pervenute armature medievali e rinascimentali con gli spunzoni, e data l’assoluta rarità delle stesse nelle fonti bibliografiche (praticamente son quasi tutte raccolte qui, in questo articolo, a fronte delle centinaia di migliaia d’armature normali giunte fino a noi), propenderei per la seconda.

In conclusione, , da qualche parte nel mondo qualcuno ha provato a indossare un’armatura chiodata. Così come qualcuno ha provato a coltivare alberi della fecondità per raccogliere peni ogni primavera. Le eccezioni ci sono sempre. Ma la realtà dei fatti resta la stessa ed è la seguente: appiccicarsi le spine addosso per andare in guerra è un impaccio che non serve a niente.

Alla prossima!

  1. Le poulaine, calzature a punta in uso dai Franchi fin dal XI secolo, diedero origine alle famose scarpe di ferro con la punta molto pronunciata del XV secolo – An Illustrated History of Arms and Armour, Auguste Demmin
  2. Le armature alla massimiliana del XVI secolo, quelle tutte scanalate per intenderci, sembrerebbero andare nella direzione opposta delle armature bombate, ma non è così. Gli spigoli servivano a offrire un pessimo angolo d’impatto delle armi avversarie e, quindi, a deviarli con un’angolazione ancora più pronunciata
  3. Olivier de La Marche and the Rhetoric of Fifteenth-century, Catherine Emerson
  4. Olivier de la Marche and the Court of Burgundy, c. 1425-1502
  5. Philip the Good: The Apogee of Burgundy, Volume 3, Richard Vaughan, Graeme Small
Lorenzo Manara
Latest posts by Lorenzo Manara (see all)